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Catania, Bancarotta gruppo Tecnis, arresti e sequestri

redazione web

Catania, Bancarotta gruppo Tecnis, arresti e sequestri

venerdì 21 Febbraio 2020

L'accusa nei confronti di Concetto Bosco, Mimmo Costanzo e degli altri due destinatari della misura cautelare è bancarotta fraudolenta per distrazione in concorso. La Procura, "società spogliata di quasi cento milioni". Le vicissitudini giudiziarie dell'azienda

La Guardia di Finanza di Catania, nel corso dell’operazione denominata “Arcot”, ha eseguito un’ordinanza di custodia cautelare nei confronti di quattro persone indagate per la bancarotta della Tecnis Spa, una delle principali aziende italiane nel settore delle costruzioni, e di una serie di società controllate, dichiarata dal tribunale di Catania nel giugno del 2017.

I militari hanno anche effettuato sequestri di beni per un valore complessivo di novantaquattro milioni di euro .

Chi sono i quattro indagati

Gli indagati, accusati di bancarotta fraudolenta per distrazione in concorso sono, Mimmo Costanzo e Concetto Bosco, il fratello di quest’ultimo, Orazio, e Gaspare Di Paola, ritenuto un prestanome degli imprenditori.

Concetto Bosco, 57 anni, è indagato nella qualità di amministratore di fatto del gruppo imprenditoriale Tecnis e amministratore unico di una consortile dello stesso gruppo, la TerniRieti Scarl, utilizzata, secondo l’accusa, per “drenare risorse finanziarie dalla Tecnis”.

Mimmo Costanzo, 58 anni, per la Procura anche lui amministratore di fatto del gruppo Tecnis, sarebbe con Concetto Bosco “la mente organizzativa del progetto criminale realizzato attraverso la distrazione di flussi monetari convogliati verso società dagli stessi dirette”.

Orazio Bosco, 56 anni, è accusato di essere stato amministratore di società, come la Ing. Pavesi & C. Spa e Iniziative turistiche srl, che sarebbero state “tutte beneficiarie ingiustificate di flussi finanziari provenienti da Tecnis”.

Gaspare Di Paola, 69 anni, è indicato dalla Procura come “consapevolmente prestanome a disposizione di Bosco e Costanzo” e amministratore unico della TerniRieti scarl e dell’Ing. Pavesi & C. Tecnis Spa, con sede legale a Tremestieri Etneo, è una delle realtà più significative nel panorama nazionale delle imprese di costruzioni generali, di ingegneria e general contracting, attiva nella realizzazione di grandi opere infrastrutturali, in Italia e all’estero.
Il Gip di Catania ha disposto gli arresti domiciliari.

La Procura, “società spogliata di quasi cento milioni”

“Le criminose condotte predatorie poste in essere dal management della Tecnis” hanno “spogliato la società di quasi cento milioni di euro dal 2011 al 2014, aggravandone il dissesto e rendendola insolvente”.

Questa la ricostruzione della Procura di Catania della presunta bancarotta che ha portato agli arresti domiciliari quattro persone.

“Lo schema fraudolento congegnato e perseguito dai soggetti arrestati”, secondo la Procura, si è caratterizzato per “la concessione da parte di Tecnis di consistenti e vorticosi finanziamenti infragruppo ‘non onerosi’ diretti alle consorziate”.

Le imprese beneficiarie, a loro volta, “anche con movimentazioni bancari realizzate nella stessa giornata, hanno veicolato le liquidità in questione a favore di società estranee al gruppo di riferimento, ma sempre dirette, anche con la presenza di prestanome, da Concetto Bosco e Mimmo Costanzo”.

Per la Procura “il profitto criminale originatosi dalla bancarotta fraudolenta veniva destinato, tra l’altro, alla realizzazione di strutture sportive e ricettive nel settore del turismo golfistico, la cui costruzione, in larga parte, veniva anche affidata alla stessa ‘depredata’”.

Secondo l’accusa, “la compagine criminale, dunque, finanziata da mezzi tratti dalla società poi finita in amministrazione straordinaria, non remunerata per il malcelato finanziamento, realizzava distinti compendi societari senza dover ricorrere all’investimento di proprie risorse”.

I pm, Bosco e Costanzo ancora operativi sul mercato

Gli imprenditori Mimmo Costanzo e Concetto Bosco secondo la Procura di Catania “risultano ancora oggi operativi sul mercato attraverso la società Amec srl, costituita alla fine del 2017, con sede a Santa Venerina, che opera nel settore costruzioni generali e delle infrastrutture, con un fatturato annuo dichiarato di 11 milioni di euro”.

Dalle indagini di militari del nucleo di Polizia economica finanziaria della Guardia di finanza di Catania è emerso che la società, la cui denominazione sarebbe l’acronimo di Ancora Mimmo e Concetto, sarebbe beneficiaria di un affitto d’azienda operato da Cogip infrastrutture srl e risulta aggiudicataria di commesse pubbliche, di recente avrebbe vinto un appalto dell’Anas da 50 milioni di euro.

