Il Nemico di Classe - QdS

Il Nemico di Classe

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lunedì 03 Gennaio 2022

La lotta di classe non era così riduttiva, c’era il senso del progresso, la crescita dei diritti, ma un nemico serve sempre per focalizzare le truppe, per dare spirito di corpo

Nel secolo scorso il nemico era il Padrone, delle Ferriere o meno, il borghese capitalista, la razza padrona. Ma allora c’erano le ideologie.

La lotta di classe non era così riduttiva, c’era il senso del progresso, la crescita dei diritti, ma un nemico serve sempre per focalizzare le truppe, per dare spirito di corpo, e soprattutto per distrarre dalle lotte interne. Era bello il tempo delle ideologie che provenivano dalle idee. Poi il Millennium bag le ha definitivamente cancellate dal dibattito.

Come retaggio storico è rimasto solo Berlusconi. L’ultimo dei nemici di classe.

Ma la lotta di classe è finita?

No. Si è solo contestualizzata fra altre fazioni. In Italia il primo che ha dichiarato la nuova lotta di Classe fu Renzi. La famosa Rottamazione. La lotta di classe diventava Giovani contro Vecchi, sempre loro, sempre al potere, la classe di ferro nata fra gli anni 40 e gli anni 50.

Quelli che oggi sono abbarbicati ai posti di comando, che non schiodano nemmeno a cannonate, si riconvertono come i PC usati, ma resistono. La vera rotta di classe è tra generazioni. Abbiamo la classe dirigente più vecchia del mondo, figlia di un Paese anziano e conservatore.

Abbiamo perfino conservato D’Alema, il baffetto Massimo, la dolcevita della FGCI. Che infatti vuole riprendere, in questo momento di revanche gerontofilia, il suo posto nel partito che ha detestato ma contribuito a fondare, il PD. Ha dichiarato che è finalmente guarito dalla malattia esantematica che lo aveva affetto. Il renzismo. Come un morbillo aveva pervaso la ditta a cui finalmente era asceso come leader Maximo.

Ma poi d’altra parte al potere c’è ancora Mattarella, uno dei suoi più leali sostenitori, si candida Berlusconi, altro suo sodale dei tempi della bicamerale, si parla pure di Giuliano Amato, più anziano di lui certamente, alla Presidenza che fu sua c’è Draghi suo direttore del Tesoro, perché non dovrebbe tornare pure lui?

Nel frattempo il giovane di Rignano si è appesantito con il passare degli anni. Loro i vecchietti resistono ed i giovani mettono adipe e doppio mento. Vogliono portare gli ex rottamatori ai 50 anni, per poi sedarli con prostamol ed integratori per i radicali liberi.

Nel frattempo i settantenni e ottuagenari, quelli che non hanno combattuto la guerra, ma che dal dopoguerra hanno ricevuto tutto, potranno continuare ad esercitare la loro dittatura generazionale. Ma e i giovani direte voi?

Se sono Sardine possono continuare ad andare in piazza in maniera folkloristica, che un po’ di finta democrazia serve sempre. Se il pesce azzurro gli stanca possono emigrare in mondi più giovani,  dove la jungla della globalizzazione li forgerà, se non sopperiscono.

L’Italia è ancora loro, un Paese per vecchi, il Paese di Totò e Peppino, altro che Tarantino.

Così è se vi pare.

Giovanni Pizzo

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