TRAPANI – Le diverse aggressioni subite dagli agenti penitenziari del carcere di Trapani hanno accesso ancor di più i riflettori su una problematica di sicurezza che da tempo si trascina attorno all’istituto trapanese.
I problemi riguardano anzitutto l’organico, con un notevole sottodimensionamento della pianta organica, e poi ci sono anche limitazioni di tipo strutturale. Tutte condizioni che rendono il penitenziario trapanese estremamente a rischio sul piano della sicurezza. Secondo La Uilpa, sindacato di categoria, nel carcere di Trapani si registra una carenza di oltre 40 unità di polizia penitenziaria.
“Mancano gli ordini di servizio – dice Gioacchino Veneziano, segretario generale dalla Uilpa polizia penitenziaria siciliana – che tengano conto delle responsabilità negli accorpamenti dei posti di servizio, troppe le continue violenze verbali e regolamentari dei detenuti verso il personale che impongono l’invio del gruppo operativo mobile, ed in ultimo ma non per importanza affiorano addirittura comportamenti antisindacali, giacché il direttore viola addirittura le disposizioni imposte dal provveditore regionale. Vogliamo svegliare le coscienze politiche invitando deputati regionali, sindaci, assessori, consiglieri per supportare la nostra battaglia di dignità e di rispetto delle regole”.
Nelle ultime settimane si sono susseguite una serie di aggressioni da parte di reclusi nei confronti degli agenti. Un poliziotto è stato colpito al volto, un altro detenuto ha minacciato e picchiato alcuni agenti con un bastone; addirittura c’è stata pure un’aggressione con del liquido bollente gettato su una guardia carceraria.
“La cosa grave è che la direzione del carcere – sostiene il segretario generale del sindacato Sappe, Donato Capece – ha deciso di concentrare tutti i detenuti che si sono resi responsabili di atti violenti contro il personale e finalizzati ad alterare l’ordine e la sicurezza interna, in una unica sezione detentiva ‘Tirreno’, creando di fatto una bomba a orologeria, sempre pronta ad esplodere, come sta succedendo”.
Una situazione che è stata analizzata anche dal deputato regionale trapanese Dario Safina che parla di situazione che si protrae da troppo tempo senza riscontri risolutivi malgrado le numerose segnalazioni e proteste poste in essere dai sindacati di polizia penitenziaria: “Condivido totalmente le rivendicazioni della polizia penitenziaria – afferma Safina -. Al carcere Cerulli di Trapani-Erice serve rimpinguare l’organico con almeno altre 40 unità e, al contempo, sarebbe auspicabile la sospensione dei procedimenti disciplinari scaturiti proprio dalla carenza di organico. Il personale di polizia penitenziaria, a Trapani, è costretto ad operare su più fronti e questo non agevola certamente il corretto svolgimento del delicato compito a cui gli agenti sono chiamati. Mi risulta, inoltre, dalle numerose segnalazioni pervenute dai sindacati di categoria, che gli accordi regionali in termini di rinfoltimento del gruppo operativo mobile non siano rispettati: eppure al carcere di Trapani-Erice gli agenti in forza attualmente più volte hanno lanciato l’allarme circa l’impossibilità nel far rispettare le regole all’interno del carcere. Un allarme, quello lanciato insistentemente negli ultimi anni, che è rimasto inascoltato anche di fronte all’evidenza delle sempre più numerose aggressioni di agenti all’interno del Pietro Cerulli”.