Compravendita di cittadinanza a Catania, arresti - QdS

Compravendita di cittadinanza a Catania, arresti

redazione web

Compravendita di cittadinanza a Catania, arresti

venerdì 30 Ottobre 2020

Otto persone ai domiciliari nell'operazione "Todo incluido" contro un comitato d'affari transnazionale che favoriva cittadini brasiliani con la complicità di dipendenti del Comune, filmati da una telecamera nascosta

La Polizia di Catania ha eseguito un’ordinanza di custodia cautelare nei confronti di un comitato d’affari, a carattere transnazionale, che, secondo l’accusa, gestiva la compravendita della cittadinanza italiana, con il sistema del cosiddetto “iure sanguinis”, in favore di cittadini brasiliani. Tra le otto persone finite ai domiciliari ci sono anche dei dipendenti del Comune di Catania.

Cinquemila euro per il passaporto

Cinquemila euro, alloggio e cena compresi, per ottenere in poco meno di due settimane la doppia cittadinanza e un passaporto italiano per circolare liberamente nell’area Schengen o per trasferirsi per affari negli Stati Uniti.

Questo il pacchetto “Tudo incluìdo” offerto ai brasiliani che, con la complicità di dipendenti infedeli del Comune di Catania, avevano la certezza del buon esito delle pratiche in tempi rapidissimi.

A organizzarlo quello che la Procura distrettuale etnea definisce un “comitato d’affari, a carattere transnazionale, operativo nel settore della compra-vendita della cittadinanza italiana attraverso il sistema del cosiddetto ‘iure sanguinis’, ramificato tra Brasile e Italia”.

Tutti i coinvolti nell’operazione

A sgominarlo un’operazione della squadra mobile della Questura che ha posto otto persone agli arresti domiciliari, compresi quattro dipendenti del Comune di Catania, e uno dei due organizzatori, il titolare di un’agenzia di disbrigo pratiche.

L’altro è un italo-brasiliano che vive in Sudamerica, attualmente irreperibile.

Notificati anche tre obblighi di firma emessi dal Gip su richiesta del procuratore Carmelo Zuccaro, dell’aggiunto Agata Santonocito e del sostituto Rosaria Molè.

I reati ipotizzati, a vario titolo, sono associazione per delinquere, favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, aggravato dalla transnazionalità e dal fine del profitto, corruzione e falso in atto pubblico.

La “squadra” del Comune di Catania

Secondo l’accusa, i dipendenti del Comune di Catania indagati, con il ruolo di organizzatori, in cambio di soldi, avrebbero “costituito una sorta di vera e propria squadra e, ciascuno per la propria competenza (un vigile urbano addetto ai controlli sulle residenze, un’impiegata dell’ufficio stranieri, la responsabile dell’ufficio cittadinanze e un addetto all’archivio dello Stato civile), utilizzando a fini personali la funzione pubblica ricoperta, riusciva a controllare le pratiche, esitandole velocemente e anche in spregio alle norme di settore”.

Un giro d’affari da un quarto di milione di euro

Il giro d’affari stimato dalla squadra mobile è di duecentocinquantamila euro, somma equivalente del sequestro beni chiesto e ottenuto dalla Procura.

Sigilli sono stati posti a 4 immobili a Catania, utilizzati per ospitare i brasiliani durante il soggiorno in città.

Comune di Catania parte civile

Il Comune di Catania ha annunciato con un comunicato che “si costituirà parte civile nel processo pubblici impiegati coinvolti, anche per l’ipotizzabile grave danno perpetrato ai danni dell’Ente”.

Il Comune ha sottolineato che “uno degli impiegati coinvolti era già sospeso dal servizio per un altro procedimento disciplinare, mentre altri due sono in pensione”.

Filmata la corruzione degli impiegati infedeli

Quello che per la Procura è una prova dello “scambio dell’utilità incassata da dipendenti pubblici in cambio dei favori resi nell’espletamento delle loro mansioni” è stata ripresa dalla Polizia con una telecamera nascosta nell’ufficio Cittadinanze del Comune di Catania, che agli atti dell’inchiesta.

Nel video, un uomo dice a una donna seduta dietro a una scrivania “ho due notizie: una buona e l’altra antipatica. La prima è che ne sono venuti cinque, la cattiva è che rompono prima di arrivare…”.

La donna replica che “…è dal primo momento… all’epoca quando ha cominciato, mi ha detto ‘no la pulizia deve essere fatta, la casa pulita…'” ma “il cambio della biancheria se lo fanno loro…”.

Nel video si vede l’uomo che prende il suo portafogli e chiede alla donna “625 euro… giusto?” prima di consegnarle qualcosa che lei posa nella sua borsa.

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