Il destino dell’istituto era già stato segnato con la liquidazione. Ora c’è un commissario, azzerato il Cda. Si attende che la delibera sia ufficiale. Il nodo del territorio e delle competenze
MESSINA – Deriso, vilipeso, messo alla berlina e poi condannato a morte, ovvero posto in liquidazione dalla Regione Siciliana. Il destino dell’Ente Autonomo Portuale di Messina sembrava già segnato. E con esso il destino del suo presidente, Rosario Madaudo, dell’affollatissimo Cda (14 componenti sulla carta) e dello stringatissimo personale (un dipendente full time e uno part time). Oltre che, naturalmente, del Punto Franco di Messina, istituito nel lontano 1951 ma mai realizzato compiutamente. E invece…uno, due, tre provvedimenti giunti al tavolo della sede di Via Vittorio Emanuele II nel giro di un paio di mesi ribaltano oggi ogni previsione iniziale, rilanciando l’Ente regionale come uno degli interlocutori principali per le sfide future dell’area portuale.
1° Dicembre 2009. Decreto legislativo a firma del Ministro per la semplificazione normativa Calderoli. In vigore dal 15.12.2009.
Art. 1: “…nell’allegato 1 del presente decreto legislativo sono individuate le disposizioni legislative statali, pubblicate anteriormente al 1° gennaio 1970, anche se modificate con provvedimenti successivi, delle quali è indispensabile la permanenza in vigore”. Nell’allegato 1, al n° 1187, figura la legge 191 del 15.03.1951, “Istituzione di un Punto Franco nel Porto di Messina”. Ministero di competenza: Economia e Finanze.
25 Gennaio 2010. Decisione del Consiglio di Giustizia Amministrativa per la Regione Siciliana n° 91, sul ricorso in appello proposto dall’Ente Porto dopo la sentenza del Tar di Catania del 6 febbraio 2006 che respingeva l’opposizione, da parte dello stesso Ente, all’ingiunzione di sgombero delle aree destinate a stazione di degassifica e a bacino di carenaggio, sgombero richiesto dall’Autorità Portuale.
“L’appello è fondato. (…) L’addebito di erroneità deve essere condiviso, essendo più che evidente che la decisione di reiezione consegue al mancato approfondimento, da parte del giudice di primo grado, di una vicenda tutt’altro che semplice e lineare. (…) Erronea è l’affermazione secondo cui, con l’istituzione dell’Autorità Portuale, nel porto di Messina, dell’art. 6 della legge 28 gennaio 1994 n. 84, sarebbero venuti meno i poteri dell’ente sull’area costituente il “punto franco” (…) Il Cga accoglie l’appello in epigrafe ed annulla i provvedimenti impugnati”.
Ultima seduta della Giunta regionale. Delibera in corso di pubblicazione.
La Giunta regionale annulla le proposte di liquidazione dell’Ente e annuncia un periodo di commissariamento in cui, però, verrà azzerato il Cda. Difeso, inoltre, il progetto di realizzazione del punto franco.
Si rimane dunque in attesa dell’ufficializzazione della delibera regionale per conoscere i dettagli e immaginare i possibili scenari. La domanda più importante: queste decisioni mettono definitivamente in crisi il progetto del Piano Regolatore del Porto firmato Autorità Portuale?
Il Cga: “Definire le attribuzioni di demanio marittimo”
Messina – Decisioni che fanno e faranno ancora discutere, quelle che abbiamo citato. Perché è indubbio come, in città, la dialettica Ente Porto – Autorità Portuale veda pressoché tutte le forze in campo, dagli enti locali ai partiti ai sindacati ai media, a favore dell’Authority e del piano regolatore del Porto, ovvero per una riconversione turistico-residenziale della zona Falcata. Ma la sentenza del Cga in questo senso è chiara. Analizzeremo i commenti, le posizioni, gli scenari possibili nei prossimi giorni. Senza parteggiare per l’una o per l’altra fazione, senza difendere alcun altro interesse che non sia quello dell’informazione, e convinti – come espresso dal Cga – che si tratta di una vicenda “tutt’altro che semplice e lineare, in quanto vede coinvolti interessi pubblici di composita titolarità, complicata, allo stato degli atti, dalla non ancora del tutto definita questione delle attribuzioni della Regione Siciliana in tema di demanio marittimo”.