Economia

Bonus busta paga fino a 60 mila euro, ci siamo: cosa cambierà nel 2024

Il governo Meloni ha intenzione di proseguire nella strada intrapresa già nel 2023 con l’introduzione del taglio del cuneo fiscale, nel tentativo di fornire un aiuto ai lavoratori e contribuenti italiani. Oggi l’importo degli stipendi è condizionato dal riconoscimento di una serie di bonus, tutti in scadenza a fine anno:

  • lo sgravio contributivo riservato ai lavoratori che guadagnano fino a 2.692 euro con il quale spettano fino a 100 euro in più, netti, al mese;
  • il taglio dell’Irpef, con un vantaggio fino a 260 euro l’anno;
  • lo sgravio contributivo riservato alle lavoratrici con almeno due figli di cui almeno uno di età inferiore ai 10 anni. Per le sole lavoratrici con almeno 3 figli (di cui almeno uno minorenne) lo sgravio vale anche nel 2025 e 2026, mentre per le altre come anticipato è in scadenza a fine anno. Lo sgravio vale fino a 3.000 euro l’anno.

Obiettivo della legge di bilancio 2024 è conferma di sgravio contributivo

L’obiettivo è dunque lavorare su queste tre misure per evitare che nel 2025 gli stipendi possano essere più bassi rispetto a quest’anno. A tal fine, fonti governative hanno già fatto sapere che l’obiettivo della prossima legge di Bilancio 2024 è la conferma dello sgravio contributivo per le buste paga d’importo inferiore a 2.692 euro, ma come spiegato dal viceministro dell’Economia e delle Finanze, Maurizio Leo, l’intenzione è di proseguire anche sulla strada della rivisitazione delle aliquote Irpef. A tal proposito, questo ha aggiunto che con la prossima legge di Bilancio bisognerà intervenire a favore del ceto medio, in particolare sulla fascia tra i 50 e i 60 mila euro che al momento è esclusa dai vantaggi della revisione Irpef attuata dall’ultima manovra.

La riforma Irpef 2024

Ma in che modo potrebbe cambiare l’Irpef? Il viceministro al Mef ne ha dato alcune anticipazioni. Ecco per chi potrebbe essere in arrivo un nuovo bonus in busta paga.

Con la legge di Bilancio 2024 si è intervenuti sul secondo scaglione Irpef, quello che comprende i redditi tra i 15 mila e i 28 mila euro. Nel dettaglio, si è passati da un’aliquota del 25% a una del 23%, la stessa utilizzata per i primi 15 mila euro di reddito.

Ciò ha comportato il passaggio a 3 aliquote:

  • fino a 28.000 euro: 23%;
  • tra i 28.000 e i 50.000 euro: 35%;
  • sopra i 50.000 euro: 43%.

Ovviamente, dal momento che l’Irpef è un tributo progressivo, a beneficiare dei vantaggi della riforma sono anche coloro che hanno un reddito superiore a 28.000 euro. La parte di reddito compresa in tale soglia, infatti, è comunque tassata al 23%. Pensiamo ad esempio a un reddito di 40.000 euro. I primi 28.000 euro sono tassati al 23%, i successivi 12.000 con un’aliquota del 35%.

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