Il fatturato proveniente da appalti affidati da enti

Il gruppo ha realizzato la quasi totalità del proprio fatturato eseguendo appalti affidati da Enti.

All’avvio della procedura di amministrazione straordinaria, il Gruppo disponeva di un portafoglio commesse pari a 700 milioni di euro, aveva circa 600 dipendenti ed era gravato da un passivo accertato di quasi 180 milioni di euro, di cui 94 milioni per debiti erariali.

Costanzo e Concetto Bosco erano stati posti agli arresti domiciliari dal 22 ottobre 2015 al 22 marzo del 2016, con l’accusa di corruzione e turbativa nell’ambito di due inchieste della Procura di Roma, “Dama nera” e “Dama nera 2”, su presunte tangenti all’Anas.

Pm, attività predatoria dagli imprenditori

“Quest’indagine – ha detto il procuratore della Repubblica Catania Carmelo Zuccaro parlando ai giornalisti – ci ha fornito un quadro probatorio particolarmente consistente che evidenzia l’attività predatoria che è stata compiuta dagli imprenditori che gestivano la Tecnis Spa”.

“E’ un operazione che evidenzia come imprenditori particolarmente spregiudicati – ha aggiunto – facciano la parte del leone nell’aggiudicarsi appalti pubblici, non solo in Sicilia ma su tutto il territorio nazionale, e giocando sporco riescono a vincere la concorrenza di altri imprenditori meno spregiudicati”.

“Ovviamente questo arreca nell’intero sistema complessivo della gestione degli appalti pubblici un enorme danno – ha osservato Zuccaro – perché imprenditori corretti non riescono ad aggiudicarsi questi appalti”.

“Il problema – ha concluso Zuccaro – è che Costanzo voleva perpetuare questo sistema perché, resosi conto che ormai la Tecnis era in una situazione di particolare difficoltà, già aveva cominciato ad aprire un’altra società, la Amec, che stava già cominciando ad aggiudicarsi determinate commesse pubbliche e nella quale i Bosco Lo Giudice e i Costanzo stavano spostando parte della loro attività in modo da perpetuarla nel tempo”.

Zuccaro, Costanzo ammise pagamenti ai Santapaola

“Non dimentichiamo – ha aggiunto Zuccaro – che Mimmo Costanzo alcuni anni fa, dopo iniziali reticenze, si decide ad ammettere, che la sua famiglia, il padre e poi lui stesso, direttamente pagavano alla famiglia Santapaola delle somme di denaro anche cospicue, ma assolutamente irrisorie rispetto a quelli che noi riteniamo di essere stati i benefici che ha ricavato da questa protezione che gli veniva accordata”.

“Non vi è dubbio che questo modo di procedere predatorio nei confronti delle propria aziende – ha aggiunto – in realtà nascondeva anche la necessità di alimentare la corruzione e di ottenere indebiti vantaggi dai rapporti con l’associazione mafiosa. Però’ questo non è direttamente l’oggetto di questo procedimento”.

La storia dell’azienda

La Tecnis venne fondata nel 1997 da due costruttori catanesi, Concetto Bosco Lo Giudice, titolare della Ing. Pavesi & C., e Francesco Domenico Costanzo, noto come Mimmo.
Fin da subito, si affermò come una delle maggiori realtà imprenditoriali regionali e nazionali nel settore delle costruzioni, aggiudicandosi numerosi appalti in Italia e all’estero: nel 2014 secondo la classifica elaborata dalla testata Il Sole 24 ore sulle prime cinquanta imprese italiane di costruzioni, la Tecnis figurava al quindicesimo posto nella graduatoria, la prima nell’Italia meridionale.

Nel 2015 l’azienda etnea fu interessata dall’inchiesta giudiziaria sull’Anas denominata Dama Nera aperta dalla Procura della Repubblica di Roma.

All’inchiesta della procura capitolina, fece seguito il provvedimento emesso dalla Procura della Repubblica di Catania, che deliberò il sequestro di tutte le aziende riconducibili a Bosco e Costanzo, tra cui la stessa Tecnis.

Le vicende giudiziarie hanno però avuto ripercussioni sulle attività dell’azienda, causando il blocco dei cantieri e la cassa integrazione guadagni per i suoi dipendenti.

Per l’azienda, nel frattempo commissariata, la Prefettura di Catania nominò come commissario straordinario il prof. Saverio Ruperto.

Nel 2017 il Tribunale di Catania, su richiesta della Procura, dispose il dissequestro dell’azienda che venne così restituita ai proprietari.

Dopo il dissequestro, il Ministero dello sviluppo economico aveva ammesso l’azienda all’amministrazione straordinaria per il salvataggio e rilancio delle grandi aziende in crisi e confermato Ruperto commissario straordinario per consentire la ripresa delle sue attività.

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