ROMA – La “grande assente” all’interno della questione migranti continua a essere l’Europa, finora incapace di “creare i presupposti in Italia e, soprattutto in Ue, perché vengano accolti e integrati”. Lo ha detto nel corso di un’intervista rilasciata ad Adnkronos Ignazio Schintu, vice segretario generale della Croce rossa italiana, che negli ultimi giorni è stata protagonista delle operazioni di accoglienza dei numerosi profughi arrivati a Lampedusa. Una situazione esplosiva, con circa 4.200 ospiti all’interno di un centro di accoglienza da 400 posti che adesso, a poco a poco, si sta svuotando.
“Spero che la fase più critica sia passata”, ha aggiunto Schintu. Ma come dimostrano i dati dell’ultimo anno i flussi dal Nordafrica continuano a ondate: “È stato un record nei numeri, ma già a luglio e a giugno avevamo affrontato situazioni di questo tipo. In tre mesi (ovvero da quando l’hotspot di contrada Imbracola è stato affidato in gestione alla Cri, ndr) sono passate oltre 49 mila persone”.
Ma tutto il 2023 è stato particolarmente complicato sul fronte dei flussi di migranti. Come evidenziano i dati del Cruscotto statistico del ministero dell’Interno, alla fine del mese di agosto sono sbarcate nel nostro Paese 114 mila persone, raddoppiando quelli dello stesso periodo di un anno fa e superando già i 105 mila di tutto il 2022. Soltanto nei mesi di giugno, luglio e agosto, i migranti censiti sono stati oltre 63 mila.
“Nessun governo – ha affermato il vice segretario della Cri – ha affrontato il fenomeno seriamente. Le responsabilità sono di tutti. Il merito di questo Esecutivo su Lampedusa è di averci ascoltato, di consentire trasferimenti rapidi e di aver affidato il centro a una grande organizzazione. Se qualcuno mi dicesse di ingrandire l’hotspot direi di ‘no’, perché questa comunità è già provata. L’unica soluzione è mettere navi di soccorso e poi redistribuire i migranti nei vari Paesi, ma temo che questa sia solo utopia”.
E sembra un’utopia anche riuscire a trovare un’unità sul fronte migranti, sia per quanto riguarda all’interno del nostro Paese che per quanto concerne le politiche europee. Sul fronte interno, dopo le grandi tensioni dei giorni scorsi tra Anci e Governo, Enti locali ed Esecutivo nazionale sembrano essersi riavvicinati, anche a seguito delle parole del ministro dell’Interno Matteo Piantedosi: “I numeri in termini assoluti sono ancora oggettivamente abbastanza importanti e stanno sollecitando il sistema dell’accoglienza che comunque sta reggendo”.
Ma a sopportare lo stress maggiore sono soprattutto i territori e di questi sforzi Piantedosi ha assicurato che il Governo si sta facendo e si farà “in qualche modo carico e in maniera crescente. Nel corso dell’anno abbiamo avuto un trend statistico che segnava un +329% degli arrivi rispetto all’anno precedente, adesso questa curva di crescita si è abbassata al 103%. Sono sempre tantissimi ma si registra un calo che ci incoraggia nel proseguire nell’azione, anche in prospettiva di una qualche rivisitazione normativa, di per sé non risolutiva del problema, che possa accompagnare l’azione del Governo”.
Un supporto per i Comuni invocato dal Nord a Sud e per cui gli amministratori locali chiedono a Meloni e ai suoi ministri di fare presto. A Pozzallo, per esempio, centro in provincia di Ragusa pienamente coinvolto nel fenomeno migratorio, ha aperto i battenti un centro per i rimpatri veloci che aumenterà la capienza dell’hotspot, messo a dura prova dai continui arrivi di migranti, anche a seguito dei trasferimenti da Lampedusa e Porto Empedocle. Ma per il sindaco Roberto Ammatuna gli sforzi compiuti dal Governo non vanno nella direzione giusta. “Come ripeto da tempo – ha sottolineato – il fenomeno migratorio non si risolve con provvedimenti spot che si sciolgono come neve al sole. Lo abbiamo visto con le visite delle scorse settimane, quando è stato annunciato con toni trionfalistici un memorandum con la Tunisia senza che poi l’intesa abbia sortito effetti. Servono interlocuzioni continue non solo con i Paesi del Nord Africa ma anche con quelli subsahariani. Il Governo Meloni si è rivelato impreparato di fronte a un fenomeno ampiamente previsto e i più arrabbiati sono proprio i sindaci della Lega, a cui erano stati promessi zero sbarchi e che adesso si trovano a gestire un aumento dei numeri”.
