Conferenza delle Regioni, nuovi equilibri e cambi di presidenza - QdS

Conferenza delle Regioni, nuovi equilibri e cambi di presidenza

Raffaella Pessina

Conferenza delle Regioni, nuovi equilibri e cambi di presidenza

mercoledì 23 Settembre 2020

Il centrodestra ha guadagnato una Regione in più, le Marche: Bonaccini è stimato ma la questione è politica. In pole position c'è Toti (Liguria). Fino ad oggi al vertice solo Presidenti di Regioni a statuto ordinario.

ROMA – Alla luce dei risultati delle ultime consultazioni regionali la Conferenza delle Regioni potrebbe in un futuro più o meno prossimo vedere un cambio al vertice, richiesto dal centrodestra che oggi – escludendo la Val d’Aosta dove sarà il Consiglio regionale a eleggere il suo governatore e la provincia autonoma di Bolzano – amministra ben 14 istituzioni regionali (Piemonte, Lombardia, Liguria, Veneto, Friuli-Venezia Giulia, Marche, Umbria, Abruzzo, Molise, Basilicata, Calabria, Sicilia, Sardegna, oltre alla provincia autonoma di Trento).

Cinque invece sono a guida di centrosinistra (Emilia-Romagna, Toscana, Lazio, Campania, Puglia). I risultati elettorali di questi giorni hanno visto un pareggio di 3 a 3, con una tenuta complessiva del centrosinistra che ha mantenuto le due Regioni – Toscana e Puglia – considerate in bilico, ma che ha tuttavia visto spostarsi al centrodestra una Regione in più, le Marche, rispetto alla composizione precedente. Si tratta comunque di un problema “politico” perché la Conferenza delle Regioni – come l’Anci, l’Associazione nazionale dei Comuni italiani espressione dei sindaci – ha visto prevalere quasi sempre logiche ‘solidaristiche’ legate ai comuni interessi piuttosto che logiche riferibili agli schieramenti politici, registrando spinte e resistenze più a livello geografico, ad esempio tra Regioni settentrionali e meridionali sull’autonomia differenziata. Nella eventualità di un cambio al vertice, attualmente ricoperto da Stefano Bonaccini, è favorito su tutti il governatore della Liguria Giovanni Toti, già vice presidente, uomo di centrodestra da tempo e a capo di un piccolo movimento da lui stesso fondato: “Cambiamo”.

A seguire vi sarebbe il leghista Luca Zaia, governatore riconfermato in Veneto. Meno favorito il governatore lombardo Attilio Fontana, mentre altri presidenti non vantano un ‘curriculum’ di anzianità nel palazzo di Via Parigi a Roma che ospita la Conferenza delle Regioni. Quasi nessuna possibilità per Massimiliano Fedriga, Nello Musumeci e Christian Solinas, governatori di tre regioni a statuto speciale (Friuli-Venezia Giulia, Sicilia e Sardegna): anche se non vi è una disposizione statutaria in tal senso, il presidente della Conferenza delle Regioni è stato sempre scelto fra le Regioni a statuto ordinario, mai fra quelle a statuto speciale. Ma può anche darsi il caso che politica e governatori non ritengano i tempi maturi per una successione alla presidenza.

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