LONDRA – La data della Brexit, prevista per il 31 gennaio, è sempre più vicina e nel parlamento britannico si respira aria di festa. Nel vero senso della parola. Infatti, ai sostenitori della Brexit è stato concesso il permesso di organizzare una festa a Parliament Square, nel cuore di Londra, proprio nel giorno in cui il Paese lascierà ufficialmente l’Unione europea. L’evento, organizzato dal gruppo “Leave Means Leave”, avrà luogo tra le 21 e le 23.15 locali. Il Regno Unito lascerà l’Ue alle 23 locali, la mezzanotte in Italia.
Anche il Governo britannico sta cercando dei modi per festeggiare l’addio di Londra a Bruxelles. Il premier Boris Johnson ha detto di essere a favore di una campagna di crowdfunding per rimettere temporaneamente in funzione il Big Ben in modo tale che i londinesi possano udire i rintocchi della sua campana alle 23 precise. Ma la Elizabeth Tower è attualmente in fase di ristrutturazione e il Big Ben suona solo due volte l’anno, la notte di San Silvestro e il Remembrance Day, giorno in cui si onorano i militari caduti nelle guerre del Regno Unito. La messa in funzione dell’orologio, tuttavia, secondo la Camera dei Comuni, potrebbe costare fino a 500 mila sterline, somma che i parlamentari dovrebbero regolarmente approvare.
Al parlamento europeo, però, come accade spesso nei divorzi, non tira la stessa aria. In una risoluzione non legislativa sull’impatto della Brexit sulla vita dei cittadini e sulla libertà di circolazione, approvata in plenaria ieri a Strasburgo, gli eurodeputati hanno espresso preoccupazione riguardo al nuovo regime di residenza permanente nel Regno Unito per i cittadini Ue. In questo regime, infatti, non è previsto un documento fisico che provi l’ottenuto diritto di risiedere nel Regno Unito e un livello di assistenza. Gli eurodeputati, inoltre, hanno messo in discussione l’indipendenza dell’autorità istituita dal Regno Unito per l’attuazione e l’applicazione dell’Accordo di recesso, e ritengono invece che sarebbe utile un controllo congiunto da parte del Parlamento europeo e del Parlamento britannico. La risoluzione inviterebbe ad avviare o intensificare campagne di informazione per i cittadini sui loro diritti e incoraggia l’Ue ad adottare misure che garantiscano la certezza dei diritto ai cittadini del Regno Unito residenti nel territorio degli Stati membri.
La stessa linea di Strasburgo la segue anche il Presidente del Consiglio, Giuseppe Conte. “Sulla Brexit – ha dichiarato – abbiamo concordato la priorità di vigilare sull’attuazione dell’accordo di recesso, in particolare per il rispetto dei diritti dei cittadini, e di assicurare pieno sostegno alla commissione Ue nel negoziato”. Sulla questione è intervenuto anche l’ex premier italiano, Romano Prodi, secondo il quale “tra dieci anni la Gran Bretagna ritornerà nell’Unione europea. L’Europa – ha aggiunto Prodi – era amatissima perché quando si andava avanti c’era l’idea che nascesse qualcosa che poteva avere una voce nel mondo. Quando si è passati dalla Commissione sovranazionale al Consiglio, cioè ai Paesi, si è paralizzata. Da allora ognuno ha cominciato ad andare per conto suo. La Brexit è il sintomo di questi aspetti”.
“Al mondo – ha concluso Prodi – per ogni italiano ci sono 23 cinesi. Abbiamo testa o no? Bisogna capire che dobbiamo stare insieme. L’Europa è ancora l’entità economica più ricca del mondo e in Libia, a due passi da noi, non contiamo niente. Ci vuole intelligenza politica”.