Caso Bonus, niente privacy per i "furbetti" delle partite Iva - QdS

Caso Bonus, niente privacy per i “furbetti” delle partite Iva

redazione

Caso Bonus, niente privacy per i “furbetti” delle partite Iva

mercoledì 12 Agosto 2020

Il Garante della protezione dei dati personali si è espresso sulla vicenda: “I nomi si possono pubblicare, a maggior ragione se i beneficiari svolgono funzione pubblica”. Intanto qualcuno confessa e assicura di aver dato il contributo in beneficenza

Niente privacy per i “furbetti” del bonus Partite Iva. La conferma è arrivata dal Garante della protezione dei dati personali. “In relazione alla vicenda del bonus Covid – ha precisato – sulla base della normativa vigente, la privacy non è d’ostacolo alla pubblicità dei dati relativi ai beneficiari del contributo laddove, come in questo caso, da ciò non possa evincersi, in particolare, una condizione di disagio economico-sociale dell’interessato (art. 26, comma 4, d.lgs. 33 del 2013)”.

“Ciò vale a maggior ragione – ha aggiunto – rispetto a coloro per i quali, a causa della funzione pubblica svolta, le aspettative di riservatezza si affievoliscono, anche per effetto dei più incisivi obblighi di pubblicità della condizione patrimoniale cui sono soggetti (cfr., ad es., artt. 9 L. 441/1982 e 5 d.l. 149/2013, convertito, con modificazioni, dalla L. n. 13 del 2014).

Il Garante, poi, ha comunica che sarà aperta una istruttoria in ordine alla metodologia seguita dall’Inps rispetto al trattamento dei dati dei beneficiari e alle notizie al riguardo diffuse.

Morassut: “Chi l’ha chiesto chieda scusa”
“Sarebbe opportuno che i parlamentari che hanno chiesto ed ottenuto il bonus Inps per l’emergenza Covid – ha detto il sottosegretario all’Ambiente, Roberto Morassut – si facessero avanti e chiedessero scusa agli italiani e agli altri colleghi parlamentari che si comportano con dignità e onore come stabilisce l’ordinamento”.

“A volte l’opportunità dei comportamenti vale quanto la legalità. Questo è uno di quei casi e davvero non c’è molto da argomentare. Non è giustizialismo o anti politica chiedere che la funzione parlamentare venga svolta con sobrietà e misura oltre che nei limiti della legalità. La crisi degli istituti parlamentari dipende anche da comportamenti che spesso hanno gonfiato le vele già potenti dell’antipolitica”.

Quegli strani casi dei bonus dati in beneficenza
Intanto, qualcuno ha già “confessato”, premurandosi, però di specificare che il contributo ottenuto è stato devoluto in beneficenza. È il caso, ad esempio, del consigliere regionale del Piemonte del Pd, Diego Sarno. “Quando sbaglio – ha scritto su Facebook – sono il primo ad ammetterlo, come anche in questo caso, ma il mio è stato un errore di sottovalutazione e non una volontà da ‘furbetto’ a cui ho cercato di rimediare subito. La mia compagna fa questo di lavoro da sempre gestisce la contabilità riguardante la mia attività professionale. Durante il lockdown, per provare diverse procedure ha usato la sua partita Iva e anche la mia (avendone due tipologie diverse) così da essere pronta per assolvere senza errori e con una maggiore velocità le molte procedure gestite per i clienti dello studio nel quale lavora. Quando è uscito il bonus per gli autonomi, come sempre ha usato la mia partita Iva per provare la procedura e nella contemporaneità di quelle degli altri clienti ha concluso anche la mia per errore. Quando me lo ha detto, e qui c’è l’errore di sottovalutazione e poca attenzione, ho lasciato correre dando per scontato che il bonus non mi sarebbe stato concesso vista la mia situazione reddituale. Nelle settimane successive, quando ho visto l’accredito sul mio conto corrente ho cercato una soluzione e non sapendo di poter restituire la somma direttamente ad Inps, ho effettuato un bonifico pari all’importo ricevuto delle due tranche da 600 euro come beneficenza per l’emergenza Covid. Non ho sentito l’esigenza di raccontarlo prima, ma oggi vista l’onda mediatica e avendo un ruolo pubblico sento il bisogno di raccontarlo per trasparenza e onestà intellettuale”.

Simile, la “confessione” di Alessandro Montagnoli, consigliere regionale della Lega. “Ci sono momenti nella vita – ha scritto su Facebook – in cui puoi fare finta di nulla o scegli di dire semplicemente come stanno le cose. Ho deciso di affrontare questa situazione a testa alta. Durante l’emergenza coronavirus in forma anonima ho aiutato delle realtà sociali impegnate nella sanità del territorio. Quando è uscito il decreto Cura Italia, che riguardava tutti i lavoratori autonomi, ho deciso con mia moglie di richiedere il bonus con l’intento fin da subito di devolverli per l’emergenza Covid e a chi lavora nella Protezione Civile. Ho sbagliato: con il senno di poi ho fatto una leggerezza, ma in buona fede. Questi soldi ero sicuro sarebbero stati spesi bene, dal territorio per il nostro territorio”.

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