“Il fenomeno migratorio – ha evidenziato ancora Ammatuna – deve entrare a far parte dell’agenda di tutti i Governi, compreso quello attuale che certamente ha più difficoltà rispetto agli altri. Bisogna innanzitutto chiedere con forza una Mare nostrum europea, cercando un maggior raccordo con i nostri partner comunitari e non certo con il Gruppo di Visegrad. Occorre poi portare avanti una seria collocazione dei migranti in una strategia di accoglienza diffusa, che è l’unica strada”.
Gli appelli al Governo e a una presa di posizione da parte dell’Europa arrivano, come accennato, da diverse parti del nostro Paese. “Credo che l’ospitalità – ha detto il presidente della Regione Veneto, Luca Zaia – vada di pari passo con la dignità. Con questi numeri la dignità non si riesce più a garantire. Ora in Veneto stiamo ospitando 9 mila persone, arriveranno oltre 200 mila persone quest’anno in Italia e di queste solo l’8% avrà il riconoscimento dello status di rifugiato. Molti sono migranti economici. Pensare a rimpatri con questi numeri è come pensare di svuotare il mare con un secchio, visto che se fossero confermati almeno 150 mila persone dovrebbero essere accompagnate una a una su un volo che li riporta a casa. La vedo dura, c’è bisogno che l’Europa scenda in campo e che si risolva il problema”.
“Siamo in grossa difficoltà – ha ribadito Zaia – e questi numeri sono insostenibili. Sono arrabbiato con l’Europa che è totalmente assente e finora ha portato a zero il tema dei ricollocamenti. L’Europa dovrebbe prendersi in carico il problema e non lo sta facendo”.
Dalla Sicilia al Veneto, passando per la Lombardia, il tema migranti è ormai al centro della politica nazionale. “La situazione dei centri di accoglienza – ha detto Romano La Russa, assessore lombardo alla Sicurezza – ha raggiunto ormai da tempo il punto di non ritorno. Il nostro territorio ha già fatto molto e sarebbe davvero difficile farsi carico di nuovi arrivi. Come Regione siamo al fianco del Governo che sta facendo di tutto per contenere il più possibile un fenomeno davvero complesso. Una battaglia che sta combattendo completamente da solo a livello internazionale. Il problema va risolto all’origine, basta con le ipocrisie delle Ong e dell’accoglienza ad ogni costo. La situazione di collasso dei centri e dell’intero sistema di ospitalità è un dato di fatto. Spetta soprattutto all’Europa, dopo 20 anni di prese per i fondelli, contrastare finalmente con un approccio serio i flussi migratori bloccando gli sbarchi e, allo stesso tempo, ridistribuendo in modo più equo gli immigrati che riescono comunque ad arrivare”.
La presidente del Consiglio Giorgia Meloni, da parte sua, ha illustrato nel corso dell’ultimo Consiglio dei ministri, la propria posizione sul tema, anticipando le strategie dell’Esecutivo a livello nazionale e internazionale. “La direzione intrapresa dal Governo – ha detto – è quella giusta: accordi con i Paesi del Nord Africa, di partenza e transito dei flussi, ma è necessario aggiungere a questa direzione di marcia in più, stringere le maglie, dare segnali chiari ai trafficanti e serve un coordinamento maggiore tra noi nell’attività di contrasto ai flussi illegali di migranti”.
“È essenziale – ha concluso – che ciascun ministro che ha competenza in materia sia al corrente reale sul lavoro che svolge il suo collega per evitare duplicazioni, dispersione di risorse, ma anche che il nostro interlocutore di turno si rivolga a più d’uno di noi, sollecitando i medesimi interventi, senza poi dare conto dell’utilizzo degli aiuti che riceve. Dobbiamo poi continuare a lavorare per dare piena attuazione al decreto Cutro, in particolare per quello che riguarda i rimpatri dei clandestini e bisogna stabilire ulteriori provvedimenti normativi per contrastare l’immigrazione illegale e la tratta di esseri umani, e le conseguenze in termini di sicurezza pubblica dell’immigrazione irregolare. Su questo il ministro Piantedosi è già al lavoro e forse può aggiornarci”.