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Bancarotta, misure cautelari per esponenti gruppo Pelonero

redazione web

Bancarotta, misure cautelari per esponenti gruppo Pelonero

giovedì 30 Luglio 2020

Sono state eseguite dalla Guardia di finanza di Agrigento in esecuzione del provvedimento del Gip su richiesta della Procura. L'operazione, denominata "Malebranche", vede ventidue persone indagate. Coinvolti dodici negozi all'ingrosso

La Guardia di Finanza di Agrigento ha eseguito tredici misure cautelari, disposte dal gip Luisa Turco su richiesta del procuratore capo Luigi Patronaggio e dei sostituti Alessandra Russo e Paola Vetro, nei confronti dei responsabili del gruppo imprenditoriale agrigentino Pelonero.

L’operazione, denominata Malebranche, vede ventidue persone indagate per reati che vanno dalla associazione per delinquere, alla bancarotta fraudolenta, al riciclaggio e all’autoriciclaggio nonché a varie ipotesi di reati tributari.

Le società coinvolte nelle indagini sono dodici e fanno capo al gruppo Pelonero: negozi al minuto e all’ingrosso per la vendita di casalinghi, giocattoli, calzature.

Fra gli arrestati, una commercialista con studio ad Agrigento ritenuta la “mente finanziaria” dell’associazione.

Ai domiciliari, fra gli altri, sono finiti i fratelli Gioacchino e Diego Sferrazza.

Nel corso dell’operazione sono stati sequestrati beni immobili, mobili registrati, conti correnti e altri rapporti finanziari.

Fra il 2013 e 2016 gli indagati avrebbero causato un danno erariale di oltre cinque milioni di euro, mentre l’attivo sottratto ai creditori ammonterebbe a più di quattro milioni e mezzo.

L’indagine sul gruppo nata da una minaccia

L’inchiesta sul gruppo imprenditoriale Pelonero che ha portato alla notifica di tredici misure cautelari (dieci arresti domiciliari e tre obblighi di dimora) è nata nel 2015 dopo un’intimidazione a un curatore fallimentare di una società che faceva capo al gruppo.

Gli inquirenti hanno disposto accertamenti bancari sull’impresa fallita e hanno scoperto operazioni che la collegavano ad altre società della catena.

Sette società fallite e cinque attive

L’indagine della Guardia di finanza ha riguardato sette società fallite e cinque tutt’ora in attività, tutte riconducibili agli imprenditori Sferrazza e al gruppo Pelonero, imprese del settore casalinghi, pulizia della casa e della persona, cosmetica, e giocattoli.

Il meccanismo criminale, per gli investigatori, era semplice: le aziende venivano svuotate in prossimità del fallimento.

“Così facendo è stato creato un danno all’Erario, ma anche ai creditori. E’ stato contestato anche l’auto-riciclaggio – ha spiegato il procuratore capo di Agrigento, Luigi Patronaggio – perché è stata elusa la possibilità di tracciare i flussi di denaro”.

Pm Agrigento, società svuotate dei beni

“Dodici società erano in mano alla stessa famiglia: con la regia di una commercialista venivano progressivamente svuotate dei beni che transitavano da un’impresa all’altra. Creditori, fornitori ed erario in questo modo restavano senza un centesimo. Poi si ripartiva con un’altra azienda intestata a familiari, prestanome e così via”.

Il Procuratore di Agrigento, con queste parole, ha spiegato il meccanismo del crack delle società del gruppo Pelonero che ha portato all’esecuzione di 13 misure cautelari.

Il principale indagato, il cosiddetto “promotore dell’associazione”, è Gioacchino Sferrazza, ex presidente della squadra di calcio Akragas.

Insieme a lui sono finiti ai domiciliari, fra gli altri, anche il padre Gaetano, la moglie Maria Teresa Cani, i figli Fabiana e Gaetano, il fratello Diego con la moglie Giovanna Lalicata e i figli Gaetano e Clelia.

Arresti domiciliari per la commercialista Graziella Falzone.

“È stata lei – ha spiegato il colonnello Rocco Lopane, comandante provinciale della Guardia di Finanza – a trovare le soluzioni tecniche per svuotare le aziende e fare sparire milioni di euro”.

Sequestrata pistola clandestina

Durante le perquisizioni la Guardia di finanza ha trovato una pistola clandestina completa di caricatore con sei cartucce.

Un’arma pronta a far fuoco che era stata lasciata in un cassetto dell’ufficio dell’esercizio commerciale di contrada San Giusippuzzo ad Agrigento.

Si sta cercando a chi fosse da ricondurre la pistola non dichiarata.

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