Coronavirus, Lombardia e Piemonte chiudono prima - QdS

Coronavirus, Lombardia e Piemonte chiudono prima

redazione web

Coronavirus, Lombardia e Piemonte chiudono prima

sabato 21 Marzo 2020

Record di morti: 793 vittime, 546 solo in Lombardia. I malati sono diventati 42.681 (4.821 in più rispetto al giorno prima). Cirio e Fontana anticipano di poche ore le mosse del Governo nazionale. Il governatore veneto Zaia ha invece preferito attendere

C’è un piccolo paese che muore ogni giorno con il coronavirus in Italia: oggi le vittime hanno raggiunto il picco massimo, 793 (546 solo in Lombardia), portando il totale a 4.825.

I malati sono diventati 42.681 (4.821 in più rispetto a ieri). Davanti all’escalation del contagio sale la richiesta al Governo di Regioni, Comuni ed anche sindacati di attuare una chiusura totale.

E mentre Palazzo Chigi annuncia ulteriori strette, il governatore lombardo Attilio Fontana e quello del Piemonte Alberto Cirio firmano delle ordinanze per bloccare tutto, un paio d’ore prima rispetto al Governo.

Nel caso della Lombardia uffici pubblici, studi professionali, cantieri, attività all’aperto.

“Le nostre autorità sanitarie – dice Fontana – ci impongono di agire nel minor tempo possibile. La situazione non migliora anzi, continua a peggiorare”.

Gli fa eco Cirio: “chiudiamo tutto quello che è possibile, in base ai poteri delle Regioni. Questa è la più grande emergenza dal dopoguerra”.

L’appuntamento con la conferenza stampa delle 18 alle Protezione civile è ormai diventato un bollettino di guerra.

La linea di morti e positivi continua a salire. Fortunatamente aumentano anche i guariti (6.072, 943 più di ieri). Il virus è diffuso in tutte le regioni, Lombardia in testa (25mila i malati, quasi la metà del totale), mentre “i numeri al Sud – spiega il capo della Protezione civile, Angelo Borrelli – sono ancora fronteggiabili. Si sta facendo una corsa contro il tempo e si lavora senza sosta e senza tregua”.

Per arrestare la diffusione del virus, la ricetta, puntualizza il presidente dell’Iss, Silvio Brusaferro, è sempre quella del “distanziamento sociale”.

“E’ tassativo – sottolinea – il rispetto delle nuove misure prese dal Governo, che sono un un segnale forte per dire che non abbiamo ancora preso sufficientemente sul serio il pericolo. Ci sono ancora situazioni dove con la scusa di fare due passi si fanno assembramenti. Le scappatoie danneggiano noi stessi e i nostri cari e le persone più fragili sono gli anziani. Servono meccanismi di rispetto sistematico delle misure; senza non saremo in grado di allentare la diffusione del virus”.

E per sperare in un vaccino, aggiunge, bisogna aspettare fine anno. Ancora mesi di battaglia, dunque, con Regioni e Comuni sulla linea del fuoco a chiedere di più.

Il presidente del Veneto, Luca Zaia, auspica un’intesa con il Governo per “la chiusura ragionata di tutte le attività”. Borrelli fa notare che quelle attuali sono “le misure massime che si potevano adottare. Dopodiché c’è la chiusura totale e mi domando come potremmo sostenerci se non usciamo a fare la spesa e senza alimentari nei supermercati?”.

Ma a stretto giro arriva il giro di vite dei governatori Cirio e Fontana.

In Lombardia l’ordinanza raccomanda ai gestori di supermercati, farmacie, luoghi di lavoro, a partire dalle strutture sanitarie e ospedaliere, di “provvedere alla rilevazione della temperatura corporea”.

Disposta anche la chiusura di tutte le strutture ricettive, ad esclusione di quelle legate alla gestione dell’emergenza.

E per chi non rispetta il divieto di assembramento nei luoghi pubblici, scatterà un’ammenda fino a cinquemila euro.

L’ordinanza del Piemonte vieta l’assembramento di più di due persone nei luoghi pubblici; i mercati saranno possibili solo dove sarà garantito il contingentamento degli accessi, l’accesso agli esercizi commerciali sarà limitato ad un solo componente per famiglia.

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