Messina, il Ccpm di Taormina e un altro anno aspettando la svolta

Messina, il Ccpm di Taormina e un altro anno aspettando la svolta

Messina, il Ccpm di Taormina e un altro anno aspettando la svolta

Massimo Mobilia  |
mercoledì 07 Agosto 2024

Il Centro di cardiochirurgia pediatrica del Mediterraneo continuerà l’attività almeno fino al 31 luglio 2025. Adesso l’obiettivo è ottenere dal ministero della Salute una proroga al decreto Balduzzi

Il Centro di cardiochirurgia pediatrica del Mediterraneo continuerà la sua attività all’ospedale San Vincenzo di Taormina almeno fino al 31 luglio del 2025. Una notizia certamente importante per lo speciale reparto del nosocomio taorminese, gestito dal 2010 in convenzione con l’Istituto Bambino Gesù di Roma.

La situazione di Taormina, il lavoro della Regione e gli ostacoli

È il risultato del lavoro di interlocuzione che da diversi mesi va avanti tra la Regione siciliana e il ministero della Salute, per scongiurare la chiusura alla quale è destinato il centro dopo la riapertura della cardiochirurgia pediatrica all’Arnas Civico di Palermo. Esiste infatti un ostacolo legale contenuto nel celeberrimo decreto “Balduzzi” (Dm 70/2015), secondo il quale è possibile mantenere una sola cardiochirurgia pediatrica ogni cinque milioni di abitanti. Considerando che a Taormina il reparto venne aperto in funzione momentanea rispetto ai lavori di ristrutturazione che stavano interessando Palermo, adesso sarebbe appunto quello destinato alla chiusura.

Il problema del Ccpm di Taormina

Il problema però è che, nel frattempo, il Ccpm di Taormina è diventato una vera e propria istituzione sanitaria, non solo per tutto il Meridione d’Italia ma anche a livello internazionale, con livelli di eccellenza riconosciuti su scala mondiale. Diretto dal primario Sasha Agati, in questi diciassette anni di attività ha portato a termine con successo migliaia di prestazioni sanitarie, tanto da qualificarso come sede della Congenit heart academy e centro di formazione a distanza con i Children’s hospital di Toronto e Miami, oltre a essere il primo centro in Italia per l’assistenza meccanica cardiorespiratoria nei pazienti neonatali e pediatrici. Numerose inoltre, sono le collaborazioni che i medici del San Vincenzo intrattengono in giro per il mondo, andando a operare in prima persona in zone disagiate dell’Africa, del Sud America e dell’Asia.

Gli interventi sul caso da parte di Renato Schifani

Insomma un patrimonio talmente importante che la stessa Regione siciliana ha capito di non doversene privare. Palazzo d’Orleans ha specificatamente richiesto al Ministero la deroga al decreto Balduzzi. “Nell’attesa di questo – ha detto il governatore, Renato Schifani – ringraziamo il governo nazionale per la proroga di un anno che ci consente di garantire la continuità assistenziale a Taormina”.

Dopo la scadenza della prima convenzione con il Bambino Gesù nel 2017 infatti, il Ccpm si trova in perenne stato di precarietà, con continue proroghe annuali o semestrali. La Regione siciliana, in sede di revisione della rete ospedaliera dell’Isola e ispirandosi alla Regione Veneto – dove con popolazione simile alla Sicilia esistono due cardiochirurgie a Padova e a Verona – è decisa nel confermare i due centri al momento attivati e funzionanti nell’Isola.

“Riteniamo concretamente possibile – ha aggiunto Schifani – oltre che utile per ridurre la mobilità sanitaria della Sicilia e, in molti casi, anche della Calabria mantenere la piena funzionalità di entrambe le strutture. La proroga di un anno ci consente di attendere con maggiore serenità le determinazioni del ministero della Salute, con cui il confronto è aperto in relazione alla rete ospedaliera in corso di revisione. Il nostro obiettivo è garantire cure e assistenza d’eccellenza a tutti i piccoli pazienti della nostra comunità siciliana, evitando disagi e costi aggiuntivi alle famiglie”.

L’ipotesi avanzata e il raccordo tra i reparti di Taormina e Palermo

L’ipotesi avanzata al ministero prevede infatti un raccordo operativo tra il reparto di Taormina (8 posti letto) e quello di Palermo (12 posti letto) anche sul piano delle risorse finanziarie, con le relative Asp dei due centri che hanno già previsto specifiche risorse nei propri bilanci, e una graduale razionalizzazione dei costi. L’operatività di due centri infatti, ridurrebbe la mobilità sanitaria dalla Sicilia e dalla Calabria.

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