Il 51% delle imprese attende la riforma prima di assumere - QdS

Il 51% delle imprese attende la riforma prima di assumere

Stefano Di Mauro

Il 51% delle imprese attende la riforma prima di assumere

martedì 20 Marzo 2012

Un’indagine dell’Ufficio Studi di Bachelor selezione neolaureati mette in luce un dato allarmante. E intanto nel 2011 sono stati oltre 45.000 i posti di lavoro introvabili sul mercato

PALERMO – Nel 2011 sono stati 45.250 i posti di lavoro per i giovani che le imprese hanno dichiarato di non essere riuscite a reperire sul mercato del lavoro, vuoi per il ridotto numero di candidati che hanno risposto alle inserzioni (pari a circa il 47,6% del totale), vuoi per l’impreparazione di chi si è presentato al colloquio di lavoro (52,4%).
A livello professionale, le figure più difficili da rinvenire sono state quelle dei commessi (quasi 5.000 posti di lavoro); camerieri (poco più di 2.300 posti); parrucchieri/estetiste (oltre 1.800 posti); informatici e telematici (quasi 1.400 posti); contabili (quasi 1.270 posti); elettricisti (oltre 1.250); meccanici auto (quasi 1.250 posti); tecnici della vendita (1.100 posti); idraulici e posatori di tubazioni (poco più di 1.000 posti) e baristi (poco meno di 1.000). Professioni che, nella maggioranza dei casi, richiedono una grossa preparazione alla manualità che è merce rara in una scuola come quella di casa nostra che si dimena tra nozionismi e innovazioni strampalate.
E intanto le aziende assumono sempre di meno. Al punto che un’intera generazione di neolaureati corre il rischio di perdere il treno per entrare nel mondo del lavoro. è quanto emerge da un’indagine compiuta dall’Ufficio Studi di Bachelor a partire da un bacino di 3000 grandi imprese italiane. Il 51% delle quali fa sapere, infatti, di non avere in programma alcuna nuova assunzione prima che l’annunciata riforma del lavoro assuma un aspetto più chiaro. Un dato che diventa ancora più inquietante se si pensa che alla stessa domanda, alla fine di gennaio, soltanto il 28% delle imprese aveva risposto in questo modo. In poco più di un mese, dunque, la percentuale appare quasi raddoppiata.
In sostanza, le aziende preferiscono attendere di conoscere le nuove regole prima di riprendere le assunzioni. Il pericolo, dunque, è quello della paralisi di un mercato del lavoro che già non sta vivendo uno dei momenti migliori. Se i tempi della riforma si allungassero ulteriormente, una generazione di neolaureati correrebbe il rischio di rimanere alla porta, andando inevitabilmente a sovrapporsi sia a coloro che li hanno preceduti (e che non hanno ancora un impiego) sia a quelli che li seguiranno.
Per questo, il Presidente di Bachelor Salvatore Corradi ha scritto un appello, sottoscritto da trenta rappresentanti di grandi aziende, al Ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali Elsa Fornero ribadendo, alla luce dei nuovi dati, “l’auspicio che nel più breve tempo possibile si possa dare chiarezza alle giovani laureate, ai giovani laureati e alle grandi imprese”.
La richiesta, insomma, è quella di sensibilizzare tutte le parti coinvolte nel processo riformatore affinché si giunga nel minor tempo possibile a concludere ed approvare la tanto attesa riforma. La crescente incertezza derivante dell’allungarsi del lasso di tempo tra l’annuncio e la presentazione della nuova legge, potrebbe portare ad un ulteriore peggioramento della situazione, visto il trend che le rilevazioni operate da Bachelor, a poco più di un mese di distanza l’una dall’altra, mettono in evidenza.
 

 
L’approfondimento. 574.000 i potenziali disoccupati in Sicilia
 
“Oggi in Sicilia un ragazzo su due è disoccupato o rinuncia a cercare il lavoro e il silenzio di tanti su questo è colpevole; questa è la costruzione di una bomba sociale che prima o poi esploderà”. Lo ha detto Ivan Lo Bello, presidente di Confindustria Sicilia, rispondendo alle domande della platea di studenti presente per il terzo incontro organizzato dalla Fondazione Falcone, insieme a Confindustria Sicilia e all’ateneo di Palermo. “è impensabile risolvere questo problema con un sistema clientelare – conclude – dovete diventare un soggetto collettivo e chiedere alla politica un lavoro vero, creato da aziende sane non da municipalizzate che falliranno a breve come accade a Palermo ma anche in altre città’’.
Ricordiamo che oggi sono oltre 248 mila i disoccupati ufficiali in Sicilia, poi ce ne sono altri 326 mila nascosti, secondo quanto riportato nel Rapporto Svimez 201. La realtà dell’occupazione, infatti, è molto più complicata di quanto farebbero intendere i dati ufficiali: nel 2010, se consideriamo anche coloro che “pur non facendo azioni dirette di ricerca di occupazione sono disponibili a lavorare”, il tasso di disoccupazione corretto dell’isola sarebbe più che raddoppiato, passano dal 14,7% ufficiale al 28,9%.

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