Mafia, Fava, “Nell’Ennese costruiti solidi legami criminali” - QdS

Mafia, Fava, “Nell’Ennese costruiti solidi legami criminali”

redazione

Mafia, Fava, “Nell’Ennese costruiti solidi legami criminali”

venerdì 23 Ottobre 2020

Il presidente della Commissione regionale Antimafia ha così sintetizzato le audizioni che si sono svolte in Prefettura. Prosegue nella massima riservatezza l’indagine della Procura che riguarda gli incarichi dati a esterni all’Azienda sanitaria provinciale

PALERMO – Massima riservatezza della Procura di Enna sull’indagine che riguarda incarichi dati a esterni all’Azienda sanitaria provinciale, il concorso per l’ufficio legale dell’Asp (l’attuale dirigente ha un periodo di ferie di 365 giorni) e la presenza nella lista a sostegno del sindaco uscente Maurizio Dipietro, appena rieletto, di 12 candidati che sarebbero dipendenti dell’Asp o ad essa legati da contratti di lavoro. Questo, in sintesi, quanto ha affermato il presidente della Commissione regionale antimafia, Claudio Fava, in conferenza stampa, dopo le audizioni che la Commissione ha fatto oggi in prefettura.

“Sappiamo solo che la procura ha delegato la squadra mobile per approfondire questi tre filoni. Noi non abbiamo chiesto, né ci sono stati forniti elementi ulteriori. È prassi dovuta, di questa Commissione, di attenersi, quando ci sono indagini in corso, alla riservatezza richiesta”. Anche sul fronte dei concorsi comunali, “c’è un rapporto ispettivo che è stato inviato dall’assessorato regionale e trasmesso alla Corte dei conti. – ha detto Fava – Anche questo rapporto è riservato, non estensibile e, dunque, anche su questo, aspetteremo di conoscere nel dettaglio i rilievi e le valutazione che sono state fatte dall’ispettore”.

“La provincia di Enna conferma di fare parte di una geografia criminale che in Sicilia è consolidata con la caratteristica di essere provincia di transito e di investimento anche da parte di altre famiglie criminali palermitane, messinesi, catanesi”, ha aggiunto Fava, al termine delle audizioni in prefettura.

“Le informazioni che abbiamo raccolto ci hanno fornito molti elementi – ha detto Fava – sui quali la commissione avrà motivo e ragione per continuare a lavorare. Nell’Ennese la mafia ha ritenuto di costruire solidi legami di apparentamento criminale, in un luogo sufficientemente al riparo da sguardi indiscreti: pensiamo alle riunioni sugli attentati dell’estate 1992. Da allora la presenza mafiosa ha un suo significato e lo conferma l’operazione ‘Ultrà’ che ha riportato alla ribalta la figura di Raffaele Bevilacqua, il quale dal 41 bis viene posto ai domiciliari, forse con una sottovalutazione, non certo degli inquirenti locali, sul grado di pericolosità e pervasività di queste famiglie”.

Nella mattinata la commissione ha incontrato il prefetto di Enna, i comandanti provinciali delle forze dell’ordine e il procuratore. Dagli incontri sono emersi i tentativi di Bevilacqua – attraverso la figlia che era il legale del boss, anche lei indagata – di ottenere il trasferimento dai domiciliari di Catania a Barrafranca.

Quello che viene fuori dall’indagine ‘Ultra’ è che tutto questo porta a conseguenze dal punto di vista dell’inquinamento territoriale, amministrativo e politico. Lo dimostra anche la situazione in cui si trova Barrafranca, che abbiamo approfondito e che ha portato la prefettura a disporre il 12 agosto un accesso dei commissari. Un quadro di forte compromissione dell’intera struttura amministrativa del Comune di Barrafranca – ha detto Fava durante l’incontro con la stampa – asservita a Bevilacqua. Il sindaco Accardi, che è indagato, viene intercettato durante una videochiamata al capomafia, dal bar del figlio di Bevilacqua e il segnale dal punto di vista dell’autorità giudiziaria è di forte asservimento”. “Adesso la prefettura e il Consiglio dei ministri valuteranno l’ipotesi di scioglimento del Comune di Barrafranca, nel quale, peraltro, si sono registrate molte parentele tra consiglieri comunali e impiegati con personaggi di spicco del contesto criminale del paese”.

Il dato che preoccupa la Commissione, per le conseguenza che potrebbe avere, è la grande capacità della mafia di attrarre e disporre di fondi comunitari legati all’agricoltura da parte, non soltanto di famiglia legate a Cosa nostra ennese, ma anche di clan di altre province che vengono a fare incetta di aziende e terreni per potere poi sfruttare i fondi comunitari attraverso processi di falsificazione di tutto l’iter amministrativo”. L’ha dettoa Enna il presidente della Commissione antimafia, Claudio Fava. Il quadro è quello di una serie di collusioni tra imprenditori agricoli e professionisti (notai e avvovati) disposti a certificare il falso e le disattenzioni degli enti, tra i quali l’Sgea, che avrebbero dovuto controllare”.

In due anni sono stati messi a disposizione di questo territorio, ci ha detto la Guardia di finanza, 80 milioni di contributi della Comunita europea – ha aggiunto Fava – La sensazione e la preoccupazione è che una parte significativa non sia servita a dare ristoro all’economia locale, ma sia servita ad alimentare i profitti privati di chi ha costruito un iter criminale attraverso una somma di progressive falsificazioni per ottenere questi fondi, pur non avendone diritto”. Tra questi Fava cita la vicenda di Salvatore Seminara, condannato per associazione mafiosa, al quale sono stati sequestrati, 35 ettari di terreno, in buona parte non di sua proprietà, messi a disposizioni attraverso fasulli contrati d’affitto. I contributi comunitari percepiti sono serviti per spese personali, come l’acquisto di un appartamento alla sua amante.

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