Atenei isolani poco internazionali, lontano il modello Politecnico di Torino - QdS

Atenei isolani poco internazionali, lontano il modello Politecnico di Torino

Liliana Rosano

Atenei isolani poco internazionali, lontano il modello Politecnico di Torino

martedì 27 Marzo 2012

Dal prossimo anno accademico il ministero dell’Istruzione attiverà il portale plurilingue “Study in Italy”. Eppure qualcosa si muove e nascono i primi corsi di studio in lingua inglese

PALERMO – Le università siciliane si preparano ad entrare nel panorama internazionale cercando di attrarre più studenti ma anche di preparare al meglio gli studenti siciliani. Il ministro del Miur, Francesco Profumo, ha stabilito che all’inizio del prossimo anno accademico (2012/2013) sarà attivato in via sperimentale il portale plurilingue “Study in Italy”, con l’offerta formativa completa degli atenei italiani.
Grazie a un accordo con Cambridge assessment, gli studenti stranieri potranno sostenere il test di accesso in inglese nel loro paese e utilizzarlo come ‘voucher’ da spendere per l’accesso a un’università italiana (solo per i corsi a numero aperto); infine, ciascun ateneo avrà un corner dedicato agli stranieri, per snellire le procedure burocratiche e fornire tutte le informazioni pratiche.
In quest’ottica internazionale, il Politecnico di Milano ha recentemente annunciato una svolta, giocando d’anticipo: dall’anno accademico 2014/2015 tutti i corsi di laurea magistrale e di dottorato saranno erogati esclusivamente in lingua inglese e l’ateneo investirà 3,2 milioni di euro per attrarre faculty internazionale (15 docenti, almeno 30 post-doc e 120 visiting professor).
Ma come si stanno preparando le università siciliane?
Catania offre già dei corsi interamente in Inglese: Chemical engineering for sustainability, automation Engineering and Control of Complex Systems, Electrical Engineering. Addirittura la facoltà di scienze politiche consente, a chi sceglierà dal prossimo anno accademico, 2012-2013 , il corso Global Politics and Euro-Mediterranean Relations, di ottenere il doppio titolo grazie all’accordo con l’università di Liegi.
Sempre nell’ateneo catanese, il corso di archeologia prevede la possibilità di rilasciare il doppio titolo in accordo con le università consorziate di Varsavia (Polonia) e Selcuk-Konya (Turchia). Mentre dall’ateneo di Messina fanno sapere ch il gruppo di lavoro all’internazionalizzazione sta lavorando anche alla predisposizione di un regolamento che favorisca l’istituzione di questi corsi e che riguarderanno il secondo e terzo ciclo dei corsi, vale a dire lauree magistrali, master e dottorati.
Al momento però non è possibile sapere quali corsi saranno effettivamente interessati perchè ciò sarà stabilito da un’apposita commissione che dovrà approvare sia il regolamento che i corsi ai quali applicarlo. E sull’internazionalizzazione le università italiane vogliono scommettere. Secondo la classifica stilata da Censis Servizi per la Grande Guida Università 2011/2012 di Repubblica, l’unico ateneo statale con un punteggio di 110/110 nell’ambito dell’internazionalizzazione è il Politecnico di Torino, guidato fino a pochi mesi fa dall’attuale numero uno del Miur che oggi – da ministro – vuole dare un’impronta internazionale a tutto il sistema accademico.
Tra i mega-atenei, con più di 40 mila iscritti, il più internazionale (con un punteggio di 97) è l’Alma Mater di Bologna che è impegnato in progetti di cooperazione accademica in tutte le aree del mondo (Europa Centro-Orientale, Asia Centrale, Nord Africa, Medio Oriente, Cina, India). L’ateneo ha anche una sede in Argentina, a Buenos Aires, che svolge un ruolo strategico per l’America Latina. L’Università di Bologna realizza programmi di mobilità per docenti, ricercatori e studenti e aderisce a diversi network internazionali. Punteggi alti anche per le università di Firenze (88), Padova (87) e Torino (84).
 

 
Classifica Censis. Punteggi bassi per le Università di Palermo, Catania e Messina
 
Secondo la classifica del Censis, gli atenei siciliani sono poco internazionali. Tra i mega atenei, Catania e Palermo hanno ottenuto rispettivamente un punteggio di 72 e di 73 per l’elemento internazionalizzazione, che ricordiamo tiene in considerazione non solo gli scambi e gli accordi con gli altri atenei ma anche la didattica e i servizi. Tra gli atenei grandi Messina con 67 è in basso alla classifica.
Tra le grandi realtà, con iscritti compresi tra 20 e 40 mila, l’università di Genova (punteggio 92) consente la mobilità di studenti e docenti presso oltre 400 atenei stranieri attraverso l’adesione al programma settoriale Erasmus, nell’ambito del Lifelong Learning Programme. Gli accordi di cooperazione bilaterali permettono la mobilità degli studenti verso istituzioni accademiche straniere per attività di formazione, con possibilità di finanziamento tramite borsa di studio. Buoni risultati anche per l’Università di Perugia (90) e per quella di Pavia (88). La dimensione internazionale dell’università di Trento, la più cosmopolita nel gruppo di atenei statali sotto i 20 mila iscritti con un punteggio di 103 (e al secondo posto assoluto, considerando anche i politecnici), si è consolidata nel tempo: a partire dal 1997 l’ateneo trentino ha sottoscritto 31 accordi di doppia laurea con altre università straniere, per tutte le facoltà.

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