Bufale, "durante la pandemia un delirio dell' informazione" - QdS

Bufale, “durante la pandemia un delirio dell’ informazione”

Pietro Crisafulli

Bufale, “durante la pandemia un delirio dell’ informazione”

lunedì 29 Giugno 2020

Nostra intervista al sociologo siciliano Francesco Pira, presidente del neonato Osservatorio nazionale sulle fake news di Confassociazioni, che si propone di individuare soluzioni per contenere un fenomeno sempre più socialmente invasivo. Fondamentale il ruolo del giornalista

C’è un
siciliano a presiedere il neonato Osservatorio Nazionale sulle Fake News di
Confassociazioni. 

Si tratta di Francesco
Pira, 54 anni, sociologo e professore di comunicazione e giornalismo dell’Università
di Messina, il quale ha sottolineato come l’Osservatorio
vuol analizzare le fake news sotto molteplici punti di vista per individuare
non solo i fattori chiave dal punto di vista della comunicazione e
dell’informazione, ma anche i percorsi, i modelli, le best practices per contrastarne la diffusione.

  • Soluzioni più che analisi, insomma…

Infatti: il
fenomeno ha bisogno soprattutto di soluzioni, per cui è fondamentale
individuare misure concrete in grado di contrastare il dilagare delle fake news
che stanno intaccando e inquinando il mondo della comunicazione rendendo a
volte impossibile distinguere le informazioni corrette e veritiere dalle
bufale.

  • Si può
    affermare che le fake news sono il peggior
    nemico dei media?

Assistiamo
a una trasformazione profonda della società, al progressivo indebolimento delle
istituzioni, alla perdita di ruolo di rappresentanza come corpi intermedi dei
partiti politici, osserviamo come vi sia ormai una completa mediatizzazione dei
processi di costruzione dell’opinione pubblica. Gli individui appaiono profondamente
destabilizzati. A dispetto del numero “infinito” di informazioni a cui ognuno
di noi può avere accesso, si stanno invece riducendo gli strumenti e gli spazi che
consentono una reale e continuativa partecipazione dei cittadini allo sviluppo
della democrazia. Le fake news rappresentano il
grande nemico della credibilità dei media e il motore della post verità
e non si tratta di un fenomeno a carattere casuale o episodico.

  • Le
    fake news sono velocissime….

Nel volume Giornalismi, scritto con il collega Andre Altinier, al mio fianco anche nell’Osservatorio come vicepresidente esecutivo,  abbiamo tracciato un modello, che abbiamo definito esagono delle fake news, per identificare quelle caratteristiche che fanno delle fake news una “arma di disinformazione di massa”. Di fatto le false notizie, la disinformazione, intesa come l’uso strumentale e manipolatorio delle informazioni per definire una specifica narrazione e visione del mondo, la disinformazione,intesa come informazione senza alcuna attinenza al reale ma con intento manipolatorio, sfruttano le dinamiche di circolazione dei flussi informativi sulla Rete per penetrare nei diversi nodi e sfruttare l’effetto a cascata che le piattaforme social favoriscono. La velocità e la crossmedialità, ossia la capacità di passare da un media ad un altro, fanno si che le fake news, immesse nel vortice della nuova comunicazione, hanno un peso, una capacità di produrre danni enormemente più grande che in qualunque altro momento storico.

  • Ne
    ha parlato di recentemente anche il Copasir…

Infatti: il Comitato parlamentare per la
sicurezza della Repubblica ha sottolineato la gravità del fenomeno. Tanto che
il presidente dell’organismo ha dichiarato proprio che la pandemia di
coronavirus “è stata al centro di una diffusa attività di disinformazione
online, nella quale si sono inseriti attori statuali, attori strutturati, che
intendono manipolare il dibattito politico interno, influenzare gli equilibri
geopolitici internazionali, incitare al sovvertimento dell’ordine sociale e
destabilizzare l’opinione pubblica in merito alla diffusione del contagio e
alle misure di prevenzione e cura”.

  • Durante
    la pandemia le fake news hanno invaso le nostre vite…

L’emergenza coronavirus e
il lockdown hanno mostrato il fenomeno in tutta la sua gravità, in un
altalenante ciclo di informazioni spesso contraddittorie che hanno pesato
enormemente nell’opinione pubblica, generando una pericolosa situazione di
infodemia, con una quantità eccessiva di informazioni circolanti che hanno reso
difficile alle persone comprendere ciò che stava accadendo e individuare fonti
affidabili. Dalla infodemia siamo passati alla psicodemia, con le persone che
hanno cominciato ad avere paura, attacchi di panico.

  • E
    oggi qual è la situazione?

All’avvio della Fase 3,
perdura un clima d’incertezza che il sistema dell’informazione fatica a
interpretare. Diventa improcrastinabile il superamento della crisi del giornalismo, deve riacquistare il suo ruolo
di “Cane da guardia della democrazia” proprio mettendo in campo con
un’opera costante di smentita delle fake news. In questa battaglia “diventa fondamentale il fact checking,
il controllo delle fonti un tempo rigorosa regola dei media tradizionali”.

  • Al
    giornalista tocca il ruolo di chi smonta le bufale?

Wolfgang Blau, direttore
delle strategie digitali della testata britannica The Guardian, sostiene che “Adesso
che così tanti cittadini consumano notizie attraverso i social media, compito sociale del giornalista consiste
anche nello smontare false voci, una volta che superino una certa soglia
di visibilità”. Per raggiungere questo obiettivo è necessario che le
testate giornalistiche costruiscano a
poco a poco una propria comunità di lettori individuando, attraverso network di
professionisti, temi sensibili per l’opinione pubblica e puntando sulla qualità
dei contenuti e l’utilizzo di format innovativi da declinare con diversi
strumenti: carta stampata, tv, radio e web”.

  • Non
    sembra un’operazione semplice…

Si tratta ovviamente di un percorso lungo e costoso ma soltanto l’autorevolezza così conquistata può
difendere la democrazia dal qualunquismo e dalla propaganda.

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