Anac: nel triennio 2016-19 registrati 28 episodi (18,4% del totale). Il presidente Cantone: “Il posto di lavoro è la nuova tangente”
PALERMO – Il fenomeno della corruzione in Italia e i numeri che lo riguardano sono stati illustrati ieri, nel corso della presentazione a Roma del dossier redatto dall’Anac (Autorità nazionale anticorruzione) dal titolo ‘La corruzione in Italia nel triennio 2016-2019: numeri, luoghi e contropartite del malaffare’.
La Sicilia, ancora una volta, colleziona solo record negativi. “Nell’Isola, nel corso del triennio 2016-19 – ha detto il presidente (uscente) dell’Anac Raffaele Cantone – sono stati registrati 28 episodi di corruzione (18,4% del totale) quasi quanti se ne sono verificati in tutte le regioni del Nord (29 nel loro insieme)”.
Seguono Lazio (con 22 casi), Campania (20), Puglia (16) e Calabria (14). Cantone ha definito il quadro della corruzione non devastante, ma preoccupante e sostiene che “va tenuto in considerazione”.
Secondo Cantone si tratta di “un fenomeno che se si continua ad aggredire con la prevenzione e la repressione può essere ridimensionato per riportarlo nei binari fisiologici di una democrazia”.
“C’è un oggettivo cambiamento di filosofia rispetto alla corruzione. Se avessimo fatto anni fa questa conferenza stampa – ha detto Cantone – ci sarebbe stata una folla enorme. Oggi c’è molto meno interesse”.
In merito ai numeri emersi, fra agosto 2016 e agosto 2019 sono state 117 le ordinanze di custodia cautelare per corruzione spiccate dall’Autorità giudiziaria in Italia e correlate in qualche modo al settore degli appalti: in pratica sono stati eseguiti arresti ogni 10 giorni circa.
Nel dossier viene spiegato che specialmente al Sud gli enti maggiormente a rischio sono i comuni. Infatti, dei 152 episodi di corruzione verificatisi e censiti, 63 hanno avuto luogo proprio nei municipi (41%), seguiti dalle società partecipate (24 casi, pari al 16%) e dalle Aziende sanitarie (16 casi, ovvero l’11%).
Nel triennio, inoltre, sono stati 47 i politici indagati (23% del totale). Di questi, 43 sono stati arrestati: 20 sindaci, 6 vice-sindaci, 10 assessori (più altri 4 indagati a piede libero) e 7 consiglieri.
E ancora: 207 i pubblici ufficiali/incaricati di pubblico servizio indagati per corruzione e di questi circa la metà è rappresentato da dirigenti (46) ai quali ne vanno aggiunti altrettanti tra funzionari e dipendenti più 11 rup (responsabile unico del procedimento).
Cantone ritiene che le sanzioni vadano inasprite, soprattutto per i fatti più gravi di evasione. “Io non ho mai pensato che con le manette si risolvano i problemi – ha detto – però l’evasione è un reato grave ed è giusto che sia punito”.
Il comparto più colpito è quello dei contratti pubblici e il settore più a rischio si è confermato quello legato ai lavori pubblici (strade, edifici e messa in sicurezza del territorio): 61 gli episodi di corruzione censiti nel triennio, pari al 40% del totale. Al secondo posto il comparto legato al ciclo dei rifiuti: (raccolta, trasporto, gestione, conferimento in discarica) con 33 casi (22%), Segue il settore della sanità con 19 casi (forniture di farmaci, di apparecchiature mediche e strumenti medicali, servizi di pulizia), equivalente al 13%. Per le assegnazioni degli appalti Cantone ha spiegato che vi sono vere e proprie strategie a seconda del valore dell’appalto stesso, con la formazione di veri e propri cartelli con meccanismi di turnazione tra le aziende, evitando la corruzione nei casi di affidamenti diretti perché più facile da scoprire, evidenziando così una certa raffinatezza criminale.