Lavoro

Banche, emorragia di lavoro oltre 2 mila licenziamenti

In pochi anni molti posti di lavoro in banca sono andati perduti in Sicilia: circa 2.300 posti di lavoro (esattamente 2.308), con la chiusura di 291 sportelli negli ultimi sei anni, oltre alla chiusura di una decina di filiali di Bcc, banche di credito cooperativo. In molti comuni dell’Isola non esiste più̀ uno sportello bancario.

Una condizione che va in netto contrasto con lo scarso utilizzo, da parte di buona parte della popolazione isolana, delle piattaforme informatiche e della banca online. Il sindacato Uilca ha voluto da tempo sollevare la “questione meridionale” e ha chiesto di aprire un confronto con il governo regionale e con le altre parti sociali per riportare la questione nell’agenda governativa. “La Uilca non ha nessuna intenzione di indietreggiare – scrive in un comunicato il segretario generale del sindacato dei bancari, Massimo Masi – sulle proprie posizioni nei confronti di una politica, locale e nazionale, cieca e sorda, da cui più volte sono state sollecitato risposte che non sono mai arrivate e che da anni non investe e che si dimentica di territori che meritano di essere valorizzati”. Sono circa 100 sono i Comuni che negli ultimi anni sono stati privati della presenza di uno sportello bancario. “Queste cifre in continua flessione – afferma Gino Sammarco, dirigente della Uilca Sicilia – dimostrano che l’investimento nel digitale se ha dato benefici ai bilanci di alcune banche, al contempo ha tagliato drasticamente i posti di lavoro e la presenza degli sportelli, con conseguenze rilevanti sia per le famiglie dei bancari che hanno visto ridursi drasticamente il proprio reddito sia per la clientela, specie in alcune zone della Sicilia rimaste scoperte”.

Secondo il sindacato, il taglio degli sportelli è stato fatto in maniera spesso poco ponderata, lasciando scoperti interi territori e tipologie di utenti che ancora non hanno accesso ai servizi internet, per età e fascia sociale. E purtroppo, quello che sembrava essere un posto di lavoro “sicuro” non lo è più. Dai primi anni 2000 le cose sono profondamente cambiate: da un parte la crisi congiunturale che ha finito per colpire anche il mondo dell’alta finanza, che sembrava poterne uscire illeso, dall’altra l’avvento della tecnologia e l’utilizzo sempre più massiccio dell’home banking da parte soprattutto della fascia dei cosiddetti “millenials”, giovani tra i 30 e i 40 anni. Le macchina prendono il sopravvento e si sostituiscono oramai all’uomo: è una realtà nell’industria e nell’agricoltura, adesso anche nel mondo delle banche.

In tutto questo sembra proprio che la Sicilia sia una delle regioni italiane più penalizzate da questo “cambio dei tempi”. Un dato significativo è quello riguardante la riduzione dei bancomat, i famosi sportelli automatici esterni alle banche. Sono 250 gli sportelli automatici in meno in Sicilia negli ultimi 8 anni e ciò sarebbe dovuto alla diffusione capillare dei Pos nei negozi per il pagamento diretto con carta di credito o bancomat e il maggiore utilizzo dei servizi di banca digitale. Secondo la Banca d’Italia gli sportelli bancomat nel 2009 erano 2.526, mentre alla fine del 2016 sono diventati 2.273. Nel 2009 si poteva pagare con il Pos solo in 91.635 negozi siciliani, mentre nel 2016 il numero di dispositivi è cresciuto di oltre il 50 per cento, a quota 136.795. Impressionante il ritmo dell’anno scorso: in 12 mesi hanno fatto la comparsa 14.478 nuovi Pos, con un ritmo di 40 nuovi impianti ogni giorno, festivi compresi.