SOMMATINO (CL) – Un momento importante per affrontare le problematiche che riguardano il comparto agricolo del territorio siciliano. Si è tenuta a Sommatino, in provincia di Caltanissetta, la tavola rotonda “L’Organizzazione di produttori come strumento di sviluppo del territorio”, organizzata dall’OP Eco Farm per analizzare, insieme ad esperti e operatori del settore, le criticità del momento, dall’aumento dei costi alle conseguenze dei cambiamenti climatici, fino alle periodiche, ma puntuali, crisi di mercato e individuare possibili soluzioni per garantire il giusto reddito ai produttori.
L’Op siciliana Eco Farm, fondata nel 1994 a Caltanissetta, dispone di circa 1.000 ettari nei migliori areali produttivi della Sicilia, caratterizzati da giovani impianti specializzati di pesche, nettarine, albicocche, uva da tavola, meloni, cachi mela e arance. La lavorazione del prodotto avviene all’interno di uno stabilimento di circa 4.500 metri quadrati, 1.500 dei quali destinati a celle frigorifere per la frigo conservazione del prodotto.
All’incontro, tra gli altri, era presente il parlamentare Dedalo Pignatone, in qualità di componente della Commissione Agricoltura della Camera dei Deputati, che ha parlato dei provvedimenti in itinere sugli aiuti al contrasto della crisi del il comparto agricolo. Lo abbiamo intervistato in esclusiva per il QdS.
“Il settore primario sta subendo un vero e proprio attacco a causa dell’instabilità internazionale – ha detto Pignatone -. Sarà difficile poter dare dei ristori diretti così come successo durante la pandemia da Covid-19. Bisognerebbe fare degli scostamenti di bilancio molto importanti e, a quanto sembra, il presidente del Consiglio, Mario Draghi, non è intenzionato a proseguire su questa strada. Proprio la crisi internazionale che stiamo attraversando ci deve spingere a rivedere e modificare alcune impostazioni legate alla nostra agricoltura, partendo dalla transizione ecologica, non solo come spinta a produrre nel rispetto dell’ambiente ma anche come strumento per risparmiare le risorse idriche, l’uso degli agrofarmaci ed usare nuove fonti di energia, con una riduzione dei costi di produzione. In questa direzione va il Bando sull’Agrisolare per il quale sono stati destinati ben 1,5 miliardi di euro dal Pnrr. Tali bandi favoriscono in modo chiaro e netto le Regioni del Sud che potranno disporre del 40% delle risorse. Anche sulle risorse idriche, a livello nazionale abbiamo previsto 880 milioni di euro per l’Agrosistema irriguo, in aggiunta ai 440 milioni di euro già stanziati. Nonché le nuove forme di produzione di carburante che interessano in modo particolare il settore agricolo, 2 miliardi per biometano e biogas”.
“Inoltre, sono previsti: 500 milioni di euro per innovazione e meccanizzazione del settore agricolo – ha continuato il deputato -, 1.200 milioni di euro per i contratti di filiera, 800 milioni di euro per logistica agroalimentare, pesca, floricoltura e vivaismo. E ancora, il Progetto Credito su cui abbiamo lavorato molto: in Sicilia sono state effettuate circa 2.237 operazioni legate al Fondo di Garanzia, con un finanziamento di circa 300 milioni di euro. Si deve aprire una riflessione sulla Deroga ai Regolamenti Comunitari, per la quale ad esempio potremmo permettere di coltivare nelle aree di interesse ecologico o eliminare l’obbligo della rotazione prevista oggi su tutte le superfici a seminativo, in primis il mais e poi gli altri cereali. Per raggiungere gli obiettivi in termini di autosufficienza alimentare, l’Italia non solo deve perseguire un aumento della coltivazione ma è necessario anche che, accanto a un maggiore sforzo produttivo, si inizi a ragionare sulle Tecniche di evoluzione assistita (Tea) in agricoltura”.
