Tre Commissioni di inchiesta, di cui una attiva e che ha visto nuove audizioni negli ultimi giorni, non sono riuscite a fare luce sulla strage avvenuta la notte tra il 10 e l’11 aprile 1991, quando morirono 140 persone tra passeggeri ed equipaggio della nave
È il 10 aprile 1991. Alle ore 22:03 il traghetto Moby Prince della “Navarma Lines”, in servizio sulla linea Livorno-Olbia con a bordo 65 membri dell’equipaggio e 76 passeggeri, 31 auto e camion, molla gli ormeggi e comincia a manovrare nella rada del porto di Livorno destinazione Olbia. Il pilota di porto, il comandante Federico Sgherri, che in quel momento ha il controllo della Moby Prince, lascia la banchina Calata Carrara n.55 e conduce la manovra di uscita. Alle 22:12 il Moby Prince sfila davanti alla Vegliaia, la diga a protezione dell’imboccatura Sud, saluta via radio l’avvisatore marittimo e Sgherri porta la nave verso il mare aperto. Subito dopo cede i comandi a Ugo Chessa, il comandante della Moby Prince, saluta il personale in plancia e, per rientrare a terra, sale sulla pilotina che affiancava il traghetto con il marinaio Renzo Cavallini.
Il Comandante Ugo Chessa, 54 anni sardo anche se nativo di La Spezia, è pronto ad impartire gli ordini. Chessa è un vero lupo di mare, famiglia di marinai, con alle spalle ogni tipo di esperienza in mare. Dalle navigazioni oceaniche di lungo corso, a quelli con mari agitati e nebbie fittissime del Nord Europa. Senza dimenticare quella come comandante del megapanfilo “Nabila” del miliardario Kasshogi. Ma è ormai da qualche anno che, per stare più vicino alla moglie Maria Giulia e ai due figli Angelo e Luchino, ha preferito scegliere le più comode e di breve durata…