A Trecastagni dibattito sulla legalità nel ricordo di Falcone e Borsellino - QdS

A Trecastagni dibattito sulla legalità nel ricordo di Falcone e Borsellino

redazione

A Trecastagni dibattito sulla legalità nel ricordo di Falcone e Borsellino

martedì 28 Luglio 2020

TRECASTAGNI – Si è tenuto lo scorso sabato in piazza Marconi a Trecastagni un partecipato dibattito dal titolo “Legalità e Res Publica” organizzato dalla senatrice Tiziana Drago. Vasta e qualificata la platea degli ospiti composta dal procuratore e consigliere del Csm Sebastiano Ardita, dalla deputata e testimone di giustizia Piera Aiello, dall’attivista antimafia – nonché fratello del giudice Paolo – Salvatore Borsellino e da Luana Ilardo, la figlia dell’ex boss Luigi che aveva collaborato con la legge ma che venne ucciso a Catania. A moderare il dibattito il giornalista Salvo Fallica. In apertura la commissaria prefettizia Tania Giallongo, in rappresentanza anche dei suoi colleghi Sindona e Mallegni, ha esteso un breve saluto a tutti i presenti.

La senatrice Drago nel corso del suo intervento ha tenuto a sottolineare l’importanza di questi momenti di ‘confronto ma anche di formazione’: “Occorre comprendere che nella gestione della res pubblica serve responsabilità e serve partire da una forte base etica di fondo. La cosa pubblica, come sosteneva Cicerone, è del popolo, da intendere non come un qualsiasi aggregato di gente, quanto un insieme di persone associatosi intorno alla condivisione del diritto e per la tutela del proprio interesse, che converge con l’interesse del gruppo”.

“Per gestire la cosa pubblica – ha proseguito Drago – serve anche capire cosa è l’illegalità, quali sono i suoi meccanismi e come si muove. Oggi sembra che il valore di un soggetto politico sia tanto più alto quanto la sua capacità di essere arrogante, di guadagnare visibilità e di essere prevaricatore. La politica non è questa, la politica è e deve essere tensione morale. Nel mio impegno ho fatto sempre mie le parole del vescovo di Palermo durante i funerali del giudice Borsellino e della scorta. Parole che esortavano i cittadini a sconfiggere la mafia rifuggendo alle logiche delle raccomandazioni, del voto di scambio. I cittadini non debbono delegare alla politica ma debbono essere parte attiva”.

Il procuratore Sebastiano Ardita ha evidenziato l’importanza del contrasto al crimine anche quando la mafia non si manifesta con azioni eclatanti: “I fatti di sangue sono accaduti non casualmente ma perché le dinamiche mafiose determinano violenza. Se non si controlla il deflusso dai penitenziari e non si verifica il sistema penale e la sua buona salute il rischio che si torni a sparare c’è sempre. Come disse il giudice Falcone Cosa Nostra è un fatto umano che ha un inizio e una fine ma finirà contrastando non soltanto la sua ala militare ma contrastando soprattutto il suo rapporto col potere”.

Piera Aiello ha ricordato la sua proposta di legge per tutelare collaboratori e testimoni di giustizia: “Negli ultimi mesi è emerso come denunciare sia difficile perché spesso ci si sente indifesi o quasi dimenticati dallo Stato. Sto lavorando molto su questo tema perché lo Stato deve invogliare la testimonianza e la collaborazione poiché sono risorse preziosissime nella lotta alla mafia ma deve instaurare un rapporto di fiducia costante”.
Infine, Borsellino ha chiesto a gran voce verità: “Non so se nella mia vita vedrò la luce sui fatti del 1992 e non si se avrò giustizia. A me interessa arrivare ai responsabili dell’omicidio di mio fratello ma non interessa che vengano spalmati ergastoli sui mafiosi ma ricercare quel cono d’ombra dentro lo Stato. Mio fratello era in guerra, era un soldato e i soldati possono cadere sul campo. Però quello che deve emergere è il nome di tutti i traditori all’interno dello Stato: abbiamo visto i primi processi viziati da depistaggi che hanno allontanato dalla verità”

Durante la serata la platea ha indirizzato un applauso a sostegno dei Carabinieri nonostante i fatti di Piacenza per il loro impareggiabile lavoro a tutela della legalità e dello Stato. L’applauso è stato chiamato dal procuratore Ardita che ha tenuto a sottolineare il doveroso distinguo tra le responsabilità dei singoli e il corpo dell’Arma: “I carabinieri sono da ringraziare per tutto quello che hanno fatto e fanno per il Paese insieme alla polizia penitenziaria e a tutte le forze dell’ordine”.

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