Termini Imerese, il polo auto è morto e sepolto - QdS

Termini Imerese, il polo auto è morto e sepolto

Marina Pupella

Termini Imerese, il polo auto è morto e sepolto

venerdì 18 Maggio 2012

Slittato a ieri sera il vertice tra Passera e Lombardo previsto in mattinata. I dipendenti (ex) Fiat continuano a protestare. Con la crisi di settore meglio riconvertire il sito nel settore turistico, sfruttando i soldi pubblici esistenti

PALERMO – Non si fermano le proteste degli operai dello stabilimento ex Fiat di Termini Imprese, il cui futuro rimane più che mai incerto, nonostante le promesse bipartisan dei governi nazionale e regionale di trovare una soluzione all’annosa vertenza. In più, come ha denunciato il leader della Fiom Cgil, Maurizio Landini, “c’è il rischio molto concreto che gli impegni che erano stati presi per lo stabilimento non esistano più. Di Risio (l’ad di Dr Motor, ndr) non sta rispettando gli impegni, gli investimenti non ci sono, e quindi c’è il rischio semplicemente che rimanga la volontà della Fiat di chiudere lo stabilimento. Noi non siamo assolutamente d’accordo – ha aggiunto il sindacalista – e per questo i lavoratori in questi giorni si stanno mobilitando”.
Le reazioni delle tute blu si sono così materializzate anche ieri, prima con l’occupazione della stazione termitana nelle prime ore del mattino, suscitando il disappunto di Trenitalia che con una nota ha precisato che “per la politica aziendale perseguita da anni, ampiamente comunicata e ormai consolidata, sono ammessi a bordo treno esclusivamente i passeggeri muniti di regolare biglietto. Nello specifico stamattina si sono presentati alla stazione un centinaio di manifestanti che intendevano recarsi in treno a Palermo senza biglietto. Trenitalia ha proposto l’acquisto di un biglietto andata e ritorno applicando lo sconto per comitive”. “Il Gruppo FS – prosegue la nota – conferma la sua posizione, sintetizzata molte volte e da anni nello slogan ‘No ticket, no parti’ che impone il rispetto del pagamento del biglietto a tutti i viaggiatori, in qualsiasi circostanza e qualunque sia il motivo del viaggio”.
Quindi, la protesta si è trasferita nel capoluogo con un sit in formato da un centinaio di persone e che si è protratto per l’intera mattinata davanti alla sede della Banca d’Italia, in via Cavour. Gli operai hanno poi rimosso il blocco dei binari e sospeso il presidio davanti alla banca. Torneranno a riunirsi, oggi a Termini Imerese davanti ai cancelli della fabbrica, alle 8.30. E intanto sempre nella mattinata di ieri era previsto l’incontro a Roma fra il presidente della regione Raffaele Lombardo ed il ministro dello Sviluppo economico Corrado Passera, poi slittato alle 18 “per consentire ai tecnici di esperire ulteriori approfondimenti”, fanno sapere dalla Presidenza della Regione.
Ancora per il leader Fiom l’incontro non basta, non è risolutivo: “Noi chiediamo che il governo convochi immediatamente un tavolo, anche con la presenza della Fiat, perché la Fiat non può permettersi di chiudere e di andarsene”.
Levata di scudi in difesa degli operai arriva anche dal sindaco Totò Burrafato, per il quale la “Fiat non può in alcun modo ritenersi disimpegnata da Termini Imerese, sia rispetto alla responsabilità sociale che ha nei confronti dei 2.200 lavoratori che, ad oggi, sono ancora dipendenti del Lingotto, sia rispetto ai tributi che deve ancora versare alle casse comunali e all’erario statale”. Il riferimento è ad alcune indiscrezioni secondo le quali, spiega, “per non pagare la rata Imu del giugno 2012 Fiat sarebbe pronta a ‘regalare’ lo stabilimento alla Regione siciliana che dovra’ poi farsi carico di trovare una soluzione produttiva per il sito”.

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