Pubblicato l’Annuario statistico regionale del 2010. Capitolo lavoro: i dati sono sconfortanti. Si conferma una forte discrepanza di genere: donne meno integrate anche del 40%
PALERMO – Da qualche giorno è disponibile sul sito della Regione siciliana l’Annuario Statistico regionale, Sicilia 2010. Giunto alla nona edizione, è per il quinto anno consecutivo frutto della collaborazione con l’Ufficio regionale dell’ISTAT.
L’annuario fa il punto dell’andamento socio economico della nostra Regione per il 2009. Interessante il capitolo relativo all’occupazione in Sicilia che mette in evidenza le province più attive e quelle meno “collocate” sul mercato del lavoro.
In rapporto all’ampiezza demografica, le province di Palermo (359.607 addetti), Catania (312.959) e Messina (200.638), registrano da sole il 59% del totale degli occupati dell’Isola.
I tassi di attività più elevati – si legge nell’annuario – si riscontrano a Ragusa (56,8%) e Messina (53,1%), mentre Siracusa, Caltanissetta e Catania si confermano ancora una volta le province meno attive. Con valori dell’indicatore prossimi al 48%. Su scala provinciale, l’analisi dei tassi di attività mette in luce forti discrepanze di genere. Agli alti valori calcolati per gli uomini corrispondono infatti quote per le femmine decisamente più basse. Ad esempio, per i maschi ad Agrigento (73,3%), Enna (70,1%) e nel ragusano (69,8%), dove si registrano i valori più elevati dell’indicatore, si evidenziano percentuali per le donne rispettivamente pari al 31,5%, 36,6% e 40,4%. Per gli uomini le quote più basse si evidenziano a Siracusa (64,3%), a Catania (63,3%) e a Caltanissetta (63,2%). Maggiori difficoltà a trovare lavoro persistono nelle province di Palermo , dove il tasso di disoccupazione si attesta al 17,9%, Agrigento (17,6%) e Caltanissetta (15,3%), mentre migliori opportunità sembrano avere i residenti di trapani (11%), Ragusa (8,9%) e soprattutto di Siracusa, con livelli prossimi a quelli delle aree centro settentrionali (8,5%).
Ad ulteriore dimostrazione delle difficoltà riscontrate nell’Isola per l’accesso al lavoro, nel 2009 le persone in cerca di occupazione (236.075 unità) corrispondevano a ben il 12,1% del complesso nazionale e al 26,2% se rapportate al totale della ripartizione Sud-Isole. In leggera crescita anche il tasso di disoccupazione (dal 13,8% al 13,9% dell’ultimo anno) e il numero degli inattivi di età compresa tra i 15 e i 64 anni, che superano ormai il milione e 643 mila unità e rappresentano l’11,1% del totale nazionale. La crescita degli inattivi ha interessato sia i giovani che ritardano l’ingresso nel mercato del lavoro proseguendo gli studi, sia gli adulti, soprattutto donne, che non cercano un’occupazione ma sarebbero disponibili a lavorare qualora se ne presentasse l’occasione. A Catania e provincia le cifre diventano particolarmente drammatiche: ben 249 mila donne (67%) non lavorano e il tasso di inattività femminile è più alto di due punti rispetto a quello siciliano e del 118% in più rispetto al nazionale.
Anche per i laureati la situazione non è rosea. Nel 2010 il tasso di disoccupazione tra laureati del Sud ha raggiunto quota 13,4 per cento contro la media nazionale dell’8,4% e, la regione con maggiore disoccupazione è stata la Sicilia con il 14,7%, seguita dalla Campania con il 14. La Basilicata conquista la quarta posizione con il 13% e per finire la Calabria con l’11,9%.
Di fronte a una formazione professionale che non funziona e ad una scuola che prepara più sul piano teorico che su quello pratico, non resta altro da fare che aggiornarsi continuamente, studiare da autodidatti per migliorare l’uso delle lingue straniere e dell’informatica. Sono ancora queste le chiave per accedere al mondo del lavoro.
D.R.