Coronavirus, il Giurista, "il Parlamento sia attivo" - QdS

Coronavirus, il Giurista, “il Parlamento sia attivo”

redazione web

Coronavirus, il Giurista, “il Parlamento sia attivo”

lunedì 23 Marzo 2020

Il presidente emerito della Consulta Cesare Mirabelli, "Non è in quarantena e non può entrarci. Tocca al governo esercitare una guida forte del Paese, che ha un forte senso di responsabilità, ma c'è bisogno di decisioni condivise"

“E’ illusorio pensare che il 3 aprile questa situazione drammatica, senza precedenti a livello nazionale e internazionale, possa essere risolta. Per questo anziché inseguire quotidianamente i diversi provvedimenti dettati dall’emergenza del Coronavirus sarebbe meglio avere un provvedimento unico, un quadro organico complessivo, delineato in base ai dati e ai saperi epidemiologici. Adesso che è superata la fase della gradualità, occorre parlare con una voce sola e la responsabilità maggiore nell’indicare la strada è del governo che, anche nelle materie a competenza concorrente con le Regioni, conserva il suo spazio e potere di supremazia su base costituzionale”.

A dirlo, in questi giorni in cui proliferano ordinanze e decreti di sindaci, governatori, Protezione civile e Presidenza del Consiglio, è il presidente emerito della Consulta Cesare Mirabelli che richiama il Parlamento ad essere “attivo perché non è in quarantena e non può entrarci”.

“Dalle Regioni può venire ed è venuta una spinta, utile a far capire al governo le urgenze dei territori, ma il cittadino si sente a disagio, non può seguire i diversi atti che si susseguono e mi sembra che sia davanti agli occhi di tutti il fatto che quella che stiamo attraversando è una emergenza che pone esigenze nazionali e unitarie che possono essere diversamente dimensionate nelle quantità, ma devono trovare soluzione da una unica fonte. Così come è evidente – ragiona Mirabelli – che le conseguenze economiche sono nazionali, non si può andare in ordine sparso, riguarderanno tutto il Paese, e il governo deve assumere la titolarità degli interventi e delle misure necessarie”.

“Non intendo certo – aggiunge il giurista – gettare la croce sulle spalle di nessuno, stiamo facendo una esperienza del tutto nuova e non mi meraviglia che non siamo preparati, ma ora tocca al governo esercitare una guida forte del Paese. Credo che neanche durante la guerra sia avvenuta questa limitazione così incisiva della libertà di circolazione e di riunione, credo che non siano mai state chiuse le fabbriche e ora anche le attività professionali, e il governo è attento a preservare le attività e i servizi essenziali. La situazione giustifica tutto”.

“Ma c’è bisogno di decisioni condivise, anche se immagino che il governo – prosegue Mirabelli – non impedirà a nessuna regione la chiusura totale delle fabbriche e dei servizi, se qualche governatore la decide, ma volendo il governo può impedirlo con pienezza di poteri in ossequio al principio di sussidiarietà che non funziona solo dalle istituzioni centrali verso quelle periferiche ma chiede lealtà anche nel senso inverso, dalle autonomie locali allo Stato”.

“In queste ore – conclude Mirabelli – il Paese è saldo dal punto di vista democratico e sociale, e si vede dal senso di responsabilità diffuso nel Paese, ma occorre uscire il più preso possibile da questa epidemia per scongiurare anche le conseguenze economiche e per fare questo servono meccanismi efficaci e maneggevoli con una salda catena di comando. A questo proposito, in futuro bisognerà anche rivedere il funzionamento delle strutture sanitarie”.

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