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Connessi ma poco digitali

L’edizione 2020 del rapporto europeo Desi (Digital Economy and Society Index – DESI), diffuso poche settimane fa dalla Commissione Europea, registra che solo il 42% delle persone di età compresa tra i 16 e i 74 anni possiede almeno competenze digitali di base (contro il 58% nell’Ue) e solo il 22% dispone di competenze digitali superiori a quelle di base (33% nell’Ue).

Nella classifica generale, scendiamo di una posizione nella classifica dei Paesi Ue, scendendo dal 24esimo al 25esimo posto (davanti a Romania, Grecia e Bulgaria). Sebbene sia aumentata, raggiungendo il 2,8% dell’occupazione totale, la percentuale di specialisti Ict in Italia è ancora al di sotto della media Ue (3,9%). Solo l’1% dei laureati è in possesso di una laurea in discipline Ict (il dato più basso nell’Ue), mentre gli specialisti Ict di sesso femminile rappresentano l’1% del numero totale di lavoratrici (cifra leggermente inferiore alla media Ue dell’1,4%).

Tutto questo spiega come mai, sebbene l’Italia si collochi in una posizione relativamente “alta” nell’offerta di servizi pubblici digitali (e-government), il loro utilizzo rimane “scarso”. Al tempo stresso, le imprese italiane presentano ritardi nell’utilizzo di tecnologie come il cloud e i big data, così come per quanto riguarda il commercio elettronico. La ricerca, condotta ovviamente prima della pandemia, ci dice che Il 17% degli italiani non ha mai usato internet e solo il 74% degli italiani lo usa abitualmente. Si tratta di dati che saranno presto smentiti al rialzo, mentre qualcosa si dovrà pur fare sul fronte della formazione e dell’aggiornamento del capitale umano: in confronto alla media Ue, registriamo livelli di competenze digitali di base e avanzate “molto bassi”. I risultati del DESI 2020 devono pertanto essere letti anche alla luce dell’enorme domanda di infrastrutture e di servizi digitali registrata durante la pandemia e delle azioni immediate intraprese.

Analogamente, con la graduale uscita dell’Europa dalla pandemia, la ripresa dovrà essere pianificata tenendo conto degli insegnamenti tratti dalla crisi. Ciò significa che sarà necessario prestare particolare attenzione ad indicatori che sono significativi per una trasformazione digitale e una ripresa economica più forte e resiliente, quali quelli relativi alle reti ad altissima capacità (VHCN) e il 5G (L’Italia si colloca al terzo posto per quanto riguarda l’indicatore sulla preparazione al 5G. Nel paese il 94% dello spettro armonizzato a livello UE per la banda larga senza fili è stato assegnato), la formazione e le competenze utili per l’utilizzo delle tecnologie avanzate per le imprese e i servizi pubblici digitali.