Le elezioni catanesi stanno sfiorando il grottesco ed è probabile che questa vicenda lasci "morti e feriti" nel centrodestra.
Le elezioni catanesi stanno sfiorando il grottesco. C’è un’area vincente a tavolino, il centrodestra, che è sfuggita al controllo dei leader locali. In parte perché le leadership sono vecchie e stantie, in parte perché c’è pochissima politica in circolazione. Ci sono solo gruppi di consenso riuniti intorno a persone fisiche, non a soggetti politici diffusi.
A Catania tutto questo si sublima in una città che dice di “Valere”, ma che poi delega le sue scelte a soggetti estranei. Di fatto a Catania si aspetta Roma, che onestamente è impegnata in altre più urgenti faccende per pensare a chi è più “Masculo” o “Fimmina” a Catania. Da qui una città sull’orlo di una crisi di nervi da troppo tempo non amministrata.
Tutti, in un sussulto di negazione dell’Autonomia, si aspettano che decida Giorgia, visto che Renato non ha abbastanza armi di dissuasione, troppe poche risorse di maggioranza per rischiarne qualcuna, e il tempo passa. Attenzione anche a Palermo fu così, poi il centrodestra si ricompattò, ma c’erano le regionali e le nazionali alle porte, e non conveniva a nessuno spaccare in quel contesto. A Catania è diverso, ci sono solo le Europee tra un anno, e si sa che le europee servono solo ai leader di partito e non alla classe dirigente locale. Pertanto emergono tutte le aggressività di chi non si vuole fare sopraffare sul proprio territorio. Il problema è in tutta l’isola, ma a Catania assurge a dramma verghiano tra masculini e luppini.
Potrebbe essere Giorgia a decidere mettendo in campo il suo Manlio Messina, ma c’è una sottile inquietudine di fondo. Messina ha già svolto mansioni amministrative in Sicilia, è stato Assessore, ruolo che dà diritto a “inciuria”, e chi amministra, in siciliano “mancia”, fa muddica. E si teme forse che le muddiche turistiche, già al vaglio, possano essere vitalizzate da una candidatura di vertice a Catania. Il caso Cannes con più di un riflettore puntato, il precedente amministrativo di Pogliese, generano più di un dubbio, soprattutto per una persona del cerchio magico di Meloni. Che in caso di problemi verrebbe ascritta come colpevole. In Sicilia la cosa migliore è quella che non si fa. Lo sapeva benissimo Berlusconi che, a parte Scapagnini, suo medico personale, non ha mai preteso ruoli apicali nell’isola, prima di Schifani, pur avendo larghissimo consenso, molto più di Fratelli d’Italia.
Comunque vada questa vicenda lascerà morti e feriti di difficile guarigione nel centrodestra. Il centrosinistra che parte in netto svantaggio ha, come si dice, tutto a entrare. Su Catania non può forse vincere, ma a Trapani, Siracusa e in altri centri potrà gioire della disfatta del centrodestra.
Così è se vi pare.