19 ragazzi scout tra i 17 e i 20 anni provenienti da tutta la Sicilia, durante questo weekend, hanno avuto la possibilità di sperimentare l’essere caregiver
CATANIA – Si è conclusa domenica scorsa “La musica nel cuore”: la due giorni dedicata all’inclusione e alla disabilità organizzata nell’ambito degli Epppi (eventi promossi e finanziati annualmente dall’Agesci Sicilia) da 17 capi scout etnei e dalle associazioni Vita 21, Comunicare è vita e Guardastelle, con il supporto logistico di Amts che ha messo a disposizione un bus elettrico per il trasporto dei partecipanti dalla stazione di Catania ai locali del seminario Arcivescovile etneo, luogo presso cui si è svolta la due giorni grazie all’ospitalità del prorettore Don Salvatore Cubito. 19 ragazzi scout tra i 17 e i 20 anni provenienti da tutta la Sicilia, durante questo weekend, hanno avuto la possibilità di sperimentare l’essere caregiver grazie alle famiglie delle tre associazioni che gli hanno affidato i loro figli affetti da diversi tipi di disabilità, dalla sindrome di Down a quella di Angelman, per un giorno.
Fondamentale per la riuscita della due giorni è stata la presenza dell’associazione Guardastelle che grazie ai suoi giovanissimi attori e al presidente Paolo Filippini ha guidato gli scout nell’organizzazione e nella messa in scena della promo del loro prossimo spettacolo: “Giallo”. Una performance che ha sottolineato l’importanza del prendersi cura delle persone, proprio come ci si prende cura di un seme piantato che germoglia e cresce solo grazie alle nostre attenzioni. Attenzioni che gli permettono di divenire poi un bellissimo girasole. In parallelo alla preparazione dello spettacolo, le famiglie delle associazioni hanno avuto la possibilità di partecipare alla tavola rotonda di Paolo Franzese, digital coach partenopeo, dal titolo “Il potere dell’imprevisto”.
“Ho raccolto gli sguardi di quei genitori di quei bambini umili e semplici – dichiara Paolo Franzese -. Ho raccolto l’Amore. Quanto è importante questa loro umiltà e semplicità, valori che ci permettono di avvicinarci all’Essere Umano. Ho parlato della nostra specialità: prendersi cura. Del nostro essere straordinari, di prendersi cura degli altri, del portare in braccio i nostri figli, specialmente nei momenti più difficili della loro vita. Di come trovare il coraggio di affidare i nostri figli anche agli altri. Dalla iperprotezione alla Fiducia nel senso profondo di ogni progetto di vita. Questa è ricchezza. Ho dovuto trasmettere Amore e desiderio di comprensione”.
Dopo aver vissuto un giorno insieme a bambini e ragazzi con disabilità, gli scout siciliani hanno avuto la possibilità di avere un confronto diretto con Gianluca Marletta (presidente dell’associazione Vita 21), Manuela Cirvilleri (presidente dell’associazione Comunicare è vita), Anna Maria Ippolito e Antonietta Sandoli (madri di due ragazzi con sindrome di Down dell’associazione Vita 21). Queste testimonianze di coraggio e di lotta continua per l’uguaglianza hanno dato ai ragazzi scout siciliani un’importante occasione di crescita, permettendogli di entrare in contatto con un mondo sconosciuto a tanti ma che coinvolge molte persone che spesso non riescono ad avere una voce per raccontare le loro battaglie.
Oltre a queste forti testimonianze, i ragazzi hanno avuto anche la possibilità di confrontarsi con la musico terapeuta Ketty Teriaca, famosa pianista e musico terapeuta che da poco ha pubblicato l’album “Da lontano”, e con la docente di musica Alessandra Toscano, rappresentante dell’associazione Musicainsieme a Librino. Durante questo confronto i 19 scout siciliani hanno appreso alcune tecniche musicali per entrare in contatto con bambini e ragazzi con disabilità.
“Quest’evento – hanno sottolineato i capi scout promotori dell’evento Piero Sutera, Annalisa Nicolosi, Sergio Lombardo, Viviana Pace, Roberto Nicolosi, Clara Lombardo, Mattia Cremona, Samuele Messina, Alberto Spadaro, Mari Antonietta Petralia, Adriana Iannolo, Roberta La Rosa, Gabriele D’Amico, Alberto Ruggiero, Elettra Vitale, Lucrezia Bonafede e Antonino Milici – ci ha permesso di provocare un cambiamento profondo in tutti i partecipanti che, entrati in contatto stretto con la disabilità, hanno avuto una splendida occasione di crescita che potranno riportare alle loro famiglie e alle loro comunità. Per noi è stata non solo l’occasione per sperimentarci ma anche per lasciare il mondo un po’ migliore di come lo abbiamo trovato, proprio come ci ha insegnato Baden-Powell, il fondatore del movimento Scout”.