CATANIA – Ancora violenze e aggressioni negli ospedali siciliani. L’ultimo episodio, in ordine di tempo, è avvenuto lo scorso 22 gennaio al Papardo di Messina. Anche il 2023 è dunque iniziato con un trend che in tanti stanno cercando di invertire, cercando soluzioni concrete per tutelare il personale ospedaliero e sanitario. A cominciare dal presidente dell’Ordine dei Medici di Catania, Ignazio La Mantia, che ha chiesto un tavolo tecnico al governo.
Non una ma due aggressioni. Per l’ultima, la causa è ancora in corso. È quanto successo a Giusy Garfì, l’infermiera dell’ospedale Cannizzaro di Catania, che ci ha raccontato quanto accaduto mentre prestava servizio nel nosocomio catanese. “Ho subito due aggressioni al Pronto Soccorso dell’Ospedale Cannizzaro dove presto servizio – racconta la donna. La prima tre anni fa, quando una paziente in codice verde prioritario si è scagliata contro la psichiatra. La paziente ha rotto il crocifisso, cercando di infilzarlo nella giugulare della dottoressa. Io ho provato a bloccarla e la donna mi ha staccato il dito. Ho subito un intervento chirurgico con una seguente riabilitazione lenta e con postumi. La seconda aggressione è stata un anno fa, esattamente il 28 gennaio del 2022, quando un paziente è arrivato in ambulanza con i carabinieri. Era in stato di agitazione dopo essere stato ammanettato. Sono riuscita con grande sforzo a fargli tampone, elettrocardiogramma e prelievi. Non appena i militari sono andati via, lui ha iniziato a distruggere la sala del triage. I carabinieri sono stati richiamati ma nel frattempo il paziente ha continuato a distruggere quello che aveva davanti. Mi ha preso un braccio e mi ha scaraventato lontano. La causa è ancora in corso e attendo il risarcimento che non è arrivato, nonostante l’impegno dell’Azienda. È importante capire chi si ha di fronte e trattare il paziente con il fattore di rischio elevato”.
Punibilità di ufficio. È la soluzione proposta dal segretario della Cisl Medici di Catania, Massimo De Natale. La misura permetterebbe alle amministrazioni di denunciare i fatti accaduti. “Sicuramente si deve trovare una soluzione a livello legislativo – afferma. Nella passata legislatura è stato presentato un disegno sulla punibilità di ufficio, che porta all’obbligo di denuncia da parte delle amministrazioni nei confronti dell’aggressore. Finora, è stato invece il medico a denunciare la persona che lo picchia”. I numeri non permettono di stare tranquilli. “Il 50 % dei professionisti medici ha subito violenze quantomeno verbali, ma l’80% delle aggressioni non viene denunciato – continua De Natale. Mi auguro che attraverso il tavolo tecnico si possa mettere in atto questo disegno di legge. La punibilità d’ufficio l’abbiamo richiesta pure noi come Cisl Medici perché sarebbe un deterrente nei confronti dell’aggressore. Ci vogliono anche i posti di polizia h24 sul posto, ma si devono anche valorizzare figure professionali come psicologi o assistenti sociali per dare supporto alla gente nelle sale d’attesa”.
Snellire le operazioni nei pronto soccorso troppi affollati, potrebbe essere un’altra soluzione. “Il sovraffollamento del Pronto Soccorso è causato dalla mancanza di risposta che trovano le persone nel territorio. Il 70% delle prestazioni mediche è differibile; c’è poi il problema della carenza del personale”.