Dr Motor a Termini Imerese, cala il silenzio - QdS

Dr Motor a Termini Imerese, cala il silenzio

Rosario Battiato

Dr Motor a Termini Imerese, cala il silenzio

venerdì 11 Maggio 2012

Sindacati preoccupati, dipendenti ex Fiat arrabbiati: occupati per il secondo giorno gli uffici dell’Agenzia delle entrate. Fase di stallo per i noti problemi della casa molisana a reperire i crediti bancari necessari al subentro

PALERMO – Il silenzio, a volte, è assai loquace. La notizia dell’annullamento della riunione sul futuro del polo automobilistico di Termini Imerese prevista per il 3 maggio a Roma presso il ministero per lo Sviluppo economico è, in realtà, un fatto assai grave, dal momento che, ad oggi, non è stata ancora predisposta una nuova data. I sindacati, che ieri avrebbero dovuto avere un incontro col prefetto per fissare una nuova riunione al Mise, sono preoccupati: non hanno niente da dirci. E sul futuro scende, per l’ennesima volta, il silenzio.
Due giorni di occupazione degli uffici dell’Agenzia delle entrate per chiedere “garanzie sugli ammortizzatori sociali” e “certezza sui progetti di reindustrializzazione”. Lo ha ha affermato  Claudio Barone, segretario generale della Uil Sicilia, che lamenta preoccupazione per la situazione della Dr Motor dell’imprenditore molisano Massimo Di Risio, che avrebbe già dovuto sostituire Fiat in quanto prima scelta all’interno della short-list di Invitalia, advisor del ministero per la situazione del polo ex Fiat. A quasi cinque mesi dall’addio annunciato della multinazionale torinese non ci sono novità.
“È saltato anche l’ultimo incontro – ha spiegato al Qds Enzo Comella, Uilm Sicilia – e oggi (ieri, ndr) andremo dal prefetto per chiederne un altro”.
La situazione è tutt’altro che semplice e la soluzione Dr Motor non convince più di tanto per i ben noti problemi finanziari dell’impresa che non convincerebbero la banche a dare credito all’imprenditore di Macchia d’Isernia. Basterà infatti ricordare che in Sicilia ci sono i soldi promessi dal governatore Lombardo per ristrutturare il polo – circa 178 milioni di euro – ma mancano gli altri necessari per avviare un’operazione complessiva di riconversione dello stabilimento che dovrebbe ammontare a circa 340 milioni di euro.
In mezzo a tutto questo i sindacati richiamano il governo a non lavarsene semplicemente le mani. “Noi avremmo preferito rimanere in Fiat – ha proseguito Comella – ma adesso che l’Agenzia dello Stato ha proceduto, dopo un lungo periodo di analisi, nella direzione di Dr, deve prendersi le responsabilità del caso”. Basti pensare che senza interventi nel breve termine, difficilmente potranno esserci soluzioni tali da impedire che la cassa integrazione di cui stanno godendo gli ex operai Fiat finisca nel dicembre di quest’anno. E, a quel punto, sarebbero davvero dolori per tutti perché la Fiat non avrebbe problemi a licenziare in blocco.
 


Reazioni. Donne degli operai a Napolitano: “Lesi i nostri diritti”
 
TERMINI IMERESE (PA) – Una lettera al presidente della Repubblica Giorgio Napolitano è stata inviata da mogli, compagne, madri e figlie degli ex operai dello stabilimento Fiat di Termini Imerese e dell’indotto.
“Viviamo questa realtà vivendo con rabbia e delusione, rabbia perché ci siamo sentite prese in giro dalle istituzioni e delusione perché abbiamo creduto in quelle soprattutto quando, il primo dicembre 2011, hanno firmato l’accordo di programma ed il nostro ministro dello Sviluppo Economico ha fatto da garante”, si legge nella lettera.
“Eravamo tranquille perché il nostro governo era lì a tutelare i nostri diritti, il diritto al lavoro e alla dignità della persona. Ora questi diritti sono stati lesi, solo lei può intervenire”. E ancora: “Lei non sa, neppure può immaginare cosa significa non avere un futuro, una speranza. Questo è quello che abbiamo noi, niente, il buio ed è quello che possiamo trasmettere alle future generazioni”.

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