Aste giudiziarie, grande opportunità ma il sistema è "inceppato" - QdS

Aste giudiziarie, grande opportunità ma il sistema è “inceppato”

Antonino Lo Re

Aste giudiziarie, grande opportunità ma il sistema è “inceppato”

venerdì 10 Gennaio 2020

Secondo il report Astasy nel 2018 in Sicilia si contano 23.957 immobili all’asta. Il 9,77% del totale nazionale. Le criticità legate alle modalità telematiche di vendita hanno causato l’aumento dell’invenduto

PALERMO – Quello delle aste giudiziarie è un ambito che si caratterizza per delle ghiotte opportunità che potrebbero dare slancio all’economia siciliana. Troppo spesso, però, le potenzialità, che pur esistono, non sono state sfruttate a dovere.

Secondo quanto emerge dal “Report Aste” a cura di Astasy Srl, società che partecipa all’azionariato Npls Re Solutions del gruppo Gabetti, al 31 dicembre 2018 in Sicilia si contano 23.957 immobili all’asta. Parliamo del 9,77% del totale nazionale. Con questi numeri, la nostra Isola si colloca al secondo posto dopo la Lombardia che ha totalizzato 47.694 procedure (19,46%). Seguono il Veneto con 19.521 (7,96%), il Piemonte 19.563 (7,98%) e il Lazio 16.857 (6,88%).

Contando anche il resto delle regioni italiane, ammontano a 245.100 le esecuzioni immobiliari raccolte, con un valore base d’asta di 36.379.962.273 euro. Rispetto al 2017 si nota un aumento di esecuzioni pari al 4,6%, passando infatti da 234.340 del 2017 alle 245.100 del 2018. Le procedure estinte durante l’anno sono state 36.868. Il 78% di queste riguardano edifici ad uso residenziale costituiti da appartamenti, monolocali, mansarde, attici, ville e villette, nella maggior parte di casi tutte abbinate a autorimesse e/o cantine. Il 10% sono terreni, agricoli ed edificabili, il 7% uffici e negozi, il 3% capannoni industriali e commerciali. Nel restante 2%, sono presenti una serie di unità immobiliari di diversa natura e anche di difficile ricollocazione come ad esempio castelli, chiese, palazzi storici, musei e gallerie d’arte, discoteche, parchi acquatici e divertimento. Il 74% dei lotti presentati all’asta, ha un valore d’asta inferiore a 115 mila euro, solo il 16% arriva a 250.000 e il 10% sopra questo valore.

Il report mette in evidenza come la maggiore concentrazione di esecuzioni immobiliare sia al Nord con il 56%, segue poi il Centro con il 18% fino ad arrivare al Sud (14%) e alle Isole (12%). Andando nel dettaglio delle 107 province italiane, sono 10 quelle che controllano poco meno del 30% degli immobili all’asta su base nazionale. Tra queste rientrano le due siciliane Palermo e Catania, province nelle quali sono convogliate diverse anomalie, quali l’eccesso di accesso al credito, l’incremento costruttivo elevato e lo spropositato numero di costruzioni cui venne affidata concessione edilizia, senza che ve ne fosse una vera necessità territoriale. Le altre sono: Milano, Roma, Napoli, Torino, Brescia, Bergamo, Caserta e Alessandria.

Il sistema delle esecuzioni immobiliari appare “inceppato”, presenta cioè delle criticità di funzionamento che rendono complessa l’aggiudicazione del bene e di conseguenza riducono la platea dei potenziali acquirenti, rappresentando un freno per la stessa economia. Le criticità emerse sono legate alle nuove modalità telematiche di vendita introdotte dalla legge n. 119/2016. Senza la pubblicazione delle aste nei quotidiani, infatti, si evidenziano chiare difficoltà nel raggiungimento dei potenziali investitori.

Criticità che sono state evidenziate più volte sulle colonne di questo quotidiano, e che a lungo andare hanno prodotto una quota elevatissima di invenduto. Nell’Isola, considerando l’anno giudiziario (1 luglio 2017- 30 giugno 2018), il numero più rilevante è stato registrato presso il Tribunale di Patti dove rispetto ai 12 mesi precedenti, l’arretrato (cioè, per l’appunto, l’invenduto) è aumentato del 22,7%. Un flop, quello delle aste telematiche, documentato anche dal Consiglio nazionale dei dottori commercialisti e degli esperti contabili (Cndcec), attraverso una indagine dal titolo, “Processo esecutivo: Pvp e aste telematiche. Prime prassi a un anno dall’entrata in vigore della riforma”.

Dal rapporto è emerso che nel 58,5% dei casi la procedura preferita è quella tradizionale, una facoltà che la legge consente se necessaria a tutelare gli interessi dell’esecutato. Inoltre, oltre il 30% dei tribunali che hanno adottato il sistema delle vendite online non ha allestito una stanza per le vendite telematiche e il 48,9% non hanno nemmeno un presidio informativo per supportare i delegati.

Twitter: @AntoninoLoRe

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