Un dibattito sull’inserimento professionale nei luoghi di lavoro considerati un tempo appannaggio maschile. La testimonianza di alcune rappresentanti femminili delle Forze Armate e di Polizia
CATANIA – È l’8 marzo 1908 quando le operaie della fabbrica tessile Cotton di New York, a Washington Square lottano per rivendicare migliori condizioni di vita e di lavoro e combattono per una diminuzione dell’orario di lavoro a parità di salario. Durante lo sciopero, padroni e guardiani rinchiusero le operaie dentro lo stabilimento per impedire che entrassero in contatto con gli attivisti sindacali, per impedire che la lotta si rafforzasse e si estendesse anche ad altre fabbriche. All’improvviso scoppiò un grosso incendio forse doloso: tutta la fabbrica fu distrutta dalle fiamme, poche operaie riuscirono a fuggire rompendo gli sbarramenti messi in precedenza. Le altre 129 operaie, in maggioranza giovani, rimasero uccise nell’incendio. “Evento tragico che va ricordato per spingere le donne ad avere contezza della dignità di donna e far valere i loro diritti ancora calpestati, molti sono i passaggi che devono essere realizzati”.
Spesso sono le donne le peggiori nemiche di se stesse perché subiscono i retaggi di una cultura tramandata da secoli che le ha fatto vivere in sudditanza. “Le donne presenti oggi hanno intrapreso una carriera difficile che portano avanti con onore e dignità; le loro testimonianze possono rappresentare per voi ragazze e ragazzi un’esperienza importante” ha detto la preside.
Questo è stato ricordato dal Dirigente Scolastico del Liceo Statale “G. Turrisi Colonna”, Anna Maria Di Falco in occasione del convegno che si è svolto l’8 marzo al Liceo Statale “G. Turrisi Colonna” dal titolo “Le donne in divisa si raccontano” organizzato per la “giornata internazionale della donna”. Questa iniziativa, che è scaturita grazie alle intese intercorse tra la preside e l’Ammiraglio Domenico De Michele, Direttore Marittimo della Sicilia orientale e Comandante del Presidio Militare, ha coinvolto le donne impegnate in una particolare categoria di professioni: donne “in divisa” rappresentanti femminili delle Forze Armate e di Polizia, in servizio nei Comandi presenti nel territorio etneo, che si sono raccontate dinanzi agli studenti.
Sono intervenute le rappresentanti femminili delle Forze Armate e di Polizia: per la Direzione Marittima di Catania – Capitaneria di Porto Pozzallo, STV Valentina Pulvirenti, per il Comando provinciale di Catania maresciallo M. G. Palma, Comando Stazione elicotteri MM di Catania, TV Daniela Giordano, per il Comando di Polizia penitenziaria di Piazza Lanza Ispettore Salvina Coppolino, l’agente scelto Cristina Moschetto, per il Comando della Polizia Municipale, Nadia Mannino e gli ispettori del Corpo Forestale Regione Sicilia, Lina Gullotti e Giusy Battiato. Il convegno, moderato dalla Prof.ssa Anna Maria Di Falco è stato introdotto da un intermezzo musicale curato dal coro del Liceo.
Dal patriarcato al matriarcato la storia della donna ha percorso secoli. La donna vive ancora forti contrasti nonostante le evoluzioni storiche e culturali.
Ancora oggi le donne di alcuni Paesi del globo, come le donne arabe e non solo, subiscono violenze. Mobbing, stalking, violenze sessuali sono subite senza limiti. Certo è che la storia dell’evoluzione femminista è complessa e ricca di rivendicazione dei diritti civili, politici, sociali negati alle donne, nonché la differenza sessuale che ha contribuito a dettare regole diverse rispetto all’uomo con una chiara condizione d’inferiorità sancita dalla differenza dei ruoli in una società patriarcale. Erich Fromm sosteneva: “Si verificò un cambiamento nella teoria dei rapporti fra i due sessi e della natura dell’uomo e della donna, di ciò che è maschile e femminile”. Il passo gigantesco e innovativo che le donne hanno potuto compiere è il loro inserimento in luoghi di lavoro che fino a qualche decennio fa erano di esclusivo appannaggio maschile: l’ingresso nelle Forze Armate. Arruolarsi nelle Forze Armate comporta forti motivazioni, sacrifici, sfide con se stessi e nonostante la formula di vita sicuramente impegnativa, le donne non si tirano indietro. Credere nei valori, nelle organizzazioni istituzionali e militari, nel senso di appartenenza allo Stato, nel rispetto per la giustizia diventa input fondamentale.
La L.380/99 ha permesso l’ingresso delle donne nelle Forze Armate tanto che: “L’uguaglianza tra donne e uomini è stata rafforzata istituzionalmente mediante il nuovo Trattato dell’UE che ha dato la possibilità alla donna di raggiungere molti traguardi e di infrangere numerose barriere nell’accesso a professioni prima riservate esclusivamente agli uomini. Su tale direttiva, le politiche adottate e gli interventi effettuati si sono rivelati efficaci per assicurare una corretta equiparazione tra i sessi che ha portato ad una giusta integrazione”.
Impegno, studio, determinazione, desiderio di esplorare strade nuove superando le paure di non essere comprese sono stati gli elementi di forza necessari per abbattere le resistenze culturali e sociali, per darsi l’opportunità di esprimere, attraverso il lavoro, le competenze; così ad unanimità hanno riferito le testimonianze delle Signore in divisa intervenute. La differenza di genere fra uomo e donna deve essere considerata alla luce del rispetto reciproco e sul lavoro non possono esistere differenze, quello che conta è la professionalità la quale non fa distinzioni di sesso.