Autonomia, Zaia ci riprova. Busetta, il Sud stia attento - QdS

Autonomia, Zaia ci riprova. Busetta, il Sud stia attento

redazione web

Autonomia, Zaia ci riprova. Busetta, il Sud stia attento

sabato 06 Novembre 2021

Il governatore del Veneto ha annunciato che nell'assemblea della Lega di dicembre ribadirà la richiesta. L'economista al Qds.it, "Serve solo a far diventare legittimo un furto". Il nodo spesa storica

Il governatore leghista del Veneto ci riprova: “Avremo un’assemblea del Carroccio l’undici e il dodici dicembre, io porterò la mia istanza, che è quella dell’autonomia del Veneto, assieme alla Lombardia e a molte altre regioni” ha detto Luca Zaia, ospite di “Stasera Italia” su Rete 4.

Luca Zaia ha ricordato come il 22 ottobre scorso i veneti abbiano “festeggiato” il quarto anniversario del referendum per l’Autonomia, con cui, nel 2017, il 98% dei votanti disse si sì all’attribuzione alla Regione di “ulteriori forme e condizioni particolari di autonomia” attraverso l’assegnazione di poteri aggiuntivi in particolare su Istruzione, Ambiente, Beni culturali e Giustizia di pace.

Ma non solo.

Sì, perché se la Lega sta affilando le armi in vista del nuovo confronto sull’Autonomia differenziata di Veneto, Lombardia ed Emilia, è perché, secondo economisti del calibro di Pietro Busetta, ciò consentirebbe di sancire l’esistenza di un Paese di serie A, il Nord e il Centro, e uno di serie B, il Sud, dando la possibilità a chi produce di più di utilizzare sul proprio territorio quanto guadagnato e non di redistribuirlo su tutto il Paese.

Cosa che peraltro già non avviene per via del meccanismo della spesa storica reso possibile dalla legge sul Federalismo fiscale costruita da un altro leghista, Roberto Calderoli, e in base al quale, tra i Comuni, chi spendeva cento avrebbe continuato a farlo e chi spendeva zero non aveva alcuna possibilità di migliorare i servizi per i propri cittadini.

“Non hanno alternative – ha spiegato Busetta – : o fanno passare l’Autonomia differenziata oppure dovranno subire un totale cambiamento dell’approccio alla spesa. Oggi la distribuzione delle risorse nel Paese va contro quel che prevede la Costituzione italiana, secondo la quale tutti gli individui hanno gli stessi diritti. Ma dalla fine della seconda guerra mondiale le risorse vengono distribuite in modo diseguale tra i cittadini del Nord e quelli del Sud”.

“Se non passa l’Autonomia differenziata – ha sottolineato l’Economista – e si fa valere la Costituzione, è stato calcolato che il Nord dovrebbe restituire ogni anno circa sessanta miliardi di euro. Ecco perché, come dicevo, o passa l’Autonomia differenziata oppure, a tassi di crescita come quelli che abbiamo avuto negli ultimi vent’anni, la distribuzione della spesa dovrà cambiare in modo sostanziale. E affermare il concetto che un bambino nato a Reggio Calabria ha gli stessi diritti di quello nato a Reggio Emilia. Se passa l’Autonomia differenziata sarà legittimato quel che adesso è soltanto un furto non autorizzato. E che vi sia, come oggi è, un Paese di serie A e una colonia di serie B”.

Zaia, dal canto suo, ha sempre attaccato su veri o presunti sprechi della nostra regione: “La Sicilia, che ha gli stessi abitanti del Veneto – ha dichiarato nel marzo di due anni fa al Gazzettino Veneto -, ha quattro corti d’appello, noi ne abbiamo una. Il Veneto quando deve ricorrere al Tar deve andare in Consiglio di Stato, mentre in Sicilia si resta in Regione. Lì ci sono ventiduemila forestali contro quattrocento in Veneto. Gli sprechi di una regione come la Sicilia non sono un danno per il Veneto, ma per i cittadini siciliani”.

Ci sarebbe da ribadire che, secondo l’Agenzia dei Conti pubblici territoriali istituita da Carlo Azelio Ciampi, lo scippo annuale del Settentrione nei confronti del Meridione può essere valutato in circa cinquanta miliardi di euro.

Ma Zaia va avanti per la sua strada, che è quella di gestire, in Veneto, una quantità ancora maggiore di denaro rispetto a quella che già gestisce.

Della questione Autonomia e differenze di distribuzione della ricchezza, il Quotidiano di Sicilia si occupa da tempo.
Per esempio, nel marzo dello scorso anno, sull’argomento Rosario Faraci, ordinario di Economia e Gestione delle Imprese dell’Università di Catania, aveva detto: “Privilegiando il triplice meccanismo dei costi standard, della spesa storica e del calcolo del fabbisogno, si è voluto dare di più a chi aveva già di più, di meno a chi possedeva di meno. Così, grazie a questi Robin Hood all’incontrario, mancano, in Italia, quella coesione territoriale e quei meccanismi di perequazione che anche il buon senso vorrebbe”.

Non solo: come sottolineato nell’agosto scorso in un articolo sul Quotidiano del Sud dal Cesare Mirabelli, già presidente della Corte Costituzionale, “Sarebbe impietoso mettere a raffronto nell’arco di tempo della annunciata perequazione l’ammontare degli investimenti e la realizzazione di infrastrutture nel Sud e nel Nord. Lo squilibrio, anziché ridursi, si è vistosamente accresciuto”.

In ogni caso, adesso la questione Autonomia differenziata – e il dossier consegnato da Zaia al precedente ministro, Francesco Boccia – è nelle mani della ministro per gli Affari regionali Mariastella Gelmini, che ha ricordato come nella Legge di Bilancio di quest’anno ci sia anche la legge quadro sull’argomento.

Secondo quel che si prevede, il Parlamento dovrebbe approvare una legge quadro tra gennaio e febbraio. Poi Regioni e Stato dovrebbero siglare una pre-intesa che sarà trasmessa alle commissioni di Camera e Senato che potranno proporre modifiche. Infine Stato e Regione chiuderanno l’intesa dopo l’approvazione a maggioranza assoluta da parte delle due Camere.

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