“Infine stiamo lavorando alla possibilità di integrare il reddito agricolo con la cessione dei crediti di carbonio – ha concluso Pignatone -. Sono certo che occasioni come questa rappresentino una grande opportunità per l’intero settore agricolo siciliano, in quanto la condivisione di nuove idee e nuovi progetti consente di compiere sempre un passo avanti per tutto il comparto”.
A seguire abbiamo sentito Sandro Gambuzza, vice Presidente di Confagricoltura nazionale, secondo cui la crisi si supera attraverso l’innovazione, la ricerca e la formazione. “Serve una visione ed una strategia in grado di aumentare la capacità di produzione dell’agricoltura italiana, con l’obiettivo di raggiungere la sovranità alimentare e puntare a nuovi mercati con le nostre produzioni, sinonimo di qualità e sicurezza – ha detto dal canto suo Gambuzza -. A ciò si lega la competitività, anche in termini di reciprocità di condizioni a livello comunitario e extracomunitario. Bisogna puntare a percorsi di innovazione attraverso l’utilizzo delle migliori tecnologie applicate all’agricoltura frutto dei risultati della scienza e della ricerca. Innovazione, transizione digitale, sostegno alla filiera agroalimentare, transizione verde, ricerca e formazione, uniti a riforme strutturali e infrastrutturali dell’amministrazione per ridurre gli oneri burocratici a carico delle imprese, per Confagricoltura, sono i pilastri su cui costruire il futuro del settore primario italiano. L’agricoltura è un comparto trainante per l’economia nazionale, europea e mondiale”.
“Aver accesso alla tecnologia e contemporaneamente promuovere il Made in Italy ci permetterebbe di riconquistare fette di mercato – ha concluso Sandro Gambuzza -, che rischiano di essere occupate da prodotti di provenienza terza con standard a ridotti controlli. Gli Emirati Arabi Uniti sono un hub regionale imprescindibile per le aziende italiane che desiderano proiettarsi non solo sui mercati del Medio Oriente, ma anche su quelli dell’Africa orientale e dell’Asia meridionale”.
A fare gli onori di casa, Giuseppe Patrì, per OP Eco Farm, che ha definito l’aggregazione il primo strumento a disposizione degli agricoltori per organizzare, creare masse critiche ed essere competitivi. “L’obiettivo di questo incontro è quello di sensibilizzare i nostri produttori – ha detto al QdS, Patrì – affinchè credano sempre di più nell’opportunità dell’aggregazione. L’OP ci consente di presentare i contratti di filiera direttamente sui tavoli ministeriali, presentare i problemi che i produttori vivono quotidianamente come quelli all’accesso al credito, le difficoltà nella gestione dell’aumento dei costi energetici. Eco Farm diventerà, in Italia, la prima Comunità energetica (un’associazione di imprese che decidono di unire le proprie forze per dotarsi di uno o più impianti condivisi per la produzione e l’autoconsumo di energia da fonti rinnovabili). Inoltre stiamo lavorando ad un altro progetto, quello della certificazione Carbon negative (per limitare l’impatto di CO2). L’obiettivo è quello di portare sui banchi dei nostri consumatori un prodotto certificato che induce una rimozione permanente di CO2 dall’ecosistema”.
“Negli ultimi 3 anni i produttori associati ad Eco Farm sono passati da circa 50 a 85 e contiamo di arrivare a 100 produttori entro la fine del 2022 – ha concluso Giuseppe Patrì -. Il fatturato è passato dai 7/8 milioni di euro a circa 14 milioni di euro. Tutti i nostri produttori conferiscono il prodotto ad Eco Farm che lo lavora e distribuisce sui banchi della Grande Distribuzione Organizzata. Abbiamo dimostrato alla Gdo di essere seri e propositivi, grazie alla qualità indiscussa dei nostri prodotti riusciremo ad affrontare le sfide del futuro del settore ortofrutticolo”.