Corruzione, arrestati sindaco e vice a Casteldaccia - QdS

Corruzione, arrestati sindaco e vice a Casteldaccia

redazione web

Corruzione, arrestati sindaco e vice a Casteldaccia

giovedì 05 Dicembre 2019

Giovanni Di Giacinto era deputato regionale del Megafono quand'era governatore Crocetta. In carcere anche un assessore, un funzionario e un geometra. Tangenti sotto forma di assunzioni di parenti e amici, incarichi per il sostegno ai disabili, per la raccolta dei rifiuti o per concessioni edilizie

I Carabinieri di Bagheria hanno arrestato il sindaco di Casteldaccia Giovanni Di Giacinto – che era deputato regionale e capogruppo all’Ars del Megafono quand’era governatore Rosario Crocetta -, il suo vice Giuseppe Montesanto, l’assessore Marilena Tomasello, il funzionario Rosalba Buglino e un geometra, Salvatore Merlino, accusati a vario titolo di corruzione, abuso d’ufficio, falso materiale ed ideologico.

Secondo l’accusa sarebbero state pagate tangenti sotto forma di assunzioni di parenti e amici, incarichi per il sostegno ai disabili, per la raccolta dei rifiuti o per il rilascio di concessioni edilizie.

L’operazione è scattato all’alba in esecuzione di un’ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip di Termini Imerese su richiesta della locale procura.

Nell’inchiesta, condotta dal procuratore Ambrogio Cartosio e dal sostituto Daniele Di Maggio, oltre agli arrestati sarebbero indagate altre persone, fra cui gli imprenditori e i commercianti che hanno pagato i politici e i funzionari comunali di Casteldaccia.

Poco più di undicimila abitanti, Casteldaccia, a venti chilometri da Palermo, è da tempo anni il “regno” di Di Giacinto, tornato nel 2018 alla guida del Comune.

Nel novembre dello scorso anno Casteldaccia salì agli onori della cronaca per l’alluvione che provocò nove vittime travolte dall’acqua e dal fango nelle villetta abusiva, costruita sull’alveo del fiume Milicia, esondato.

Proprio il sindaco, subito dopo la tragedia, riferì che quella villetta fosse abusiva e che il Comune aveva emanato una ordinanza di demolizione nel 2008, ma la pratica si era bloccata per il ricorso del proprietario che si era appellato al Tribunale amministrativo regionale, che in dieci anni non si era pronunciato.

Il Tar aveva però smentito Di Giacinto: il tribunale spiega che non aveva dato la sospensiva e dunque il Comune poteva procedere alla demolizione già nel 2011 ma non l’aveva fatto e non si era costituito in giudizio.

Di Giacinto avrebbe firmato un accordo di partenariato tra il Comune e una cooperativa, dietro la promessa di vedere selezionati – come volontari del Servizio civile nazionale 2018 – alcune persone indicate da lui, dal suo vice e dall’assessore Tomasello.

I due componenti la giunta si sarebbero spesi per convincere il sindaco a sottoscrivere l’accordo in tempi brevi, in modo che la coop potesse allegare l’intesa alla richiesta di finanziamenti da presentare alla Regione siciliana. Vicesindaco e assessore avrebbero anche collaborato a predisporre i documenti necessari all’accordo di partenariato, tramite contatti con l’assessorato regionale al Lavoro.

Il sindaco, secondo le indagini, avrebbe anche favorito una società per l’appalto della raccolta differenziata, chiedendo in cambio l’assunzione di alcuni lavoratori.

Infine, la funzionaria Buglino e il geometra Merlino si sarebbero attivati per la concessione di due sanatorie edilizie, predisponendo falsa documentazione per il buon esito delle pratiche, in cambio di “utilità da parte dei richiedenti”.

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