PALERMO – Se la natura mette i bastoni tra le ruote dell’economia, tocca agli uomini intervenire per impedire che le intemperanze climatiche distruggano un anno di lavoro. Per superare il problema dato dal clima ballerino che ha danneggiato i mosti, la Regione ha deciso, con decreto, di consentire l’arricchimento dei mosti e dei vini per la campagna vitivinicola 2019/2020.
Il provvedimento si appoggia alla legge n. 238 del 12/12/2016, che dispone che le Regioni, con proprio provvedimento, qualora le condizioni climatiche lo richiedano, autorizzino annualmente l’aumento del titolo alcolometrico volumico naturale delle uve fresche, del mosto di uve, del mosto parzialmente fermentato, del vino nuovo ancora in fermentazione e del vino. La scelta in Sicilia nasce dalle diverse istanze pervenute dalle maggiori cantine sociali del territorio regionale, con le quali si richiede l’autorizzazione all’arricchimento dei mosti e dei vini, avallata dall’Istituto Regionale del Vino e dell’Olio, che ha stilato una dettagliata relazione circa la reale sussistenza dei presupposti per il rilascio dell’autorizzazione richiesta.
La relazione ha certificato “l’anomalo andamento climatico del periodo giugno-agosto dell’anno in corso che ha influenzato negativamente l’attività vegetativa delle piante limitando l’accumulo degli zuccheri negli acini”. Pertanto, sarà consentito, con questo decreto appena varato dal governo regionale, nella campagna vitivinicola 2019/2020, aumentare il titolo alcolometrico volumico naturale dei prodotti vitivinicoli ottenuti da uve di varietà idonee alla coltivazione nella Regione Sicilia.
Le operazioni di arricchimento debbono essere effettuate secondo le modalità previste dai regolamenti comunitari e nel limite massimo di 1,5 gradi, rimanendo ferme, per i vini a Dop, le misure più restrittive previste dai rispettivi disciplinari di produzione.
Un provvedimento che dovrebbe aiutare ad evitare che la stagione si trasformi in una ecatombe economica per i produttori, che già vivono una serie di problemi complessi, articolati, che stanno piegando in due un settore che era il fiore all’occhiello della produzione isolana, conosciuto e stimato per qualità e cura del prodotto. Nei mesi scorsi è stato istituito un tavolo tecnico tra le parti sociali e istituzionali per promuovere un intervento politico che rimetta in gioco alcune regole del settore, puntando sull’equilibrio, sui controlli e sulla legalità.
Cinque i punti in discussione: abbassamento delle rese per ettaro del vino da tavola da 500 a 250 quintali per riequilibrare il mercato e il reddito dei produttori, da Nord a Sud, un maggiore sostegno alle piccole e medie imprese, il divieto assoluto di zuccheraggio a livello nazionale, se non motivato, maggiori controlli contro le frodi e lo stop all’emigrazione dei vigneti siciliani verso il nord Italia attraverso le regole dei diritti di reimpianto. Insomma, proteggere e salvaguardare il prodotto, non lasciare che elementi esterni possano impedire ai produttori di lavorare con serenità.
Diverse misure sono state individuate e considerate necessarie per fronteggiare l’emergenza e avviare la ripresa: maggiori controlli contro le frodi, potenziamento della promozione attraverso l’Ocm e scommessa sulla Doc Sicilia, per potenziarne l’appeal a livello nazionale e internazionale, misure di intervento straordinario per avviare l’uso alternativo, fermo dell’esodo dei vigneti dalla Sicilia alle altre parti d’Italia, rivisitazione a livello europeo delle regole per l’aggiunta del saccarosio nella vinificazione.