Nel dicembre del 2018 il noto conduttore ricordò a Porta a porta le fasi dell'esplosione di cui fu bersaglio il 14 maggio del 1993
Era la puntata del 18 dicembre 2018 e Maurizio Costanzo, morto oggi a Roma all’età di 84 anni, fu ospite di Bruno Vespa a Porta a porta. In quell’occasione il giornalista raccontò in tv l’attentato del 14 maggio 1993 quando, dopo aver finito di registrare la puntata del “Maurizio Costanzo Show” al Teatro Parioli, salì in macchina con la compagna Maria De Filippi seguito dalla scorta. Poco dopo una Fiat Uno imbottita di settanta chili di tritolo esplose in via Ruggero Fauro. Un attentato di stampo mafioso, fallito per miracolo, risposta dei boss al suo impegno contro la criminalità.
Il prezzo più alto da pagare è stato senza dubbio “l’essere sotto scorta da trent’anni. Una privazione di libertà notevole, pensi che per andare in Sicilia per una testimonianza hanno bonificato tutti i ponti dove sono passato. Situazione pesante da vivere”. Quando gli chiesero se avesse mai avuto ripensamenti rispetto la sua esposizione nella lotta contro le mafie, il giornalista rispose: “Io il conto l’ho pagato, ho fatto le puntate contro la mafia. La mafia si è difesa, guardie e ladri. Penso che un giornalista debba fare quello che ho fatto io”. Pensiero che lo accompagna con forza ancora oggi:
Un giornalista che fa? Fa l’omertoso? No, rischia e si batte per ciò in cui si crede. A un giornalista di oggi direi di farlo come l’ho fatto io, l’importante è che ne capisca l’importanza. Soccombere alla mafia non è possibile. Se facciamo questo mestiere usiamo i sistemi che abbiamo per denunciare. Facendo questo, di puntata in puntata, arrivai a intervistare Giovanni Falcone, ed è lì che iniziò la mia messa sotto accusa. È lì che diventai un loro bersaglio.
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L’attentato a Costanzo: “Salvi grazie a un’esitazione”
Il conduttore, come spiegò durante la trasmissione, non si era reso conto immediatamente di essere lui il bersaglio dell’esplosione, e raccontò quei momenti, la paura, le sensazioni. A salvarli fu un’esitazione dell’uomo che schiacciò il pulsante, dal momento che l’auto su cui quella sera viaggiava Maurizio Costanzo con Maria De Filippi, non era quella utilizzata abitualmente. “Ci salvammo io, Maria, l’autista e il cane”, raccontò.