Nella giornata di ieri la consegna ufficiale dei lavori che prevedono il risanamento strutturale e il restauro dell’ingresso principale e dei corpi di fabbrica del complesso monumentale
PALERMO – Sono stati consegnati ieri dalla Regione i lavori destinati al risanamento strutturale e al restauro dell’ingresso principale e dei corpi di fabbrica, oltre che la realizzazione degli impianti, nel complesso monumentale della Cuba a Palermo. Il cronoprogramma prevede la conclusione degli interventi entro 265 giorni.
Ieri il via formale al cantiere – che seguirà il progetto redatto dalla Soprintendenza dei Beni culturali di Palermo – alla presenza dell’assessore regionale per i Beni culturali e l’identità siciliana, Paolo Scarpinato, del dirigente generale del Dipartimento dei Beni culturali della Regione, Mario La Rocca, e della soprintendente Selma Giuliano. A eseguire i lavori sarà l’impresa Oliveri & Disalvo di Lercara Friddi, in provincia di Palermo. Le opere sono state finanziate con risorse del Piano di sviluppo e coesione – Sezione speciale 2 della Regione Siciliana per un milione di euro.
Il complesso monumentale della Cuba si trova al di fuori delle mura urbane, nell’originario luogo del Genoard, giardino-paradiso di impronta islamica, ricco di “orti amenissimi” e di acque, chiuso da un recinto. Perno del complesso è il palazzo della Cuba, uno degli ultimi sollazzi regi di epoca normanna, edificato nel 1180 da Guglielmo II, destinato ad accogliere le attività di diletto della corte.
L’edificio elevato su un’alta zoccolatura si specchiava in un bacino d’acqua, esistente verosimilmente sino al XVI secolo. Divenuta proprietà privata, nel corso del tempo la Cuba ha vissuto un progressivo declino, subendo anche vandalismi e saccheggi, già nel XIV secolo durante l’assedio delle truppe angioine. Contestualmente ai diversi passaggi di proprietà subentrati nel corso dei secoli, la Cuba è stata adattata a diverse destinazioni d’uso; riacquistata dalla Regia Corte, durante la peste dilagata a Palermo nel 1575, è divenuta lazzaretto. A partire dal XVII secolo la Cuba con le sue pertinenze è stata destinata a usi militari, inizialmente per l’accoglienza di soldati mercenari, successivamente come “quartiere cavalleria dei Borgognoni”.
L’assetto e la consistenza del quartiere militare è stato documentato dai rilievi eseguiti nel 1751 da Josef Valinruela: la Cuba, indicata come “Casa alta detta la torre” è stata inserita nel sistema logistico della caserma, adattata per alloggi degli ufficiali e deposito armi. Il resto della caserma si è sviluppato in corrispondenza della parte orientale dell’antica peschiera: i fabbricati degli alloggi dei soldati sono stati distribuiti sul terrapieno innalzato lungo gli argini, le scuderie sul piano di sedime del bacino, utilizzato come piazza d’armi.
Divenuta di proprietà del Demanio dello Stato, rimasta all’interno di un presidio militare, oggi noto con la denominazione di Caserma Tukory, con verbale del 28 ottobre 1921 la Cuba è transitata al ministero della Pubblica istruzione e consegnata al Soprintendente ai monumenti Francesco Valenti.
Nell’assetto attuale del complesso monumentale, il fabbricato esteso lungo l’antico stradone di Mezzomonreale, costituisce un forte segno architettonico e urbanistico, identificativo del luogo; inoltre, include le strutture dell’ingresso principale, connotato da un motivo decorativo nella parte superiore.
Il progetto di ristrutturazione avviato ieri prevede il recupero del fabbricato, dove attualmente sono contenuti numerosi reperti archeologici, sviluppato su due livelli ed esteso lungo l’antico stradone di Mezzomonreale, oggi corso Calatafimi, che nel tempo ha subito gravi crolli e alterazioni conseguenti ai molteplici usi, e del corpo di fabbrica, corrispondente all’ex scuderia, oggi utilizzato come area espositiva.
Nello specifico, gli interventi prevedono la revisione delle coperture, a falda e a terrazzo, la sostituzione del sistema di smaltimento delle acque piovane oltre che un esame attento delle condizioni delle strutture portanti. Le opere di recupero comprenderanno anche la bonifica delle murature nei livelli di pavimentazione, attraverso la dismissione del battuto cementizio e del sottostante massetto e lo scavo del materiale di riempimento che potrebbe facilmente portare al ritrovamento, all’interno dei fabbricati, di resti dell’antica peschiera, il laghetto artificiale sui cui argini sono stati costruiti gli edifici, che a suo tempo era circondato da un immenso parco con numerose cappellette a volta, aperte da ogni lato.
Si procederà inoltre alla revisione o alla sostituzione, in tutti gli ambienti, degli infissi esterni, alla realizzazione di un vespaio per garantire una corretta ventilazione dei fabbricati e ancora all’adeguamento degli impianti elettrico, antincendio e idrico nei servizi igienici.
Il recupero di questa porzione del complesso monumentale consentirà una migliore fruizione dei diversi ambienti e l’avvio di una valorizzazione dell’ampio piazzale interno. Inoltre l’intervento su questa parte del complesso offre l’occasione per l’avvio di opportune indagini archivistiche e approfondimenti storici finalizzati a una migliore conoscenza delle parti di pertinenza del palazzo.