Restauri: i Beni culturali isolani possono attendere - QdS

Restauri: i Beni culturali isolani possono attendere

Giuliana Gambuzza

Restauri: i Beni culturali isolani possono attendere

giovedì 05 Aprile 2012

Viaggio tra i progetti del Por 2000-2006 avviati ma non ancora conclusi. 5a puntata: le aree archeologiche. Tanti i ritardi nei lavori lunghi anni, le isole come Ustica e Pantelleria sono le più colpite

PALERMO – A volte si fa fatica a ricordare un monumento senza impalcature intorno. Un monumento com’era prima che iniziasse il restauro, niente rete verde ai lati, calcinacci a terra, ponteggi, tubi di metallo della recinzione. Capita.
Capita non solo per gli incarichi di precisione che, richiedendo competenze di alto livello e attrezzature sofisticate, prosciugano tempo e denaro in quantità. No, i cantieri in ritardo, che se ne stanno lì a sollevare polvere e a rendere le nostre città simili a obiettivi militari, non sono soltanto quelli che restano a secco di fondi. Non mancano, a sorpresa, cantieri non ancora chiusi nonostante i finanziamenti di cui sono stati fatti oggetto, come quelli provenienti dall’Unione Europea attraverso il Por 2000-2006.
Nel Rapporto finale di esecuzione in cui il Dipartimento Regionale della Programmazione ha elencato questi cantieri, per esempio, è incluso il villaggio preistorico dei Faraglioni di Ustica. Appaltati ad agosto del 2003, con scadenza fissata a maggio dell’anno successivo, i lavori si sono interrotti già a novembre, per riprendere ad aprile del 2004 ed essere sospesi di nuovo sei mesi dopo, per ben un anno e mezzo di fila.
Risultato? Consegna slittata – senza specificato motivo – di ventisei mesi e certificato di collaudo emesso due anni dopo. Nel frattempo, siamo arrivati al 2008. E non è finita qui. Non è ancora stato effettuato il saldo di 15 mila euro sui quasi 350 mila dell’importo finale: sarà anche colpa dei 12.500€ di “missioni inammissibili” e quindi non rimborsabili con le risorse comunitarie?
Costo più che doppio per il consolidamento delle Terme Romane accanto all’Hotel Filadelfia a Lipari. Tre anni e mezzo per un progetto che ne richiedeva solo uno e, in più, un’approvazione del collaudo che tarda a essere effettuata.
Non hanno pace le isolette che circondano la Sicilia: a Pantelleria “problemi meteorologici e danni” hanno praticamente raddoppiato i tempi per il progetto – a sei zeri – di valorizzazione dell’acropoli punico-romana di San Marco e di Santa Teresa.
Nell’area archeologica di San Miceli a Salemi, in provincia di Trapani, i lavori sono addirittura iniziati in ritardo. E così i sei mesi previsti diventano nientemeno che due anni.
Gli scavi della Villa Romana di Patti Marina (ME), che si è programmato di proteggere a un prezzo più volte rinegoziato sia al ribasso sia al rialzo, fino a sfiorare il milione e 200 mila euro, sono andati incontro a “problemi tecnici che hanno generato un contenzioso ancora in atto”.
Infine, vale quasi 3 milioni di euro la travagliata conversione del Palazzo Trigona di Piazza Armerina in Museo della città. Affidata ad agosto 2008 perché venisse conclusa entro l’anno, viene portata a termine sei mesi dopo la data ufficiale “per imprevisti nelle fasi di lavorazione”, “mancato arrivo di alcune forniture” e altro ancora. Un peccato veniale, se si considerano i tempi di altre attività simili. Ma allora perché aspettare oltre per l’attivazione del collegamento alla rete Enel e per il collaudo? Anche in questo modo, di fatto, l’opera risulta incompleta, perché non può essere messa in operatività.
 

 
L’approfondimento. Problemi e ritardi anche per la Valle dei Templi
 
Non si salvano nemmeno i pilastri del turismo isolano. Prendete la Valle dei Templi, per esempio. Un piano milionario di valorizzazione, costi coperti da mamma Europa, ma i tempi di consegna non vengono rispettati. C’è qualcosa da dire pure sulla gestione dei fondi. A parte i quasi 1.000 euro delle ormai consuete “missioni non ammissibili”, compaiono poco meno di 40 mila euro di spese decertificate in seguito al controllo di II livello Audit CE 2009. Tra l’altro, la Valle si mostra recidiva: in un altro progetto, quello di messa a nuovo del tempio di Giunone (anche questo di oltre un milione di euro e destinatario di somme del Por 2000-2006), accanto a diverse centinaia di euro spesi per missioni inammissibili, ci sono ben 117 mila euro di spese decertificate sulla base dello stesso controllo. Tra le possibili cause del ritiro di somme precedentemente stanziate e in seguito non più ritenute giustificate, indicate in un altro documento a firma della Regione Sicilia, figurano voci innocue come “errore materiale” e le ben più inquietanti “frode”, “irregolarità”, “sospensione per procedura giudiziaria o ricorso amministrativo”. Infine, immancabili le missioni non ammissibili nel terzo programma riguardante il complesso agrigentino, il consolidamento geotecnico della necropoli di Frangapane.

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