Al bar cocaina al posto del caffè: 38 euro al grammo, affari da 400mila euro

Al bar la cocaina al posto del caffè: 38 euro al grammo, affari da 400mila euro ai piedi dell’Etna

Al bar la cocaina al posto del caffè: 38 euro al grammo, affari da 400mila euro ai piedi dell’Etna

Redazione  |
giovedì 03 Novembre 2022

Otto persone in carcere e 5 ai domiciliari, altre sei indagate. L'operazione Tiffany ha messo in luce come avveniva il traffico di droga in provincia di Catania e i legami con la mafia

La centrale operativa della banda era nei pressi di un bar di Aci Bonaccorsi, in provincia di Catania. Da lì prendeva le mosse il traffico di stupefacenti che coinvolgeva anche altri comuni etnei come Aci Sant’Antonio, San Giovanni La Punta, Viagrande, Pedara. Un giro d’affari di almeno 380 mila euro immessi nel mercato della droga, secondo quanto è stato stimato. L’indagine, culminata nell’operazione condotta dai carabinieri del Comando provinciale di Catania denominata Tiffany, ha portato otto persone in carcere e cinque agli arresti domiciliari (ecco chi sono), mentre ad altre sei è stato recapitato un avviso di conclusione delle indagini. Nel video

La cocaina venduta a 38 euro al grammo: le parole in codice

Dalle indagini è emersa un’intensa attività di compravendita di cocaina. La droga sarebbe stata venduta all’ingrosso al costo di 38 euro al grammo. I pusher organizzavano gli incontri nelle loro abitazioni o in un bar di Aci Bonaccorsi dove poi avveniva materialmente la cessione degli stupefacenti. La contrattazione avveniva utilizzando un linguaggio in codice con parole come “Africa” o “stella” per indicare la qualita’ della cocaina. E poi frasi che alludevano a prodotti di gastronomia venduti nel bar: le usavano per organizzare incontri con gli acquirenti e per indicare le sedi delle riunioni fra gli associati.

I componenti della banda e il legame con la mafia

Secondo gli investigatori, l’associazione era costituita in parte da persone contigue al clan Laudani di Catania. Mentre Giuseppe Bonanno sarebbe stato il “capo promotore”, Daniele Mangiagli, suo uomo di fiducia, avrebbe gestito la contabilita’ e Francesco Vittorio, detto “Ciccio pesce” o “mangioglio”, avrebbe curato i contatti con gli acquirenti e le consegne della merce.

I tre, in sostanza, si sarebbero occupati soprattutto della vendita di partite di cocaina quali grossisti, e avrebbero avuto contatti con soggetti appartenenti ad altre organizzazioni criminali. Salvatore Sardo e Antonino Sapiente, invece, avrebbero avuto il compito di corrieri, incaricati da Vittorio di svolgere la materiale consegna dello stupefacente agli acquirenti.

Nel video il capitano Stefania Riscolo, comandante della Compagnia di Acireale, racconta i particolari dell’operazione.

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