Editoriale

Corruzione ed evasione cancri dell’Italia

Corruzione ed evasione sono i due cancri principali del nostro Paese, che si trova ai primi posti in Europa per questi indici. Non che negli altri Paesi non vi siano, ma in misura inferiore. Non solo, ma negli altri Paesi il contrasto è più efficace e ottiene risultati che non riusciamo neanche a immaginare.

Non sappiamo se sia più grave la malattia della corruzione o quella dell’evasione. Nel primo caso si tratta comunque di reati penali, nel secondo, il mancato versamento delle imposte allo Stato, oltre a costituire un reato, ha la grave implicazione di sottrarre risorse alla Comunità.

Nessun Ente è riuscito a quantificare con certezza i due cancri, ma, da diverse parti, le stime viaggiano intorno a cento miliardi cadauno. Cifre imponenti che non dovrebbero far dormire i ministri e i dirigenti preposti a contrastarli.
L’Agenzia nazionale anticorruzione (Anac) ha accentuato le sue capacità di controllo perché ha una nuova banca dati centrale e quindi riesce a monitorare gli appalti.


Sono proprio gli appalti la materia in cui vi è più corruzione, perché consentono di gonfiare i prezzi delle forniture di beni e servizi, dalle cui pieghe esce la “cagnotte”.
Non si capisce perché in tutte le stazioni appaltanti non venga inserito un ufficiale della Guardia di Finanza (di solito competente) per intervenire prima e non dopo.

La questione è tutta qui: bisogna prevenire la corruzione, perché scoprirla a posteriori è piuttosto difficile e comunque il danno ormai è stato fatto.

La spesa pubblica in questi ultimi anni si è allargata sempre di più, con la conseguenza che le occasioni (per fare l’uomo ladro) si sono moltiplicate.
Le forniture di beni e servizi a tutte le Pubbliche amministrazioni ammontano a centinaia di miliardi, per cui le tentazioni sono aumentate.

Le tangenti vengono pagate spesso in natura, ma quando si concretizzano in danaro contante, risulta incomprensibile come esso possa sfuggire al controllo delle banche, che hanno l’obbligo di segnalare tutte le operazioni sospette alle autorità competenti.
Come è incomprensibile non avere ancora eliminato le banconote da euro cinquecento.

Il Presidente della Commissione antimafia nazionale, Nicola Morra, qualche mese fa, ha avvertito che anche nelle Prefetture e nei Ministeri si annida la criminalità e, con essa, la corruzione.
Si tratta di un’osservazione banale perché è evidente che, se da un canto vi sono imprenditori che pagano le tangenti, dall’altro vi sono burocrati che le intascano. Basta seguire la via del danaro – come sostenevano prima il generale Dalla Chiesa e poi il giudice Giovanni Falcone – per scoprire dove esso porta e tutte le malefatte che stanno dietro.


La corruzione, fra l’altro, crea un forte danno di mercato perché non consente un’obiettiva concorrenza che fa prevalere i fornitori migliori su quelli peggiori.

Una delle ipotesi su cui stanno lavorando i Pubblici ministeri di Roma per peculato e abuso d’ufficio, riguarda le famose mascherine che l’allora Commissario straordinario per l’emergenza Covid, Domenico Arcuri, acquistò per ben 1,2 miliardi, pagando una commissione di ben 60 milioni.


La sanità quest’anno costa 122 miliardi, una cifra in linea con la media europea. Quindi coloro che lamentano uno scarso finanziamento del settore, dovrebbero ricredersi. Immaginate quanta potenziale corruzione vi è, tenuto conto delle edificazioni, delle ristrutturazioni, delle manutenzioni e delle forniture di beni e servizi, nonché dei farmaci. Sanità che ospita medici e infermieri (una minoranza) che certificano falsi invalidi, malattie inesistenti, finti poveri ed altri. Solo questo versante ha comportato una sottrazione alle casse dello Stato di ben 15 miliardi in due anni.

Veniamo all’evasione, ripetiamo, stimata in circa 100 miliardi. È un fatto incomprensibile perché ormai, con i conti bancari e i conti titoli accessibili dalla Guardia di Finanza e dagli investigatori, gli incroci con i redditi dichiarati dovrebbero essere automatici e quindi l’emersione di quei redditi nascosti, che però vengono svelati dai movimenti di denaro.

L’Agenzia delle Entrate e la Guardia di Finanza stanno affinando le loro armi. Ci dobbiamo augurare che i prossimi risultati diano loro ragione.