Corruzione, ordinanza contro dipendenti Cas e appaltatore - QdS

Corruzione, ordinanza contro dipendenti Cas e appaltatore

redazione web

Corruzione, ordinanza contro dipendenti Cas e appaltatore

venerdì 26 Giugno 2020

L'inchiesta della Procura di Messina. Domiciliari per un funzionario del Consorzio autostrade siciliano. Un altro sospeso e restrizioni per un imprenditore milanese. I tre accusati di turbativa d'asta e truffa per appalti considerati truccati

Corruzione, falsità ideologiche, turbativa d’asta, truffe: sono i reati contestati dalla Procura di Messina, diretta dal Procuratore Maurizio De Lucia, nei confronti di tre persone coinvolte in una indagine della Dia peloritana su illeciti nell’aggiudicazione di appalti per opere relative alla sicurezza della rete viaria gestita dal Consorzio per le Autostrade Siciliane.

L’inchiesta, denominata “Fuori dal Tunnel”, ha portato alla notifica di tre misure cautelari nei confronti di due funzionari dell’ente e di un imprenditore milanese. Nell’inchiesta sono coinvolti anche altri cinque imprenditori.

Ai domiciliari è finito l’ingegnere Angelo Puccia, sessantenne funzionario del Consorzio Autostrade Siciliane, attualmente anche consigliere comunale di Castelbuono (Palermo).

La sospensione dai pubblici uffici è stata notificata all’ingegnere Alfonso Edoardo Schepisi, 68enne, anche lui funzionario del Cas, mentre all’imprenditore milanese Fabrizio Notari, 62enne, rappresentante legale della Notari Luigi spa, è stato notificato il divieto temporaneo di contrattare con la pubblica amministrazione.

I tre, come detto, sono accusati a vario titolo di corruzione, falso ideologico commesso da pubblico ufficiale in atto pubblico, turbativa d’asta, tentata truffa aggravata in concorso, induzione indebita a dare o promettere utilità.

A finire sotto la lente di ingrandimento dei magistrati e degli investigatori sono stati alcuni appalti per i lavori effettuati negli ultimi anni lungo il tratto autostradale di competenza del Consorzio autostrade siciliano (Cas) (A/20 Messina-Palermo e A/18 Messina-Catania), asse viario, che, come ha fatto rilevare il gip nell’ordinanza cautelare, è “già drammaticamente e notoriamente afflitto da gravi carenze strutturali” e lungo il quale frequenti sono stati gli incidenti, anche mortali.

Emblematico il caso degli appalti per i “lavori di messa in sicurezza” delle gallerie “Tindari” e “Capo d’Orlando”, lungo la A/20 Messina-Palermo.

Si tratta di lavori – dall’importo complessivo a base d’asta, di circa venticinque milioni di euro – aggiudicati nell’anno 2015 all’Associazione temporanea d’impresa tra Luigi Notari spa e Costruzioni Bruno Teodoro spa, ditta in cui lavoravano familiari e persone vicine ai due funzionari indagati.

Per gli inquirenti le assunzioni sarebbero state funzionali all’aggiudicazione dell’appalto.

Dall’inchiesta è emerso che, per quanto l’offerta dell’Ati Notari-Brino fosse stata considerata dalla commissione di gara “anormalmente bassa”, Puccia, sulla base di una relazione presentata da Schepisi, attestò che “l’offerta presentata” fosse “attendibile e affidabile” e che “le giustificazioni documentate” fossero “sufficienti a escludere l’incongruità dell’offerta”.

Gravi irregolarità sono emerse anche con riguardo alla realizzazione di un importante sistema di sicurezza delle gallerie, ritenuto dalla legge indispensabile per garantire l’incolumità degli utenti.

Schepisi, con l’avallo di Puccia, avrebbe preparato la documentazione finalizzata a percepire indebitamente gli incentivi previsti dal Consorzio per i progettisti.

La somma, che ammontava a quarantasettemila euro, non sarebbe stata intascata solo per alcune irregolarità formali.

Gli altri episodi contestati si sarebbero verificati in tempi più recenti, nell’ambito dei lavori “di ripristino” dell’asfalto drenante” del viadotto Calamo, lungo la A/20.

Gli inquirenti, infine, hanno individuato irregolarità anche nei lavori fatti per la riapertura della galleria Sant’Alessio, sull’autostrada A/18 ME-CT, opera in cui Puccia aveva fatto il direttore dei lavori.

Piuttosto che preoccuparsi della corretta realizzazione delle opere l’ingegnere avrebbe utilizzato il proprio ruolo, scrive il Gip, per “propiziare l’assunzione di un suo uomo di fiducia” nei cantieri del subappaltatore.

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