Brexit, “Settlement scheme”, da italiani 290mila domande - QdS

Brexit, “Settlement scheme”, da italiani 290mila domande

Gabriele DAmico

Brexit, “Settlement scheme”, da italiani 290mila domande

mercoledì 19 Febbraio 2020

È il programma che permetterà di vivere nel Regno Unito oltre il 30 giugno 2021. Jill Morris, ambasciatrice ingliese in italia: “I diritti di chi già è nel Regno Unito resteranno invariati fino alla fine della transizione”

LONDRA – Attualmente sono oltre 290 mila gli italiani residenti in Gran Bretagna che hanno già presentato domanda di registrazione al “Settlement scheme” e nessuna di queste è stata rifiutata.
Tre milioni, invece, le domande da parte di cittadini europei che vivono nel Regno Unito e solamente sei sono state rifiutate.

Come spiegato dall’ambasciatrice britannica in Italia, Jill Morris, durante un’audizione davanti alle Commissioni riunite Affari esteri e Politiche Ue, lo “Eu settlement scheme” è un programma che permette di fare domanda per continuare a vivere nel Regno Unito oltre il 30 giugno 2021, valido anche per chi arriverà durante il periodo di transizione, cioè fino alla fine dell’anno in corso. Il programma andrà ad interessara i circa 700 mila italiani che vivono attualmente in Gran Bretagna. Infatti, l’Italia annovera la più numerosa comunità straniera scientifica e di impiegati negli atenei inglesi. Anche gli studenti italiani iscritti negli istituti sono cresciuti negli ultimi anni e sono al momento 16 mila. “Capisco la preoccupazione di tanti cittadini italiani che hanno scelto di vivere e studiare nel Regno Unito” ha detto Morris, che ha voluto “rendere omaggio come ha fatto il primo ministro Johnson nell’incontro con il premier Conte al contributo enorme degli italiani nel Regno Unito”.

L’ambasciatrice britannica ha ricordato, inoltre, che “i diritti di chi già è nel Regno Unito resteranno invariati e questo vale per tutti gli arrivi fino alla fine del periodo di transizione”. Dei 700 mila italiani nel Regno Unito un bel gruppo – forse 300 mila – ha doppia cittadinanza. “Per loro non c’è ovviamente bisogno di registrarsi”, ha spiegato l’ambasciatrice.

“Ovviamente – ha concluso Morris – ci sono casi di cittadini vulnerabili che hanno bisogno di più cura e abbiamo più di 50 organizzazioni e associazioni finanziate dal ministero dell’Interno disponibili a dare una mano e aiutare chi è vulnerabile e trova più difficile accedere al sistema (di registrazione al Settlement scheme, ndr)”.

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