Contrabbando di gasolio, operazione nel Messinese - QdS

Contrabbando di gasolio, operazione nel Messinese

redazione web

Contrabbando di gasolio, operazione nel Messinese

giovedì 17 Dicembre 2020

Quattro misure cautelari, venti perquisizioni e un sequestro di beni per due milioni e mezzo di euro nel corso di un'operazione della Guardia di finanza. Cinque milioni di litri di carburante per uso agricolo venduto agli autotrasportatori. IN AGGIORNAMENTO

Militari del Comando Provinciale di Messina hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare nei confronti di quattro persone nel corso di un’operazione che ha portato anche a venti perquisizioni e al sequestro di beni per due milioni e mezzo di euro nell’ambito di un’inchiesta che ha disarticolato un’associazione a delinquere che gestiva contrabbando di prodotti petroliferi.

L’indagine è coordinata dalla Procura peloritana guidata da Maurizio De Lucia.

Il Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria delle Fiamme Gialle e il personale della Dogana hanno scoperto che il gasolio agricolo formalmente destinato agli agricoltori, quindi gravato da un’imposta minore, di fatto arrivava a terzi , prevalentemente autotrasportatori, che, invece, non avevano alcun diritto all’imposta agevolata. Una truffa allo Stato, insomma.

Tra il 2017 e il 2019, grazie a false dichiarazioni, il gruppo criminale ha venduto oltre cinque milioni di litri di gasolio, che avrebbe dovuto essere assoggettato a maggiore imposta, come se fosse semplice gasolio agricolo. Al centro dell’inchiesta è finita una società siciliana che opera nel settore del commercio all’ingrosso di prodotti petroliferi.

Il risparmio di imposta sarebbe stato di due milioni e mezzo di euro.

I clienti occulti, fondamentalmente autotrasporti, hanno esercitato un’illecita concorrenza sleale rispetto agli operatori “regolari” dello stesso settore, ottenendo uno sconto sull’accisa del 78 % e acquistando il prodotto energetico agevolato a circa 0,80 centesimi al litro.

Al centro dell’inchiesta c’è l’amministratore di fatto di una società che commerciava in prodotti petroliferi, con sede amministrativa a Francavilla di Sicilia (Messina) e sede legale in provincia di Catania, un 56enne anconetano di origine ma siciliano di adozione, oggi posto ai domiciliari e già dichiarato fallito per una vecchia impresa sempre del settore del commercio di carburanti.

L’imprenditore aveva messo a capo della new company un prestanome a cui è stata oggi notificata la misura interdittiva dell’esercizio degli uffici direttivi di persone giuridiche e imprese.

Braccio operativo dell’organizzazione era un catanese di 44 anni responsabile dell’approvvigionamento del gasolio nei depositi fiscali e della predisposizione della documentazione falsa allegata ai trasporti: anche lui è finito ai domiciliari.

Dell’associazione criminale faceva parte anche un barcellonese di 44 anni, titolare di una ditta di commercio al dettaglio di carburanti con sede a Novara di Sicilia (Messina), che aveva il ruolo di procacciatore d’affari e doveva individuare gli acquirenti.

Nei suoi confronti è stata emessa la misura interdittiva dell’esercizio degli uffici direttivi di persone giuridiche e imprese.

Infine nell’inchiesta è stato coinvolto un palermitano di 61 anni, autotrasportare di fiducia dell’organizzazione e proprietario di un autoarticolato sottoposto a sequestro. L’uomo è solo indagato.

“Vedi che ci sono undici cardilli con tre gabbie”, dicevano gli indagati intercettarti riferendosi alle pattuglie della Guardia di Finanza che svolgevano l’indagine.

La banda in alcuni casi ometteva di prendere formalmente in carico, nel deposito di Francavilla di Sicilia, il gasolio agricolo (a tributo agevolato), rivendendolo sotto traccia ad acquirenti finali che non avevano titolo per riceverlo, in altri casi prendeva in carico, presso il deposito di Francavilla di Sicilia, il gasolio denaturato per l’agricoltura e lo cedeva, successivamente e illecitamente, a soggetti diversi rispetto a quelli indicati nei documenti di vendita.

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