Una filiera tutta italiana per risollevare il settore - QdS

Una filiera tutta italiana per risollevare il settore

Giovanna Naccari

Una filiera tutta italiana per risollevare il settore

venerdì 11 Maggio 2012

Forum con Alessandro Chiarelli, presidente Coldiretti Sicilia

Quali sono i numeri di Coldiretti in Sicilia?
“Abbiamo trentamila soci e 9 sedi provinciali”.
Come si può superare la crisi in agricoltura?
“Dobbiamo tornare ad occuparci di agricoltura, sia a livello politico, sia imprenditoriale. La politica europea, nazionale, regionale non se ne occupa. A livello europeo c’è un’alleanza a favore dell’agricoltura, ma coloro che rappresentano il Meridione d’Europa non sono persuasivi, forse perché la nostra rappresentanza non è mai stata davvero consapevole delle potenzialità dell’agricoltura e dei problemi da risolvere”.
Quali problemi avete dovuto affrontare e quali sono le prospettive del settore?
“I contadini nel tempo sono diventati piccoli imprenditori, hanno investito sull’istruzione dei loro figli, ma l’evoluzione culturale non è andata a favore dell’agricoltura. E questo è stato il primo problema. Se osserviamo i dati Istat, infatti, vediamo che il 90 per cento dei titoli di studio non è attinente al mondo agricolo, ma a quello dei medici, degli avvocati e di altre professioni. Si è creata una mancanza di continuità che ha ritardato il processo di riqualificazione fino a farci arrivare ad un punto di non ritorno. Negli anni 70-80 abbiamo dovuto soccombere all’agroalimentare industriale che, a sua volta, è diventato schiavo della grande distribuzione organizzata. A questo punto ci siamo trovati ad un bivio, ovvero decidere di chiudere l’attività, come è accaduto e continua ad accadere, oppure reagire pensando ad una rinascita attraverso una filiera agricola tutta italiana. Abbiamo preferito quest’ultima strada, azione lanciata da Coldiretti alcuni anni fa. Prima siamo partiti con i mercati, oggi un migliaio in Italia e con alcune piazze che, a seduta, hanno contrattazioni oltre 100 mila euro. E ora promuoviamo la bottega nella nuova funzione di crescita culturale ed economica per gli imprenditori e i consumatori”. 
Ci spieghi il nuovo concetto di bottega.
“Oggi con la bottega, grazie alla legge multifunzionale che Coldiretti ha preteso dal Parlamento, l’imprenditore agricolo che è socio del consorzio produttori della nostra organizzazione, può vendere sia in azienda, sia in bottega il prodotto che produce e il prodotto trasformato. Per esempio il pomodoro e la passata, il grano e il pane, senza incorrere nell’assenza di titolarità alla vendita commerciale. Nelle botteghe, inoltre, con questa norma, l’imprenditore agricolo accanto ai propri prodotti può anche vendere altre delizie di tutta Italia. La legge ha determinato un incremento di vendita diretta, abbiamo aperto centinaia di botteghe in Italia e ne stiamo aprendo in Sicilia. Da qualche anno stiamo lavorando per migliorare la norma. Con l’ex ministro Sacconi abbiamo fatto in modo che i voucher destinati solo alla vendemmia, si potessero utilizzare per l’aiuto al punto vendita. Questi strumenti hanno snellito la materia dell’assunzione, fugando sacche di illegalità”.
Un’altra iniziativa che sta riscuotendo successo è Campagna amica.
“Il progetto Campagna amica mira alla costruzione della filiera agricola tutta italiana, con una vendita diretta di prodotti freschi che premia il lavoro di chi produce e offre ai consumatori qualità ed eccellenza”.
Altre iniziative in corso?
“Stiamo lavorando alla creazione di un grande sistema agroalimentare che intendiamo costruire adunando cooperative, aziende, organizzazioni di produttori nel consorzio produttori Coldiretti, al fine di avere un magazzino virtuale con tutte le eccellenze d’Italia ed una logistica che consenta di arrivare ai consumatori”.
 
Un’altra iniziativa di cui vi state occupando?
“Stiamo conducendo una battaglia affinché il Parlamento approvi una norma che stabilisca che con il termine aranciata si intende una bevanda contenente il 20 per cento di prodotto e non il 12 per cento, come adesso. Altrimenti il termine corretto sarebbe prodotto a base di succo d’arancia e non aranciata. Il presidente della commissione Agricoltura della Camera, Paolo Russo ci ha garantito che entro giugno si rimedierà a questa stortura”.

Quali altri strumenti chiederebbe alla politica per lo sviluppo del settore?

“Secondo me occorrerebbe incentivare la residenzialità dell’imprenditore agricolo che vuole tornare a vivere in campagna con la famiglia, per esempio con un salario minimo garantito attraverso la produzione e la vendita di energia tramite il settore del fotovoltaico. Sarebbe l’inizio di un’inversione di tendenza, un ritorno per la crescita economica e la tutela del territorio. Perché chi torna in campagna fa anche vigilanza. L’altra idea è quella di migliorare la legge sul riordino fondiario. Dal momento che con l’acquisto di pochi ettari con questa norma spesso sono nate villette, si trovino strumenti di controllo e sanzioni per consentire la vendita solo a chi acquista ettari per l’attività di imprenditore agricolo”.
 
Quali sono le vostre battaglie?
“Vogliamo che in Italia in agricoltura si creino due corsie per imposte, incentivi ed altre iniziative che creino una differenza tra gli imprenditori attivi che vivono di questa attività e i liberi professionisti che sono produttori, ma traggono reddito da altro lavoro. Una battaglia che abbiamo vinto in Parlamento con le altre associazioni di categoria riguarda il riconoscimento del doppio binario per il pagamento dell’Imu. Fondamentale è inoltre portare avanti il tema della tracciabilità e della rintracciabilità, l’unica arma che abbiamo contro il dilagare dell’importazione di prodotti di cui non sappiamo nulla su igiene, lavoro e sicurezza. I prodotti con i marchi dop e doc, per esempio, hanno una grande valenza, ma ciò che ogni giorno finisce sulla nostra tavola non sempre è controllato. Basti pensare a quello che compriamo in strada senza conoscerne la provenienza. L’agricoltura è etica del lavoro, della famiglia, è salvaguardia della salute dell’uomo e dell’ambiente. Imprenditori e consumatori dobbiamo comportarci in modo da vincere la logica di quei gruppetti che dell’agroalimentare fanno finanza a discapito della salute dell’uomo”. 
Cosa possono fare imprenditori e consumatori?
“L’unica possibilità che l’imprenditore ha contro la concorrenza è la correttezza del proprio prodotto di qualità e la pretesa che venga applicata la legge sulla tracciabilità. Il cittadino consumatore deve leggere le etichette e pretendere leggi chiare. Le aziende agricole devono crescere culturalmente con una vera politica per le scuole agrarie. Facciamo in modo che questa generazione che non arriva a fine mese, diventi invece un volano di crescita”.
 

 
Curriculum Alessandro Chiarelli
 
Alessandro Chiarelli è nato nel 1961. è sposato ed ha due figli. è un imprenditore agricolo. Ha un’azienda agrituristica ed un caseificio. Chiude la filiera di tutte le produzioni che ama seguire personalmente. è presidente regionale dell’associazione Terranostra e membro della giunta nazionale. è componente del consiglio nazionale della Coldiretti e della giunta dell’Aia, (associazione italiana allevatori). è consigliere della Camera di commercio di Palermo. Dal 2010 ricopre la carica di presidente regionale della Coldiretti.

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