Appalti, ai domiciliari sindaco, vice e assessore nel Nisseno - QdS

Appalti, ai domiciliari sindaco, vice e assessore nel Nisseno

redazione web

Appalti, ai domiciliari sindaco, vice e assessore nel Nisseno

venerdì 10 Luglio 2020

Affidamenti diretti a imprenditori "amici" nel Comune di Santa Caterina Villermosa. Sedici gli indagati, tra cui imprenditori e funzionari. Il sistema corruttivo da "Signore medioevale" del sindaco Fiaccato

Appalti concessi con affidamento diretto a imprenditori “amici”.

A questa conclusione è giunta la Procura di Caltanissetta al termine di un’inchiesta condotta sul Comune di Santa Caterina Villermosa, sfociata nell’esecuzione di un’ordinanza cautelare nei confronti di sedici indagati.

Un’associazione per delinquere che negli anni avrebbe gestito appalti “sotto soglia” per circa sette milioni e mezzo di euro, con affidamento diretto a imprenditori compiacenti.

E’ l’accusa contestata al sindaco di Santa Caterina Villarmosa, Antonino Fiaccato, al suo vice, Angelo Macaluso, e a un assessore della sua giunta, Giuseppe Di Natale.

I tre sono stati posti agli arresti domiciliari da Carabinieri e Guardia di Finanza in esecuzione di un’ordinanza cautelare del Gip di Caltanissetta, su richiesta della locale Procura, nei confronti di sedici indagati.

Per Calogero Rizza, indicato come “interfaccia tra la politica e gli imprenditori” è stato disposto l’obbligo di dimora.

Tre funzionari pubblici sono stati sospesi dal servizio per quattro imprenditori il divieto di esercitare la loro attività. Per altri tre imprenditori è stato disposto l’obbligo di soggiorno nel Comune di residenza e per due liberi professionisti la sospensione dall’esercizio della professione.

Avvisi di garanzia sono stati notificati agli altri indagati.

Il sistema corruttivo da “Signore medioevale”

I reati contestati agli indagati dalla Dda della Procura di Caltanissetta, a vario titolo, sono associazione a delinquere, concussione, corruzione, turbata libertà degli incanti e falso ideologico, abuso di ufficio.

Le indagini avrebbero fatto emergere “un perdurante ‘sistema concussivo-corruttivo’ al cui vertice si poneva il sindaco Fiaccato con il consapevole concorso di fidati collaboratori dallo stesso individuati e nominati anche quali componenti della Giunta Comunale in carica”.

Primo cittadino che, ricostruiscono gli investigatori, “premiava chi l’appoggia nelle condotte illecite”, mentre “emarginava dipendenti comunali e politici che si non piegavano al suo volere”.
Scrive la Procura che dalle indagini “è emersa una gestione familistica dell’intero Comune sotto la regia del Fiaccato che, suo piacimento, quasi si trattasse di un signore di epoca medioevale, distribuiva benefit e prebende agli ‘amici’, non esitando, al contrario, a operare con minacce velate ed esplicite nei confronti di quei pubblici funzionari che non si piegassero al suo volere”.

Il sistema corruttivo, ricostruisce la Dda Nissena, “era alimentato anche dalla compiacente e interessata platea di imprese e di professionisti attratti dalla possibilità di ottenere incarichi e conferimenti di lavori, servizi e forniture dallo stesso Comune in spregio ad ogni regola”.

Il meccanismo utilizzato era quello del conferimento degli appalti con il sistema dell’affidamento diretto-fiduciario, il cosiddetto “sotto soglia”, in alcuni casi, sostiene l’accusa, “anche frazionando artatamente i lavori da affidare”.

Per la Dda, con questo sistema, “il sindaco con la compiacenza di alcuni dipendenti del Comune è riuscito negli anni a dirottare lavori pubblici per un ammontare complessivo di circa sette milioni e mezzo di euro a favore di imprese ‘gradite’ in cambio di ‘favori di ogni genere’ o appoggi politici”.

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