PALERMO – È cominciato in Commissione Attività produttive dell’Ars il dibattito sulla riforma dei Consorzi di bonifica.
Un consorzio di bonifica è un ente pubblico che assolve due compiti fondamentali: programmare e coordinare interventi e opere atte a bonificare il territorio di competenza; coordinare e sorvegliare l’attività dei propri utenti.
Le opere che un consorzio realizza per bonificare un territorio, sono molteplici e diversificate: si va dalla gestione delle acque destinate all’irrigazione delle piantagioni alla realizzazione di opere atte a garantire la sicurezza idraulica del territorio includendo opere che rivestono ruoli importanti per la tutela del patrimonio agricolo, ambientale e urbanistico.
All’esame dei deputati regionali c’è il disegno di legge che punta a riordinare gli enti. Sono complessivamente 42 gli articoli del ddl nella formulazione presentata dal governo Musumeci. La riforma prevede un unico Consorzio regionale diviso in quattro comprensori territoriali.
Il territorio siciliano viene suddiviso in comprensori omogenei dal punto di vista idrografico e idraulico: Palermo-Trapani, Agrigento-Caltanissetta-Gela, Caltagirone-Catania-Enna-Messina, Siracusa-Ragusa. Un unico Consorzio permetterà – secondo il Governo regionale – di avere un’unica struttura organizzativa e gestionale che coordinerà i comprensori.
Si tratterà di un ente di diritto pubblico economico a carattere associativo. Al suo interno sono previsti diversi organi di gestione: l’Assemblea consortile, l’Assemblea comprensoriale, il Consiglio di amministrazione, un Presidente e il Collegio dei revisori. Nel 1995, con la legge istitutiva dei consorzi, erano ben 11, poi ridotti a due dal governo Crocetta.
“Dobbiamo consegnare la gestione del consorzio di bonifica agli agricoltori – ha detto il governatore alla conferenza stampa di presentazione svoltasi nel mese di giugno – la Regione si farà carico, con una procedura graduale, di sanare i debiti creati in questi anni, intorno a cento milioni di euro. Allo stesso tempo, dobbiamo rifare la rete idrica, ed è questo l’impegno che stiamo assumendo. Mettiamo un punto a una vicenda dolorosa che ha fatto di un ente che doveva favorire e sviluppare l’agricoltura un carrozzone politico ed elettorale”.
Il nuovo Consorzio avrà la natura giuridica di ente di diritto pubblico economico a carattere associativo composto da un’assemblea consortile, assemblea comprensoriale, il consiglio di amministrazione il presidente e il collegio dei revisori.
La riforma prevede la realizzazione di nuove opere irrigue (le risorse ad oggi non vengono utilizzate o pignorate se attribuite agli attuali Consorzi, affossati dai debiti); aumentare la superficie coperta da irrigazione passando dagli attuali 61mila ettari a 176mila, obiettivo che, stando alle valutazione degli uffici regionali, è raggiungibile investendo nelle aree già attrezzate. Previsti la modernizzazione delle modalità di irrigazione (volumi, turni, qualità) per fronteggiare il cambiamento climatico, l’introduzione di nuove colture e l’allungamento della stagione irrigua. Secondo la Regione si potrebbe arrivare a un incremento del reddito in agricoltura di circa un miliardo di euro.