Gli anni più belli, Muccino “Il mio film sull’amicizia” - QdS

Gli anni più belli, Muccino “Il mio film sull’amicizia”

Gli anni più belli, Muccino “Il mio film sull’amicizia”

giovedì 30 Gennaio 2020
ROMA (ITALPRESS) – Dopo A casa tutti bene, Gabriele Muccino torna a raccontare l’amicizia ed i legami con Gli anni più belli, nelle sale italiane dal 13 febbraio con 01 distribution. La storia dell’amicizia tra tre ragazzi, Giulio (Pierfrancesco Favino), Paolo (Kim Rossi Stuart) e Riccardo (Claudio Santamaria) dall’adolescenza negli anni 80′ all’età adulta, ai 50 anni in cui si tirano le prime somme. Attorno a loro, in un triangolo Micaela Ramazzotti nel ruolo di Gemma e l’esordiente (come attrice) Emma Marrone che interpreta Anna. “Gli anni più belli – spiega il regista – sono quelli in cui si sente un movimento interiore verso un traguardo ancora da esplorare, quelli peggiori sono quelli dell’immobilità interiore ed emotiva. È un film sull’amicizia, il collante di questo film è il valore che l’amicizia ha dato come impulso a queste esistenze”.
Tanta storia d’Italia in un film che ne sottolinea i momenti di cambiamento. Li spiega Muccino: “La grande storia è quella che ci definisce, anche se non vogliamo siamo definiti da quello che la grande storia ci racconta. C’è un’idea forte di cambiamento nelle scelte che ho fatto” afferma il regista e prosegue: “La caduta del muro di Berlino, Mani Pulite, l’11 settembre, i nuovi movimenti politici, questi continui slanci per il cambiamento corrispondono nei personaggi a una continua sfida verso il domani. Tutti loro vogliono e pensano che domani sarà un giorno migliore”. Inevitabile per certi chiari omaggi, non pensare a C’eravamo tanto amati di Ettore Scola. Pur confermando gli omaggi ai grandi registi, Muccino rimarca le differenze con l’opera del maestro: “Di quel film oggi molte cose non hanno più senso, l’antagonismo tra ricchi e poveri, la morale politica, tutto ciò non ha senso nella generazione che abbiamo vissuto, siamo cresciuti sotto l’ombra e complesso di inferiorità di coloro che avevano fatto il dopoguerra, il 68′, gli anni di piombo, siamo stati schiacciati dalla storia degli altri e non abbiamo mai avuto la nostra storia. Per questo il mio film è diverso da quello di Scola”.
(ITALPRESS).

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