Deciderà il Giudice per le udienze preliminari. Il Tribunale invierà gli atti alla Procura distrettuale che attiverà il Gup: all'esito dell'udienza preliminare la Procura potrà chiedere il rinvio a giudizio o l'archiviazione
Si svolgerà nel Tribunale di Catania il processo a Matteo Salvini per sequestro di persona nell’ambito dell’inchiesta sui migranti bloccati sulla nave Gregoretti.
Processo a Salvini, deciderà il Gup Catania
La trasmissione del fascicolo dell’autorizzazione a procedere al Tribunale dei ministri di Catania da parte del Senato sarà il primo atto formale che avvierà l’iter processuale nei confronti dell’ex ministro dell’Interno Matteo Salvini, indagato per sequestro di persona aggravato per il ritardo nello sbarco di 131 migranti che erano a bordo della nave Gregoretti.
Successivamente, il Tribunale invierà gli atti alla Procura distrettuale che attiverà il Gup: all’esito dell’udienza preliminare la procura potrà chiedere il rinvio a giudizio o l’archiviazione di Salvini e sarà il giudice a decidere. In caso di rinvio a giudizio si procederà come per un normale processo penale.
L’applicazione della legge Costituzionale n. 1 del 16 gennaio del 1986 prevedeva che il Tribunale dei ministri avesse le stesse funzioni del giudice istruttore del codice penale del 1930 e, inizialmente, era escluso il ricorso al Gup, entrato in vigore successivamente. Questa procedura, secondo pareri interpretativi successivi della Cassazione, avrebbe però “diminuito le garanzie” dell’indagato, al quale sarebbe ad esempio impedito di essere processato con il rito abbreviato.
Non si tratta di un vincolo, ma è una strettoia obbligata per la Procura di Catania che, anche per evitare un ipotetico conflitto di attribuzioni, dovrà rivolgersi al Gup con una sorta di imputazione coatta a carico di Salvini, nella quale gli si contesta l’accusa per la quale è stata concessa l’autorizzazione a procedere dall’Aula del Senato: sequestro di persona, aggravato dall’essere il responsabile un pubblico ufficiale e perché commesso anche ai danni di minorenni, di 131 migranti, reato commesso, tra il 27 e il 31 agosto 2019, a Catania ed Augusta (Siracusa).
A decidere sarà il presidente dell’Ufficio del Gip
Sarà il presidente dell’ufficio del Gip, Nunzio Sarpietro, a decidere se affidare il fascicolo a un suo collega oppure se procedere personalmente.
In sede di udienza davanti al Gup, sarà possibile per la Procura e per la difesa dell’ex ministro chiedere al giudice attività istruttoria o depositare atti, documenti e memorie.
Sarà possibile anche avanzare richieste di costituzione di parte civile dalle parti lese, vale a dire i 131 migranti, compresi i legali rappresentanti di minorenni, associazioni o enti pubblici.
Al termine dell’udienza, come detto, nonostante l’imputazione coatta, la Procura distrettuale di Catania sarà libera di chiedere, in base al convincimento maturato in aula, l’archiviazione del fascicolo (come già fatto nella prima fase del procedimento) o il processo per l’ex ministro dell’Interno.
La decisione, quale che sia la richiesta dell’accusa, spetterà al Gup di Catania, e dovrebbe arrivare dopo l’estate.
Legge Severino e rischio di incandidabilità
Se ci dovesse essere un rinvio a giudizio il processo si terrebbe davanti a una sezione del Tribunale penale di Catania, con rito ordinario.
Il rischio per Salvini è che in caso di condanna in primo grado scatti la legge Severino, con conseguente sospensione o decadenza dalla carica di senatore.
La normativa prevede infatti la sospensione e l’incandidabilità per le cariche politiche condannate per alcuni reati.
È stata applicata per Silvio Berlusconi, decaduto e poi riabilitato a maggio 2018.
La legge prevede la sospensione degli amministratori pubblici in caso di condanna, anche solo in primo grado, per un periodo di almeno diciotto mesi.
Il reintegro è possibile solo in caso di sentenza di appello favorevole. L’incognita sulla sospensione, però, resta per deputati e senatori e per gli incarichi di governo. Salvini potrebbe, in caso di condanna in primo grado, essere ugualmente eletto, perché non sarebbe incandidabile in caso di nuove elezioni.