AUGUSTA (SR) – Ha preso il via l’iter per il restauro del castello Svevo di Augusta. L’Assessorato regionale ai Beni culturali, infatti, ha stanziato 5 milioni di euro per “Il consolidamento, il restauro e la fruizione” del monumento simbolo della città di Augusta.
Il finanziamento proviene dal “Fondo sviluppo e coesione 2014-2020 – Patto per il sud”. La Sovrintendenza ai Beni Culturali di Siracusa ha elaborato un progetto che si articola in due distinte fasi. La prima prevede la demolizione di quelle sovrastrutture che appesantiscono il castello ed il ripristino della struttura originaria. Si procederà anche alla riqualificazione del portico del lato ovest, al consolidamento delle volte del piano terreno, alla sistemazione dell’area esterna per agevolare l’accesso allo storico edificio.
La seconda fase verrà effettuata in base a quello che ci si aspetta di trovare durante gli interventi. Nella prima fase, pertanto, saranno eliminate tutte le strutture realizzate alla fine dell’ottocento allorché il castello divenne un importante penitenziario, funzione che mantenne fino al 1978 quando i detenuti vennero trasferiti nel nuovo carcere sito nei pressi di Brucoli. Tuttavia anche le strutture carcerarie rappresentano una importante testimonianza storica e, quantomeno, non dovrebbero essere demolite del tutto. A tal proposito la presidente dell’Archeoclub d’Italia Onlus sede di Augusta, Mariada Pansera, ha inviato una lettera alla Sovrintendente ai Beni Culturali di Siracusa, Donatella Aprile, con cui chiede che si conservi una minima parte della struttura carceraria. “In riferimento alle notizie relative all’intervento di restauro del Castello Svevo di Augusta a cura di codesta Soprintendenza, – scrive Mariada Pansera – Archeoclub d’Italia Onlus sede di Augusta, visionate le parti del bando di gara aventi per oggetto il restauro del suddetto Castello, pone all’attenzione una riflessione con l’auspicio che possa essere presa nella dovuta considerazione”.
“Pur condividendo la necessità di eliminare le cosiddette superfetazioni che gravano sulla struttura originaria provocandone lo scivolamento – prosegue Mariada Pansera – ciò non di meno corre l’obbligo, a nostro avviso, di conservare e tutelare almeno una parte dell’architettura penitenziaria testimone di periodi storici vissuti dalla città in taluni casi ancora vivi nei ricordi dei nostri concittadini; basti pensare al legatore di libri, il fabbro o il falegname cui spesso i cittadini di Augusta si rivolgevano per le proprie esigenze. A queste si aggiungano eventuali testimonianze grafiche lasciate nel corso del tempo dai detenuti all’interno delle proprie celle che ci aiuterebbero a meglio comprendere non solo i loro stati d’animo ma anche il sogno della realtà del fuori.
“Auspichiamo, pertanto,- conclude la presidente della sezione megarese dell’Archeoclub – che la Sovrintendenza faccia proprie queste nostre considerazioni di conservazione della memoria storica così come ne ha tenuto conto in ambito di altri restauri. Fiduciosi della sensibilità sempre dimostrata da codesta Soprintendenza nell’ascoltare la storia, voglia accogliere la nostra riflessione. Rimaniamo comunque in attesa di un cortese riscontro dichiarandoci pronti ad un incontro che possa ulteriormente chiarire la nostra riflessione”.