Caltagirone, ceramista arrestato per l'omicidio della moglie - QdS

Caltagirone, ceramista arrestato per l’omicidio della moglie

redazione web

Caltagirone, ceramista arrestato per l’omicidio della moglie

sabato 15 Agosto 2020

Trovato con la donna morta nell'androne di casa dopo una violenta lite sul pianerottolo. L'uomo, ora in carcere, "è caduta dalle scale". La donna voleva separarsi. La coppia aveva due figli

Per la Procura di Caltagirone non ci sono dubbi: quello avvenuto a Caltagirone è un femminicidio che ha portato all’arresto da parte della polizia del marito della vittima.

Gli agenti erano intervenuti dopo l’allarme lanciato da vicini di casa che avevano sentito delle urla. Erano quelle di una lite, l’ennesima, tra marito e moglie.

Tanto che la donna aveva avviato le pratiche per la richiesta della separazione.

Giuseppe Randazzo, 50 anni, ceramista, ha atteso a casa il rientro dal lavoro della donna, Caterina Di Stefano detta Catya, 46 anni, assistente socio-sanitaria, in un condominio di via Pietro Mascagni, nel centro di Caltagirone.

Voleva riallacciare la relazione ma la donna rifiutava l’ipotesi: ne è nato, invece, un violento alterco, finito nel sangue.

Lui, trovato dalla polizia accanto alla moglie, sotto choc, in lacrime e in evidente stato confusionale, agli uomini del commissariato di Caltagirone non ha saputo fornire una spiegazione dell’accaduto.

Dopo un lungo interrogatorio, durante il quale avrebbe ammesso di avere litigato con la moglie, ma sostenendo che la donna sarebbe caduta dalle scale, la Procura di Caltagirone ha disposto l’arresto dell’uomo per omicidio volontario.

Randazzo è stato condotto in carcere prima della mezzanotte di ieri.

Le indagini, che si sono avvalse dei rilievi della polizia scientifica, non sono state semplici perché sul corpo della donna non c’erano segni di colpi di arma da taglio o di arma da fuoco.

Il medico legale ha accertato la presenza soltanto di escoriazioni e fratture.

Sarà l’autopsia a chiarire l’esatta causa del decesso che potrebbe essere un ematoma cerebrale o asfissia.

A indirizzare le indagini della Polizia anche segni di colluttazione che presentava anche l’uomo.

La coppia, da tempo in crisi, aveva due figli, un maschio e una femmina.

La vittima lavorava nell’assistenza di disabili del Calatino. Era una donna forte e determinata.

Come emerge dal suo profilo Facebook dove si definiva “solare, estroversa, amante della vita”, e aggiungeva “non mi arrendo mai, odio le persone false, ma soprattutto odio gli ipocriti e i meschini…”.

Sempre sul proprio profilo Catya si definiva “presentatrice presso Facebook app” oltre che “operatore Socio Sanitario” e si indica come “separata”.

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